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NBA Finals Preview: Toronto Raptors vs Golden State Warriors

Le condizioni di Kevin Durant rimangono la grande incognita, ma è solo uno dei tanti temi della serie, tra la difesa sugli Splash Brothers e come i Golden State Warriors cercheranno di togliere dalla partita il supporting cast di Kawhi Leonard.

“The Road Ends Here” è la frase che solitamente appare sul campo delle Final Four NCAA, ma in questo caso rispecchia perfettamente anche la sfida in questione: il significato non si rifà esclusivamente alle NBA Finals come ultimo atto della stagione tra le due squadra vincitrici delle rispettive Conference, ma come la fine del viaggio che vede probabilmente concludersi il ciclo di questi due roster, quello della Baia in particolare.

Da una parte ci sono i Toronto Raptors, alla loro prima finale della storia, che giocano per il titolo e per convincere Kawhi Leonard a rifirmare in Canada durante la prossima free agency (in settimana si sono rifatte sotto le voci che parlano già di contatti tra lui e LeBron James per andare a giocare nella città degli angeli) . Oltre all’ex Spurs sono in scadenza anche Danny Green e Marc Gasol (player option).

Il ciclo che potrebbe davvero essere arrivato alla fine è invece quello dei Golden State Warriors di Steve Kerr; dopo queste Finals in estate scadranno i contratti di Klay Thompson, Kevin Durant e dell’ultimo arrivato DeMarcus Cousins, con l’impossibilità da parte della franchigia di rifirmarli tutti. Se per il primo la variabile sembra semplicemente essere quella economica (il giocatore rimarrrebbe solo con un massimo salariale), per KD il discorso è diverso, con il suo futuro che sembra essere lontano dalla Baia. Inoltre anche dal punto di vista cittadino sarà l’ultima serie che gli Warriors giocheranno ad Oakland, abbandonando dopo 40 anni la città per trasferirsi a San Francisco nel nuovo Chase Center, che verrà inaugurato il 5 ottobre con la partita di preseason contro i Los Angeles Lakers.

Saranno sicuramente delle Finals diverse rispetto al solito: per la prima volta dal 2011 non troveremo LeBron James a contendersi il titolo NBA come rappresentate della Eastern Conference, mentre i Golden State Warriors si troveranno di fronte a una novità rispetto alle precedenti quattro finali giocate nell’era Kerr, e cioè giocare l’eventuale ultimo atto della stagione con il fattore campo a sfavore.

Le due squadre arrivano da delle finali di Conference completamente diverse: Curry e compagni hanno avuto la meglio dei Portland Trail Blazers in quattro partite, nonostante un paio di gare in cui hanno dovuto faticare in rimonta, diventando la prima squadra dai Boston Celtics negli anni ’50/’60 ad arrivare alla Finals per 5 anni consecutivi, mentre i Raptors arrivano dalla battaglia contro i Milwaukee Bucks, cominciata con due sconfitte e finita con un filotto di quattro vittorie che hanno ridato fiducia a diversi giocatori che fino a quel momento erano stati piuttosto assenti in questi Playoff.

Precedenti stagionali

I precedenti stagionali, giocati a distanza ravvicinata di due settimane a cavallo tra novembre e dicembre, recitano 2-0 Toronto Raptors, con le partite che hanno avuto due andamenti completamente diversi.
La prima sfida tra le due squadre è andato in scena alla Scotiabank Arena di Toronto, ed è stata una partita estremamente equilibrata conclusasi con la vittoria dei canadesi 131-128 solamente dopo un overtime. Kevin Durant (stante anche l’assenza di Stephen Curry) fu il vero mattatore di quella partita, tenendo a galla i suoi grazie a 51 punti totali e il canestro che mandò la partita all’overtime. Per i Raptors si trattò invece di una grande prova corale in attacco, con 6 uomini in doppia cifra (Leonard 37) e il 40% di squadra da oltre l’arco.

La partita di “ritorno” ha avuto invece un andamento diverso, con la squadra di Nick Nurse che, nonostante l’assenza di Kawhi Leonard out per via della back-to-back restriction, chiuse la pratica piuttosto facilmente nel primo tempo per poi controllare per i rimanenti 24 minuti di gioco, sfruttando il grande apporto di tutti i giocatori della panchina e la serata no al tiro della squadra di Steve Kerr (4/20 da 3 per i Big 4).

Chiavi tattiche

Non è tattica, ma inutile dire che la chiave principale di queste Finals sarà la condizione fisica di Kevin Durant (e di DeMarcus Cousins, 50% di possibilità di vederlo in Gara 1, a cui però gli Warriors hanno sopperito per lunga parte della stagione e potrebbe rendere alcuni quintetti della squadra di Kerr più tradizionali e difendibili): il due volte MVP delle Finals è stato dichiarato out per Gara 1 e le sue condizioni sembrano preoccupare lo staff dei Golden State Warriors, che non è neanche sicuro se portarlo o meno in Canada con la squadra. È vero che fino a questo momento la squadra di Steve Kerr, grazie anche a uno Stephen Curry in versione 2015/2016, sono riusciti a sopperire alla sua assenza, ma a lungo andare, in una serie di finale contro una squadra così difensivamente preparata, la sua assenza potrebbe farsi sentire.

Il 2-0 in stagione non deve sicuramente fuorviare e far affrettare alcuna conclusione riguardante al confronto tra le due squadre, gli Warriors rimangono anche senza Durant la squadra più forte. Sicuramente però i Raptors hanno le armi per mettere in difficoltà i campioni NBA in carica, sopratutto nella metà campo difensiva.

Come prima cosa, se fino a questo momento nessuna squadra tra Los Angeles Clippers, Houston Rockets e Portland Trail Blazers poteva disporre di un numero accettabile di difensori sul perimetro, Toronto può sicuramente avere i giocatori spendibili per la causa. Nonostante l’incognita sul suo rientro, per la prima volta Kevin Durant potrebbe trovarsi di fronte a uno dei 2/3 difensori in grado di poterlo limitare, e cioè Kawhi Leonard (cosa che fece già molto bene ai tempi di San Antonio nelle serie contro OKC e nella prima gara contro GSW nel 2017, prima dell’intervento killer di Pachulia sulla sua caviglia).

Fermo restando che un KD in giornata di grazia non si ferma, questa è la difesa che può mettere sul campo “The Klaw”.

Inoltre il ritorno di OG Anunoby (intorno a Gara 3) e la versatilità di Pascal Siakam potrebbero venire altrettanto utili per creare un minimo di staffetta nel marcare il #35 in queste Finals.

Nella propria metà campo Kyle Lowry e Danny Green  saranno impegnati a tempo pieno nell’inseguimento, vicino e lontano dalla palla, di Stephen Curry e Klay Thompson (con l’aiuto di Marc Gasol sui pick and roll) e dell’altra parte dovranno essere bravi a sfruttare i tiri aperti che Leonard è in grado di procurargli; in particolare il prodotto di North Carolina dovrà assolutamente ritrovare la mira da oltre l’arco (31% nei Playoff, 4/23 nella serie contro i Bucks e 15 minuti di media nelle ultime due partite della serie), cosa che gli permetterebbe di avere più spazio in campo senza costringere Nurse a concedere troppi minuti a Fred Vanvleet. Il canadese dalla nascita del figlio tra Gara 3 e Gara 4 delle Finali di Conference viaggia a medie stratosferiche (16 punti con 3 assist e  tirando 14/17 da tre punti), ma in difesa a lungo andare potrebbe essere difficilmente spendibile se accoppiato troppi minuti con death lineup degli Warriors.

L’apporto delle panchine risulterà come sempre fondamentale: quella dei Toronto Raptors dal punto di vista del talento e della profondità è sicuramente migliore (da verificare se sarà quella vista durante la serie contro i Sixers e inizio Bucks che faticava a stare in campo o quella che ha contribuito poi a vincere l’ultima serie), ma in queste situazioni certi palcoscenici conta anche averli già assaggiati, e i vari Livingston, Looney potrebbero riservare delle sorprese (già nella serie contro Portland il loro apporto è stato molto superiore alla stagione regolare).

Su Kawhi Leonard l’indiziato n°1 ad occuparsene è sicuramente Andre Iguodala, lo specialista difensivo principe delle Finals, che in questi Playoff ha già annullato Damian Lillard nelle finali di Conference (senza dimenticare il suo lavoro in questi anni contro LeBron James).

La difesa decisiva di Iggy in Gara 2 contro Damian Lillard.

Su di lui però Steve Kerr può alternare altri difensori di altissimo livello: Klay Thompson, Kevin Durant (quando tornerà) e Draymond Green. L’idea degli Warriors, avendo difensori di così alto livello sul miglior giocatore avversario, potrebbe essere quella di limitare i raddoppi, fatti arrivare per esempio da Mike Budenholzer, per evitare di far entrare in partita il supporting cast, servito alla perfezione nelle ultime partite da Kawhi Leonard (8 assist di media nelle ultime due partite decisive contro Milwaukee, da cui sono arrivate 11 triple aperte per i compagni).

In attacco invece Kerr probabilmente cercherà di utilizzare per più tempo possibile i propri quintetti piccoli in maniera da rendere più difficile l’utilizzo in campo da parte di Marc Gasol, fondamentale in difesa nelle ultime due serie.

Players to watch

Continuiamo a tenere Durant come punto interrogativo, senza includerlo quindi tra i giocatori più importanti della serie nonostante per ora la certezza della sua assenza sia limitata solamente a Gara 1.

Senza il prodotto di Texas inutile nascondere che molto del destino dei Golden State Warriors passerà dal rendimento dello zoccolo duro della squadra: il folletto di Davidson da Gara 6 contro gli Houston Rockets ha tenuto un rendimento fenomenale, andando sempre sopra i 30 punti realizzati (36 di media) e segnando 6 triple a partita.

Klay Thompson non è stato da meno (23 punti di media), ma chi ha alzato parecchio il proprio rendimento dopo una stagione sonnecchiante (7.3 punti di media, la peggiore da 5 anni) è Draymond Green, che nonostante i problemi al tiro da tre punti (solo il 20%) è tornato a essere il fulcro degli Warriors sia in attacco che in difesa (13 punti, 9.4 rimbalzi e 7.8 assist di media nei Playoff, 15/13/8 senza Durant con anche 2.5 stoppate e 2 palle rubate).

In casa Toronto Raptors l’indiziato è uno e uno soltanto: Kawhi Leonard sta giocando dei Playoff da assoluto MVP e ha tenuto in piedi l’attacco di Nick Nurse per diverse partite, sopratutto nella serie contro i Philadelphia 76ers vinta grazie a questa sua prodezza di cui forse avete sentito parlare.

In questo momento le cifre con cui il nativo di Riverside si affaccia alle Finals dicono 31.2 punti, 8.8 rimbalzi e 3.8 assist di media, tirando con il 50% dal campo e il 38% da tre.

Inoltre l’ex San Antonio Spurs è anche il miglior difensore della squadra, e nella serie contro Milwaukee, nei possessi in cui si sono affrontati, ha completamente annullato Giannis Antetokounmpo, come nessuno in questa stagione.

Attenzione però anche al supporting cast intorno alla stella dei canadesi: oltre al già citato Vanvleet, Kyle Lowry sembra aver superato lo spauracchio Playoff e nella serie contro i Bucks ha chiuso a 19 di media, 5.5 rimbalzi, 5 assist e il 45% da tre punti, mentre Paskal Siakam si è confermato in questi Playoff come secondo violino della squadra (23.7 di USG% secondo solo a Leonard), anche se probabilmente verrà continuamente sfidato al tiro da tre punti (29% nella post-season).

Pronostico

Il ritorno di Kevin Durant è una discriminante fondamentale per l’esito di queste Finals, e su questo non ci piove; i Toronto Raptors per provare ad avere delle possibilità in una serie che inevitabilmente li vede sfavoriti devono cercare di portarsi a casa le prime due partite casalinghe, per non rischiare di ritrovarsi nella Baia con il fattore campo ribaltato e un Kevin Durant in più di cui doversi occupare.

Ciò nonostante, vista anche l’abitudine a questo tipo di partite, la squadra di Steve Kerr rimane favorita per la vittoria del terzo titolo consecutivo: una vittoria esterna in territorio canadese porterebbe Golden State in vantaggio nella serie con la possibilità di chiudere la pratica in 6 partite davanti al proprio pubblico.

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