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NBA, Julius Randle sulla reazione di Kobe quando gli chiese di tirare alla sua ultima partita

L’aneddoto risale all’ultima partita NBA di Kobe contro gli Utah Jazz

A distanza di quattro anni dall’ultima partita di Kobe Bryant in NBA, gli aneddoti sul Black Mamba non sembrano finire mai. L’ultimo, in ordine cronologico, è stato svelato nelle scorse ore da Julius Randle, suo compagno di squadra ai Los Angeles Lakers. Il 13 aprile 2016, contro gli Utah Jazz, Kobe ha salutato la lega mettendo a referto 60 punti (22 su 50 dal campo) in 42 minuti di gioco trascinando i californiani alla vittoria negli ultimi secondi. Ebbene, in campo c’era anche lo stesso Randle il quale ha terminato il match con due punti in 9 minuti di permanenza sul parquet.

Intervistato da JJ Redick durante l’ultima puntata del suo podcast “The Old Man & the Three”, l’attuale giocatore dei New York Knicks ha svelato la reazione di Kobe quando gli chiese di poter tirare almeno una volta durante la gara contro Utah:

“I suoi 50 tiri erano programmati? Non ha avuto bisogno di dirlo. Ne avevamo parlato tra noi giocatori e pensavamo: ‘si prenderà tutti i tiri’. Lo sapevamo e gli avremmo passato la palla sempre. […] Se guardi la partita, probabilmente segnò qualcosa come due dei primi quindici tiri, quindi eravamo preoccupati. Poi accese l’interruttore e fu una delle poche volte in quella stagione in cui assistetti al ritorno del vero Black Mamba. Ero impazzito, aveva un’energia, una presenza, quella smorfia con i denti stretti. In occasione di una rimessa mi passò la palla e a quel punto pensai di tirare. Mi squadrò e disse: ‘Vuoi che tutti in quest’arena ti fischino? Passami quella dannata palla.’ Gli diedi ragione Dopo la partita ci disse: ‘Siete fortunati che mi sto ritirando perché se fossi all’apice della carriera dovreste fare così [passarmi la palla] ogni singola sera’. Sono stato fortunato ad aver giocato con lui. Per me ha avuto un significato speciale. Il solo fatto di aver giocato con il 24 in quel periodo fu fantastico. Per ogni domanda – letteralmente ogni domanda – era un libro aperto”

 

 

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