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I 2 giorni di LeBron James: dalle incomprensioni con i Bucks all’ok per tornare a giocare

Dalle incomprensioni con George Hill per una mancanza di un piano condiviso, al suo abbandono del primo meeting fino al cambio di idea di giovedì sera

Certamente un periodo non facile quello di LeBron James all’interno della bolla. Gli ultimi avvenimenti hanno messo sotto la lente d’ingrandimento ogni pensiero e comportamento della stella dei Los Angeles Lakers. Inevitabile per lui essere circondato da tutte le attenzione di media e tifosi. È il volto della NBA e, in qualche modo, rappresenta una guida anche fuori dal parquet. Ogni sua opinione è automaticamente distribuita su tutta la popolazione mondiale. Così ecco che c’è stata la possibilità di ricostruire tutti i passi di LeBron in questi 2 giorni di totale confusione, partendo dal boicottaggio dei Milwaukee Bucks durante la serata di mercoledì, fino agli accesi meeting tra giocatori. Andiamo, però, con ordine.

Dopo la scelta estemporanea di Milwaukee di non scendere in campo, i giocatori hanno indetto un meeting improvviso durante la notte tra mercoledì e giovedì. Ebbene, molti giocatori NBA – tra cui lo stesso LeBron James – sono stati segnalati come ‘infastiditi’ e colti alla sprovvista dalla decisione dei Milwaukee Bucks di non giocare la partita contro gli Orlando Magic.

Il rifiuto dei Bucks di giocare – dopo le scorie lasciate dalla sparatoria della polizia di Jacob Blake a Kenosha, nel Wisconsin – ha portato al rinvio di molte altre partite di playoff tra mercoledì, giovedì e venerdì. Gli atleti impregnati nelle altre serie di postseason si sono sentiti in qualche modo obbligati a non giocare a causa dei Bucks i quali non hanno avvisato per tempo i propri colleghi nella redazione di un piano d’azione organizzato. Secondo quanto riferito, James (insieme ad altri giocatori, ndr) ha discusso l’argomento con George Hill, il quale è stato una figura centrale nella decisione di Milwaukee di non giocare. James è stato indicato come “frustrato” nei confronti di Hill perché non c’è stata l’intenzione di condividere un piano coordinato su larga scala.

Udonis Haslem, sempre durante il meeting straordinario di mercoledì notte, ha preso successivamente la parola dicendo ad Hill che era irresponsabile suggerire ai giocatori di lasciare il campus poiché all’interno della bolla sono presenti anche diversi giovani ragazzi che non hanno la sicurezza finanziaria per smettere di fare il proprio lavoro. A quel punto Haslem avrebbe chiesto a James cosa intendesse fare come volto della lega. LeBron avrebbe quindi detto ai giocatori:

“Siamo fuori”

Subito dopo, la stella gialloviola è uscita dalla stanza insieme ai suoi compagni di squadra dei Los Angeles Lakers (ma non Dwight Howard, ndr) ed alcuni membri dei Los Angeles Clippers.

La notte sembra quindi aver portato consiglio allo stesso LeBron, il quale durante il successivo meeting del giovedì, non si è schierato contro la ripartenza dei Playoff NBA, ma ha chiesto a gran voce l’intervento degli owner delle franchigie NBA per fare di più nell’aiutare la comunità nera e mettere a disposizione più risorse per combattere il razzismo sistemico. A quanto pare i proprietari hanno promesso di farlo.

Per LeBron è quindi tempo di tornare in campo e lo farà questa notte, alle 3.00 italiane, contro i Portland Trail Blazers. I gialloviola sono avanti 3-1 nella serie, vicini alla qualificazione per il secondo turno.

 

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