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NBA, nessun accordo sull’abbassamento dell’età minima al Draft NBA

Stallo fra NBA e NBPA: ancora nessuna intesa fra le parti per abbassare l’età minima a partire dal Draft 2022, eliminando così la one-and-done rule

Una delle principali riforme che il commissioner Adam Silver non è ancora riuscito ad attuare è l’eliminazione della one-and-done rule, ovvero la regola – istituita nel 2005 dal precedente commissioner David Stern – che stabilisce un anno di College obbligatorio per tutti i prospetti in uscita dalle High School o, in alternativa, che fissa a 19 il limite di età minima consentito ai giocatori che vogliono rendersi eleggibili per il Draft NBA.

Negli anni immediatamente precedenti all’istituzione di questa regola, diversi atleti si erano resi eleggibili direttamente dalla High School: fra questi i più noti sono stati LeBron James, Kobe Bryant e Kevin Garnett. Ma non tutte le sensazioni pre-collegiali hanno avuto lo stesso roseo futuro: giocatori come Kwame Brown, Sebastian Telfair e Andrew Bynum sono stati relegati ai margini della Lega per problemi di attitudine o fisici.

È proprio questo il motivo dello stallo fra NBA e NBPA – l’associazione dei giocatori della NBA – sulla trattativa che riguarda l’abbassamento dell’età minima per partecipare al Draft NBA, a partire dal 2022. Da una parte (la NBPA) vuole far tramontare l’era di questa regola, poiché ritenuta sostanzialmente dannosa: i giocatori non interessati al conseguimento di una laurea rimangono un solo anno al College, ritardando di un anno il loro arrivo nella Lega e sostenendo ingenti costi per pagare le tasse, poiché non tutte le famiglie dei giocatori hanno sufficienti risorse finanziarie. Inoltre, gli scandali NCAA degli ultimi anni hanno messo in cattiva luce l’intero sistema.

Dall’altra parte, invece, i GM NBA non sarebbero pronti a un cambiamento di tale portata, principalmente per il problema della reperibilità delle informazioni. Dei giocatori in uscita dalla High School si conosce meno rispetto a quello che si può ottenere dall’organizzazione NCAA, ritenuta fonte più attendibile. Investire su un prospetto pre-collegiale senza avere sufficienti informazioni su passati trascorsi medici o generalmente parlando senza avere presente la predisposizione agli infortuni di un giocatore, potrebbe essere un prezzo ritenuto troppo alto per i dirigenti delle franchigie NBA in sede di Draft, soprattutto se si tratta di una scelta molto alta.

“Stiamo investendo milioni di dollari su giocatori che sono ancora prospetti. Sui giocatori in uscita dalla high school avremmo ancora meno informazioni precise, e credo che abbiamo tutto il diritto di avere qualsiasi informazione disponibile su chi stiamo selezionando” ha dichiarato un GM della NBA che vuole restare anonimo, secondo ESPN.

 

 

Non sono comunque da escludere strade alternative all’eliminazione della one-and-done rule. Ad esempio, la G League ha istituito una nuova forma contrattuale, ovvero il Select Contract, che offre ai giocatori migliori in uscita dalle High School uno stipendio di 125.000 dollari e la possibilità di misurarsi con giocatori professionisti, senza passare per l’NCAA e il basket collegiale, anche nel tentativo di dare sempre maggiore luce al campionato di sviluppo della NBA.

 

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