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Central Division

NBA Season Preview: Central Division

I livelli di forza di questa Division hanno rischiato di essere completamente stravolti dalle notizie di mercato. Il rinnovo di Giannis ha però confermato che la Central Division resta di proprietà dei Bucks

Una contender, una squadra alla ricerca della propria identità e altre tre che navigano a vista. Così si potrebbe riassumere, in maniera molto concisa, ciò che ci si aspetta dalle cinque squadre componenti la Central Division. A leggere i nomi ci si rende conto che, risultati alla mano, solo due di queste cinque franchigie hanno avuto una certa costanza di rendimento nelle ultime stagioni.
I Milwaukee Bucks hanno tremato all’idea di perdere Giannis Antetokounmpo, imprescindibile trascinatore della squadra. Il due volte MVP aveva infatti, nemmeno troppo velatamente, espresso il suo malcontento per un’altra uscita troppo prematura ai Playoff. Invece, forse un po’ a sorpresa, i Bucks sono riusciti a rifirmare il greco a suon di milioni, che ha ottenuto l’estensione contrattuale più ricca della storia della lega.
Indiana riparte invece senza una delle proprie certezze: Nate McMillan. L’allenatore che tanto aveva fatto bene nelle ultime stagioni è stato allontanato dalla proprietà, con una delle mosse più inattese di questa offseason.
Detroit e Chicago sono lì a tentare di raggiungere i Playoff, con alterne fortune, ormai da diverse stagioni. I Pistons ce l’hanno fatta, un paio di stagioni fa, solo per poi farsi distruggere da Milwaukee. Per i Bulls invece la postseason è solo un ricordo lontano, anche se a livello dirigenziale qualcosa è cambiato. Capitolo a parte i Cavs che, come dopo il primo addio di quello col 23, si sono ritrovati nella solita spirale di incertezza, sconfitte e improvvisazione.

Cleveland Cavaliers

Se qualcuno si aspettava che nell’Ohio avessero imparato la lezione, dopo la Decision del 2010, probabilmente sarà rimasto deluso. Il secondo addio di LeBron James, accasatosi definitivamente ai Los Angeles Lakers, ha fatto precipitare nuovamente i Cavaliers nella spirale di mediocrità che ha caratterizzato gran parte della storia della franchigia. A Cleveland si può concedere qualche attenuante: il mercato della città soprannominata “the Mistake on the lake” non è certo paragonabile ad altri presenti in NBA e perdere il giocatore più decisivo degli ultimi 15 anni lascerebbe molti, se non tutti, a gambe all’aria.
La notizia più rilevante della offseason dei Cavs è stato il rinnovo di Andre Drummond. L’ex Pistons ha sfruttato la player-option a sua disposizione, quando la gran parte degli addetti ai lavori si aspettava invece che Drummond testasse la free agency e si mettesse alla ricerca di una squadra in grado di poter competere per risultati migliori. Probabile che, nell’ottica del giocatore, abbia influito molto il particolare momento d’incertezza attraversato dalla lega. Lasciare sul tavolo 28.7 milioni di dollari farebbe pensare due volte chiunque: Drummond non è stato da meno e ha preferito la sicurezza e la garanzia di un contratto importante, per ritentare la fortuna in free agency tra qualche mese.
A Cleveland è rimasto Kevin Love, un altro con delle mani che meriterebbero ben altri palcoscenici. Gli oltre 30$ milioni garantiti dai Cavaliers sono però un ostacolo non indifferente per eventuali squadre interessate ad una trade. Così i Cavs si ritroveranno ad affrontare la prossima annata, l’ennesima di rebuilding, nell’insolita situazione di dover puntare sui giovani ma con delle stelle a roster, gruppo che sarà gestito da un nome mistico, quello di JB Bickerstaff, una garanzia sulla panchina quando si tratta di squadre che poco hanno da chiedere in termini di vittorie.
Dal mercato sono arrivate conferme e nomi d’esperienza: ha rifirmato Matthew Dellavedova, ormai vera e propria icona della squadra dell’Ohio. È arrivato anche, e soprattutto, Javale McGee, in un gruppo che ha così preso, ad honorem, il titolo di squadra meme. Per allungare la rotazione è stato firmato anche Damyean Dotson, onesto mestierante giunto da New York City.
Le perdite sono state però sanguinose, almeno a livello sentimentale. Ha salutato Tristan Thompson, protagonista dell’eroica cavalcata al titolo del 2016, che ha deciso di migrare verso lidi più floridi in quel di Boston, squadra alla ricerca disperata di un lungo di livello.
I Cavs si apprestano quindi ad affrontare l’annata 2020-2021 con l’obiettivo di, quantomeno, migliorare il record di 19 vittorie e 46 sconfitte pre-stop alla stagione 2019-2020. Tutte le speranze sono riposte nei giovani. In attesa di scoprire Isaac Okoro, scelto alla 5 dell’ultimo Draft, i si aspetta un ulteriore step di crescita da Collin Sexton, ancora troppo acerbo nonostante lampi di talento ineccepibili. Ma la vera e propria scintilla per un futuro migliore potrebbe essere rappresentata dalla quinta scelta al Draft 2019, quel Darius Garland che si appresta ad iniziare la sua seconda stagione in NBA. A detta del compagno di squadra Larry Nance Jr, Garland ha letteralmente mangiato in testa a chiunque durante la preparazione. L’ex giocatore di Vanderbilt avrà la forza per caricarsi sulle spalle un’intera franchigia e rimetterla sulla mappa?

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