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NBA, Dennis Rodman difende “The Last Dance” dalle accuse

Dennis Rodman è contento del prodotto finale e dunque vuole difenderlo

Con la conclusione della serie The Last Dance sono sorti molti pareri contrastanti, non solo tra giornalisti e tifosi, ma anche tra i giocatori della NBA e i protagonisti stessi delle dieci puntate.

Scottie Pippen, per esempio, è rimasto parecchio infastidito da alcuni passaggi che lo hanno ritratto come protagonista. Per non parlare di Horace Grant, che avrebbe definito il documentario 90% BS – abbreviativo di bullshit.

Tra i tanti scontenti che accusano il prodotto del regista Jason Hehir, c’è anche chi evidenzia gli aspetti positivi. Dennis Rodman, infatti, ha chiarito subito la sua posizione, dichiarando di non avere nulla in contrario a come è stata realizzata la serie e alle modalità con cui sono stati “ritratti” i protagonisti dei Chicago Bulls.

In un’ intervista nel programma Good Morning Britain il numero 91 dei Bulls ha dichiarato:

“I giocatori erano un po’ arrabbiati perché sentivano che Michael li stava gettando sotto il bus: ‘Ragazzi, non stavate facendo quello che voglio che facciate, io sono il più grande, sono determinato a vincere qualunque cosa’.

Michael parla sempre della squadra, i miei compagni di squadra. Mentalmente non penso che fossero abbastanza forti da gestirlo. Phil Jackson è un allenatore rilassato ma Michael è più tipo ‘Vado a vedermi diventare famoso’. A me chiaramente non importava perché ero già famoso.”

Dunque Rodman ritiene che i suoi ex compagni di squadra non sono abbastanza forti mentalmente per sostenere le critiche di Jordan e della serie tv. Inoltre proprio perché questa ha dato loro gloria e rilevanza di aspetti negativi e positivi, non dovrebbero essere così irritati.

L’ex Bulls a poi aggiunto che non è stato minimamente influenzato da tutti questi aspetti e che il suo punto di vista sui fatti accaduti non è mai cambiato.

D’altra parte Rodman non ha passato la sua intera carriera a Chicago. Ha trascorso anni in altre franchigie che lo hanno reso famoso già prima di passare al fianco di Michael Jordan. Come per esempio ai Detroit Pistons, dove ha vinto ben due titoli con i Bad Boys.

 

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