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NBA, Butler sulla sua partenza da Minnesota

La stella dei Philadelphia 76ers Jimmy Butler ha spiegato i motivi per cui ha voluto lasciare Minnesota e come, secondo lui, si sia comportato correttamente nei confronti dei T’Wolves

A poco più di un mese dal suo arrivo ai Philadelphia 76ers, Jimmy Butler ha parlato di Minnesota e ha spiegato di non avere rimpianti per il (malo) modo in cui lui e i Timberwolves si sono lasciati.

In un’intervista per Cly Skipper del GQ, infatti, il 29enne ha raccontato:

“Io penso di aver fatto tutto nel modo giusto. Davvero lo penso. Per esempio, non sono affatto andato in mezzo ai media a dire cose “fuori dalla norma”. Non ho nemmeno parlato ai media. Io e (Rachel Nichols di ESPN) abbiamo avuto quell’intevista, programmata 3 settimane prima. E io non voglio nemmeno entrare nei dettagli dell’intera faccenda. Ma nessuno avrebbe mai saputo cosa avevo detto durante gli allenamenti, o niente di tutto ciò, se qualcuno non l’avesse raccontato ai media. E non l’ho raccontato io.”

Sebbene Butler sia convinto di essersi comportato correttamente, molti altri potrebbero avere dei dubbi a riguardo. Prima di riuscire a essere, come da sua rischiesta, scambiato dai T’Wolves, infatti, ci sono volute diverse settimane, nelle quali il giocatore non si è risparmiato nei confronti dei compagni e dello staff.

Come racconta Adrian Wojnarowski di ESPN, infatti, sembra che durante un allenamento a ottobre, Butler abbia urlato a Scott Layden, general manager di Minnesota:

“Tu hai fo***tamente bisogno di me, Scott. Non potete vincere senza di me.”

Nei giorni successivi, inoltre, a quanto riporta Chris Haynes di Yahoo Sports, il 4 volte All-Star avrebbe definito Karl-Anthony Towns e Andrew Wiggins dei “molli”.

Al di là della correttezza o meno dei suoi comportamenti, la strategia in ogni caso sembra aver funzionato. Butler, infatti, non solo ha ottenuto lo scambio, ma è approdato in una delle squadre più competitive della lega (specialmente in vista delle prossime stagioni).

Nella stessa intervista per GQ, il giocatore ha anche spiegato i motivi per i quali era insoddisfatto a Minnesota, che ora è probabilmente uno dei team più disfunzionali dell’intera NBA.

“Mettiamola così: ci sono alcune cose che potevano accadere, di cui avevamo parlato e che, alla fine, mi è sembrato che mi fosse stata detta una cosa ma fosse successo tutt’altro. E mi fermerò qui. Non ho intenzione di entrare troppo nei dettagli riguardo a questo perchè ho ancora un grande rispetto per molte delle persone che lavorano nell’organizzazione, come tutti sanno.”

 

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