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Los Angeles Lakers Preview: King’s Landing

LeBron James, Brandon Ingram e Lonzo Ball: i gialloviola sono tornati

Goofies. È questa la prima parola usata dall’altra parte dell’oceano per definire il roster messo in piedi da Magic Johnson e Rob Pelinka. I Los Angeles Lakers, oltre a LeBron James, il giocatore più forte del mondo, hanno preso una banda di bizzarri, eccentrici valletti che renderanno nuovamente la Los Angeles gialloviola il centro della pallacanestro mondiale. La squadra di Jeanie Buss non ha perso tempo. Avuta la promessa dal Re di Akron, sono arrivati, in ordine: Mo Wagner e Svi Mykhailiuk dal Draft; tanti cari saluti ai free agent Isaiah Thomas, Brook Lopez e – soprattutto – Julius Randle; Rajon Rondo e (riportato alla base) Kentavious Caldwell-Pope ($21M in due); trade per Isaac Bonga coi Sixers, blindato (come Svi e Wagner) con un triennale parzialmente garantito; firma di Lance Stephenson e JaVale McGee lo stesso, glorioso, giorno: il 10 luglio. Con la firma di Michael Beasley, infine, si toccano inesplorate vette di weirdness nella storia della free agency. Il settimo giorno, Magic e Pelinka si riposano.

Lampi dei prossimi Lakers in pre-season vs Golden State. 3-contro-2 in transizione. Lance va da LeBron che è sempre una buona scelta, in particolar modo se accoppiato con lui c’è Kevon Looney. James attacca la linea di fondo, circumnavigando il corpaccione di Looney, e chiude al ferro di mancino.

LeBron a parte, però, la mossa più significativa dei Lakers è un’altra. In agosto, NbaReligion scriveva che “il quadriennale a $64M a Luol Deng è forse il peggiore di tutta l’estate 2016. […] LA vorrebbe il buyout, Deng non vuole perdere neanche un dollaro”. Il benedetto buyout, alla fine, è arrivato: il contratto del nativo di Wau, Sud Sudan, è stato spalmato su più stagioni. La scelta del front office di non appiccicare nessun giovane spezzacuori (Lonzo Ball e Brandon Ingram, ma nemmeno Josh Hart o Kyle Kuzma) ha due facce. Da una parte è chiaro su chi si vuole puntare (D’Angelo Russell venne ceduto per liberarsi di Mozgov, Julius Randle non è stato rinnovato), dall’altra impegna il cap per $5M fino al 2021-22. I Lakers, la prossima estate, avranno spazio per un max contract: solo allora potremo (1) valutare l’operato di Pelinka-Magic e (2) capire se LeBron metterà al dito un altro anello oppure no.

Punti forti

Scontato ma inevitabile partire da LeBron James. Il 14 volte All-Star arriva da una stagione incredibile ed estenuante, nella quale ha giocato per la prima volta in carriera tutte e 82 le partite di stagione regolare. Aggiungere 42 minuti di media in 22 partite di Playoff, dove ha vinto due Gare 7 (nel mentre ha annientato i Raptors) per arrivare alle NBA Finals per l’8° anno di fila. Medie in post-season? 34-9-9. Quante volte si era vista una stat-line del genere? Gettando lo sguardo oltre il primo turno, mai. Una cosa, però, sembra essere chiara nella mossa che lo ha portato a Hollywood: a questo punto della carriera, LeBron dà ad aspetti extra-basket tanta importanza quanto a quelli prettamente cestistici. Andando in una squadra il cui secondo miglior giocatore è (il seppur molto promettente) Brandon Ingram, il piano nella mentre di LeBron potrebbe essere quello di usare la stagione 2018-19 come Stanza dello Spirito del Tempo, far maturare il giovane roster e dare l’assalto al titolo dall’Anno II, quando magari Golden State perderà qualche pezzo importante.

Questo ovviamente non toglie nulla alla scelta di un 3 volte campione NBA, anzi. Sarà eccitante vederlo giocare allo Staples Center: il giocatore nella franchigia per antonomasia. In attesa di Robin (“sarò più paziente che posso,” ha detto LBJ), goditi il tuo primo anno in gialloviola, LeBron: giocherai in una squadra che corre, corre tanto. (Basta usare la 2ª singolare come dovessimo consigliare il giocatore col QI cestistico più alto del mondo). La passata stagione i Lakers hanno giocato più di 100 possessi per 48 minuti, Pace della lega. I Cavs di LeBron andavano sì più piano, ma neanche tanto: il 9° Pace della lega. A onor del vero, in stagione regolare, negli oltre 3000 minuti di LeBron in campo, Cleveland ha corso meno rispetto a quando l’Androide sedeva in panchina. Specialmente nei Playoff, il Pace dei Cavs con LeBron in campo era assai basso: 93.04. Ma non sarà un problema per lui: nella scorsa stagione il quarterback col #23 è andato (non gli era mai successo in carriera) oltre i 9 assist a partita, ritoccando anche il suo career-high: 19 inviti a canestro il 2 febbraio contro gli Hawks.

Dopo canestro subito, non ha molta importanza chi fa la rimessa: l’importante è, se possibile, trovare canestri facili. Lonzo per Ingram, sempre in avanti per LeBron, per il quale è un gioco da ragazzi incartare un cioccolatino a McGee. Run the floor and easy buckets.

Una cosa su cui coach Luke Walton è stato cristallino fin dall’inizio della sua avventura ai Lakers, nel 2016: non farsi problemi nel premere il grilletto in transizione. Qui esegue Lance Stephenson. James saprà trovare tutti i compagni in tutte le occasioni: anche un taglio backdoor dal post alto? Facile. (Il video è divertente perché Damian Jones e Jordan Bell si guardano spaesati. Capita a tutti, ragazzi).

Di Craaafty Brandon™ parla anche Michele Serra per Sky Sport: nonostante il nativo di Kinston, North Carolina, abbia ridotto il suo volume di tiri dall’arco, ha “aumentato l’aggressività nell’andare al ferro, usando i blocchi per prendersi un vantaggio sull’avversario.” Anche grazie a “workout estivi focalizzati proprio sul ball handling si può immaginare come in questa stagione diventerà ancora più efficace mettendo palla per terra.” Come ha riportato di recente NbaReligion, LeBron pensa che questo sarà l’anno di Ingram: il classe ’97 (è più giovane di Donte DiVincenzo, per dire) ha un potenziale incredibile che, con la chiave giusta, dev’essere sbloccato. Braccia infinite e ricoperte di tatuaggi potrebbero renderlo un vantaggio decisivo su entrambe le metà campo. Ingram troverà in LeBron James (2° solo a Chris Paul per assist a triple nella passata stagione) il compagno perfetto: il prodotto di Duke ha tirato il 95% delle sue bombe a seguito di un assist e dagli angoli sfiora il 45%.

Nel ritorno in campo di Lonzo Ball contro Golden State mercoledì notte, i Lakers hanno segnato 38 punti in contropiede, il numero più altro di questa (pur poco probante) pre-season. In 2 partite e 47 minuti di pre-campionato, Lonzo ha tirato 2 su 4 dall’arco, mostrando un rilascio migliorato, più compatto e veloce. Sarà interessante vedere quanto tempo passerà in campo con Mykhailiuk e/o Hart, due dei migliori tiratori della squadra. Coach Walton non si farà problemi a usare Ingram come 4 tattico, né è utopistico che LeBron giochi minuti da 5. In questa pessima transizione difensiva, in campo ci sono Rondo-Hart-KCP-Mykhailiuk-Lance: leggermente oltre il concetto di ruolo. Dopo una stagione da rookie nella quale ha dovuto saltare 30 partite, le qualità all-around di Lonzo devono implementare quel sistema position-less tanto vincente nella NBA moderna. Per NBA.com/Stats, di tutti i play titolari nella passata regular season Lonzo è quello che ha tenuto di meno la palla in mano: 3.84 secondi di media. Nota di colore: avete presente la storia di JR Smith e la NBA che gli ordina di coprire il tatuaggio ‘Supreme’? Ecco, sembra che a Lonzo tocchi lo stesso destino con la scritta ‘BBB’ sull’avambraccio.

Se Luke Walton ha più volte comunicato che non intende fissare uno starting five prima dell’inizio della stagione, è possibile immaginarne uno: Ball-KCP-Ingram-James-McGee. Difficile trovino minuti Isaac Bonga (troppo acerbo, ma sul tedesco classe ’99 si può lavorare), Ivica Zubac (il centro bosniaco è l’unico big man classico a roster oltre a McGee) e Alex Caruso (ma il #4 dei Lakers, dopo Byron Scott, Luke Walton stesso e Marcelinho Huertas, è sulle spalle giuste). Discorso a parte per Moritz Wagner, che ha saltato gran parte della Summer League e tutta la pre-season per una botta al collaterale del ginocchio sinistro. Nel presentare il classe ’97 di Berlino, Elia Pasini scriveva che le squadre migliori avrebbero fatto bene a prendere “uno stretch four/five già pronto per dare un contributo di qualità partendo dalla panchina”. Al 6° e 13° anno nella lega, di Kentavious Caldwell-Pope e Rajon Rondo si conoscono pregi e difetti: entrambi tiratori blah, entrambi buoni difensori quando engaged, il primo atleta sopra al media, il secondo passatore straordinario. Michael Beasley e Kyle Kuzma potrebbero dividersi il frontcourt in second unit matte e sparatutto. A proposito: attenzione a Josh Hart, fa sul serio.

Se JaVale si mettesse anche a tirare da 3, potrebbe essere ricordato come il più forte centro nella storia dei Lakers.

Attenzione però: al [inserite voi la percentuale, a piacere oltre il 50]% il roster dei Lakers a metà febbraio non sarà quello attuale. Solo verso fine dicembre LA potrà scambiare i circa $30M dei contratti annuali di (sommati) McGee, Beasley, Caldwell-Pope, Rondo e Stephenson. Se il supporting cast non funzionasse, o se LeBron chiedesse a Magic di cambiare le carte in tavola alla deadline in vista dei Playoff, prepariamoci alla rivoluzione. I Lakers ad aprile potrebbero essere diversi da quelli che sono ora, e molto diversi da quelli che saranno a luglio prossimo. It’s Hollywood, baby.

Punti deboli

Dove non è goofy è inesperienza o disabitudine a giocare per vincerne più di 48, ovvero la soglia fissata da Las Vegas per l’Under/Over. La presenza di LeBron dovrà essere una svolta soprattutto dal punto di vista mentale: far capire ai giovani cosa significa contendere nella Western Conference e far rendere al meglio giocatori – come dire – altalenanti. Specialmente ora che è arrivato il favorito al premio di MVP, i Lakers non avranno particolari problemi a creare punti, sebbene rimangano molti dipendenti dalle lune dei loro creatori di gioco secondari. Il problema sarà difendere.

Caldwell-Pope e Ingram sono esterni con buona apertura alare e mobili, ma come Rondo, Ball, Kuzma, James e Stephenson sono buoni difensori (almeno sulla palla) troppe volte solo in potenza, per motivi diversi. Spesso e volentieri si giocherà con quintetti piccoli che cambieranno su ogni blocco: questo potrebbe mascherare alcune lacune, ma mostrarne altre. Tipo B-Easy che si ricorda del cambio con quella mezz’ora di ritardo.

Un discorso particolare va riservato a Kyle Kuzma, il cui ruolo era già nebuloso lo scorso anno. Ha giocato meno della metà delle partite da titolare ed è stato schierato tanto da 4 accanto a Brook Lopez, ma anche da 3 con Lopez e Randle (375 minuti in un totale di 45 partite). Il talento del nativo di Flint, Michigan, non si discute, ma nei nuovi Lakers sembra destinato ad uscire dalla panchina. Come scrive Ohm Youngmisuk di ESPN, però, Kuzma “ha passato gran parte dell’estate in palestra” per metter su muscoli, ma da centro non gioca più dai tempi del liceo. Il centro, nelle stesse parole di Kuzma, dev’essere “l’ancora della difesa, urlare ai compagni un pick-and-roll avversario o blocchi. Il 5 è di solito intorno al ferro, quindi riesce a vedere tutto ciò che accade in campo”. Che sia, dunque, James il quarterback anche nella propria metà campo? Il Re ha tutti i tools per marcare tutte le posizioni e, sebbene i Cavs abbiano chiuso col 29° Defensive Rating la scorsa stagione regolare, LeBron concede solo il 61.5% nei pressi del ferro, una percentuale (e un volume) paragonabile a quella di Draymond Green e di altri grandi difensori interni della lega. Ciò che Jeanie Buss dovrebbe fare è rimandare di un altro paio d’anni il ritiro di Jeff Bzdelik, facendo scegliere all’architetto della difesa dei Rockets il numero di zeri sul contratto.

L’anno scorso i Lakers hanno concesso più punti di tutti in vernice, nonché tra le peggiori in punti da 2nd chance e contropiede. L’aggiunta di McGee – difficile che giochi 20 minuti a partita – sotto canestro non può cancellare tutti questi problemi:

JaVale non riesce neanche lontanamente a contenere la penetrazione di Gilgeous-Alexander, al quale è bastato un blocco di Gortat (comunque non poco) per arrivare al ferro.

Prima si parlava di Josh Hart: guardate qui come lotta in post contro Nikola Jokic. Non è un caso che Chris Herring abbia scritto su FiveThirtyEight che Hart, “coltellino svizzero dal ruolo inusuale”, eccellente in efficienza in transizione, preciso sia dall’arco che nei pressi del ferro, potrebbe essere il compagno più valuable di LeBron in assoluto.

Scenario migliore

Secondo Danny Chau di The Ringer, il best-case scenario è quello che qualsiasi squadra di LeBron ha avuto nell’ultima dozzina di anni: vincere il titolo. Forse, vista la competizione, è un po’ eccessivo. Assegnati i primi due posti della Conference a Warriors e Rockets, perlomeno Jazz e Thunder sembrano meglio assortiti dei Lakers per affrontare 82 partite di stagione regolare. I Lakers potrebbero finire al 5° posto ad Ovest anche vincendo 52 partite (nel 2014-15 i San Antonio Spurs arrivarono sesti con 55 vittorie). Ciò significa cominciare i Playoff senza il fattore campo, e incontrare il #1 seed già al secondo turno. Insomma, se questi Lakers arrivassero alle finali di Conference sarebbe già un mezzo miracolo.

Scenario peggiore

La stagione parte in salita: 4-8 dopo una sconfitta a Sacramento che fa usare parole forti a LeBron in spogliatoio. Il giorno dopo, in film room, Rondo non le manda a dire al Re, riporta Shams Charania. Volano parole grosse, lo spogliatoio si è spaccato come il labbro di Andre Ingram, il paciere della zuffa creatasi in spogliatoio che si è beccato un malaugurato destro di Rondo. Per tutto il resto di novembre Rajon non scenderà in campo. Ingram tira ancora meno dall’arco (ormai solo 0.9 tentativi a sera) e seri problemi fisici condizionano lo sviluppo di Lonzo Ball, che si schiera nella fazione di Rondo (lo spogliatoio non si è mai del tutto riappacificato) incidendo il singolo rap “(Cut) King’s Head”, dove, nell’ultima strofa, Lance Stephenson rivela i retroscena di quel soffio nell’orecchio. Kyle Kuzma si rivela un one-season wonder e Josh Hart l’unica nota positiva. I Lakers chiudono una stagione logorante e piena di veleni con 0 vittorie e 6 sconfitte (@ New Orleans, @ OKC, vs Golden State, @ Clippers, vs Utah, vs Portland), che è la peggiore della carriera di LeBron: solo 34 vittorie; anche nell’anno da rookie vinse di più. Peggiore perfino quanto fatto l’anno scorso dai Lakers.

Pronostico

Il 6° posto nella Western Conference (46 vittorie) sembra un traguardo alla portata con LeBron a roster, ma se il Re può fare i miracoli al primo turno in post-season. Alle semifinali di Conference Golden State regola i Lakers con un secco 4-0, che costringe LeBron a masticare nuovamente amato contro Stephen Curry e Kevin Durant.

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