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Road to Draft 2018: Mikal Bridges

Tra Brunson MVP dell’anno e DiVincenzo MVP della finale è passata sotto traccia la stagione straordinaria di uno dei protagonisti di Villanova

Squadra: Villanova (Junior)

Ruolo: Shooting Guard/Small Forward

2017-18 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% FT%
17.7 5.3 3.9 1.4 1.9 1.5 1.1 51.4 43.5 85.1

2017-18 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
10.6 9.7 5.2 13.8 9.1 23.2 3.5 62.3 65.5

 

È stata una cavalcata trionfale quella di Villanova fino al titolo NCAA, una cavalcata durata 6 mesi in cui i Wildcats hanno dimostrato di essere i migliori della nazione, senza punti deboli, sia in attacco che in difesa. Anche i premi individuali hanno testimoniato il dominio della squadra di Jay Wright: Jalen Brunson miglior giocatore della stagione, Donte DiVincenzo MVP della finale con una partita senza senso da 31 punti. I Junior del roster, presenti anche nella vittoria del 2016 contro i Tar Heels di North Carolina con il tiro allo scadere di Kris Jenkins, in una delle partite più incredibili del College Basketball. In quella squadra giocava anche Mikal Bridges, allora rookie proveniente da Malvern, cittadina a soli 20 minuti di macchina dall’ateneo, che usciva dalla panchina per portare difesa e contropiede. Adesso, al suo terzo anno di NCAA, è diventato uno dei giocatori più letali di questa ultima stagione, silenzioso ed efficace in tutte e due le metà campo.

Il tiro allo scadere di Kris Jenkins con il #25 Mikal Bridges che entra ad esultare dalla panchina

 

Punti di forza

Il giocatore perfetto di ogni allenatore, difende, corre e segna. Potrebbe sembrare riduttivo per descrivere Mikal Bridges, ma è la semplice verità. Partiamo dalla difesa: 98.2 di Defensive Rating, secondo migliore della squadra dopo Omari Spellman, braccia infinite (215 cm), e una mobilità che gli permette di difendere in maniera efficiente su almeno 3 posizioni.

Molto spesso è il primo ad arrivare in attacco, se non addirittura a condurre in prima persona la transizione da rimbalzo (non male i 5.3 rimbalzi a partita per un giocatore che molto spesso difende sul perimetro, dirottato sul miglior esterno degli avversari). E poi segna: segna dagli angoli, segna in penetrazione, molto spesso sopra il ferro, può giocare in post basso; è quel giocatore che occupa sempre la posizione giusta al momento giusto, taglia quando ce n’è bisogno, rimpiazza o attende uno scarico. Le percentuali sono spaventose, 51.4% dal campo e 43% da tre punti, dato in cui è sensibilmente migliorato in questi anni a Villanova, partendo da un 30% dell’anno da rookie, e dove non dovrebbe neanche soffrire l’allontanamento della linea rispettata distanza NCAA. È un terzo anno e non è da sottovalutare come impatto che può avere fin da subito, considerando che ha già assaporato la vittoria al college, dimostrando di saper gestire la pressione (quasi 20 punti di media tra torneo di Conference e March Madness).

 

Punti deboli

Decisamente più difficile trovarne, ma non impossibile. Sicuramente come succede a molti nel passaggio al professionismo dovrà aumentare la sua fisicità passando una lunga estate in palestra. Gli 86 kg che si porta in giro non saranno sufficienti per marcare le guardie e le ali che circolano al piano superiore. È un finalizzatore. punto debole? Non per forza, ma può sicuramente migliorare nella capacità di essere pericoloso e creare dal palleggio, sia per se stesso che per i compagni. In questi anni con a fianco un compagno come Brunson non aveva queste responsabilità, dal prossimo anno potrebbe avere di questi problemi.

Non essendo al livello di tutto il resto è probabilmente il palleggio stesso uno dei fondamentali in cui il nativo della Pennsylvania dovrà lavorare di più per acquisire maggiore sicurezza ed evitare le mani veloci dei tanti difensori che circolano per i parquet di tutta la NBA.

 

Upside

Premettendo che dipenderà moltissimo da quale squadra lo sceglierà al Draft e cosa gli verrà chiesto fin da subito, i margini di miglioramento sono altissimi e il suo impatto nel giusto contesto può essere determinante. Come detto non è ancora un creatore di gioco, non per questo è da escludere che lo possa diventare, anzi, però probabilmente lasciarlo fin da subito a giocare con la palla in mano uno-contro-uno potrebbe essere un azzardo. L’abito non fa il monaco, ma in questo caso forse sì, per il futuro di Mikal Bridges, sarà fondamentale il sistema che gli verrà cucito addosso per non lasciarlo fin da subito allo sbaraglio con troppe responsabilità. 

Poi certo starà a lui uscire dalle sue “comfort zone” e migliorare tutti gli aspetti del suo gioco, ma il potenziale è davvero tanto fisico, tecnico ed umano, sarebbe un peccato vederlo come un pesce fuor d’acqua in qualche squadra da tanking estremo. Anche perché il ragazzo è abituato a vincere e odia perdere.

Bridges potrebbe avere uno sviluppo simile a quello di Otto Porter dei Washington Wizards che inizialmente aveva nella squadra di Wall e Beal un ruolo più marginale di specialista e ora invece sta prendendo sempre più responsabilità innalzando il suo livello di gioco. L’impressione è che Mikal Bridges possa fare uno step ulteriore rispetto al prodotto di Georgetown, se non per il talento, per le doti atletiche a disposizione.

 

Draft prediction

Vederlo oltre la decima posizione sembra davvero difficile e diventerebbe una steal per qualsiasi squadra, come sembra impossibile che possa sopravanzare le prime 5/6 posizioni dove il discorso sembra abbastanza chiuso. La sua chiamata al Draft potrebbe quindi arrivare dalla numero 6 in poi quando i vari DeAndre Ayton, Luka Doncic e compagnia avranno già preso il loro cappellino e staranno già svolgendo le interviste di rito per le proprie squadre.

Come spesso accade c’è una chiamata suggestiva per il giocatore. Per uno nato a Malvern Pennsylvania, 30 minuti da Philadelphia, cresciuto alla Great Valley High School Pennsylvania e che ha vinto due titoli NCAA a Villanova, come potrebbe essere giocare al Wells Fargo Center per i Philadelphia 76ers? Colangelo e il suo staff – ricordiamo Phila ha a disposizione la scelta dei Lakers, che è caduta alla decima posizione – lo stanno sicuramente prendendo in considerazione, viste le sue caratteristiche di grande difensore e attaccante pericoloso, sarebbe un aggiunta perfetta nel sistema di attacco in transizione di Brett Brown, in attesa del grande colpo di mercato che tutti nella città dell’eterno amore aspettano dalla free agency (James, George e Leonard i nomi su tutti).

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