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Miami Heat

Miami onora The Godfather, il parquet di casa sarà il “Pat Riley Court”

Dopo 30 anni agli Heat, Riley non ha ancora intenzione di ritirarsi

Pat riley miami heat

Trent’anni tra le fiamme di calore di South Beach. Trent’anni sulla sua poltrona all’interno dell’American Airlines Arena, ora Kaseya Center. Per Pat Riley non è ancora arrivato – grazie al cielo – il momento del ritiro. Ma, in occasione di una ricorrenza non banale, il presidente dei Miami Heat sarà onorato dalla franchigia che ha contribuito a fare grande. Da questa stagione il parquet di casa sarà il “Pat Riley Court“.

https://twitter.com/MiamiHEAT/status/1843392133245387098

È il 2 settembre 1995 quando Pat Riley arriva in Florida con 4 anelli alle spalle e si siede sulla panchina degli Heat. Da lì, per 11 anni consecutivi, guida gli Heat a una rinascita che passa per Shaquille O’Neal, Alonzo Mourning e soprattutto Dwayne “The Flash” Wade. Nel 2006 arriva l’anello tanto cercato. Poi, due anni dopo, un altro passaggio cruciale. È promosso nel front office, e indica come suo successore un certo Eric Spoelstra. E in quello stesso anno è introdotto nella Naismith Basketball Hall of Fame. Ma non è finita.

Nella dirigenza Riley si guadagna la fama che lo accompagna fino a oggi di The Godfather, il Padrino della NBA. Perché tutto, tutto, prima di accadere passava almeno per un millesimo secondo nelle sue orecchie. Porta a South Beach LeBron James e Chris Bosh, regalando altri due anelli a Miami. E ora è onorato dalla sua Miami. Un piccolo tributo per l’uomo che ha portato gli Heat a diventare un nome, un brand, una superpotenza del basket.

“Questo è stato un viaggio incredibile che io e il proprietario Micky Arison abbiamo camminato insieme negli ultimi 30 anni. L’obiettivo fin dal primo giorno è stato quello di vincere, e vincere alla grande. E così è stato. Abbiamo vinto campionati, ci siamo inondati a vicenda di champagne, abbiamo fatto parate, abbiamo festeggiato su questo parquet, in questa arena, nelle strade con i nostri grandi tifosi e abbiamo appeso i nomi dei nostri più grandi giocatori al soffitto del palazzetto. Intitolare il campo a me avrebbe reso i miei genitori molto orgogliosi. È un grande, grande onore per me, per mia moglie Chris e per la mia famiglia”.

 

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