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NBA, Darvin Ham rischia la panchina dei Lakers secondo “fonti anonime”. Lui: “Sembra un concetto mafioso”

Criticato internamente dai suoi giocatori per le sue scelte, l’allenatore di Los Angeles spiega di avere il sostegno della franchigia. E non ha apprezzato la natura anonima delle informazioni riportate dai giornalisti nelle scorse ore

Darvin Ham

La nuova sconfitta dei Los Angeles Lakers contro Memphis non tranquillizzerà gli animi in quel di LA. I californiani sono in difficoltà da un mese e The Athletic ha recentemente riportato che alcuni giocatori gialloviola sembrano non condividere più l’autorità di Darvin Ham. Prima della partita contro i Grizzlies, coach Ham è quindi intervenuto sulla questione e sugli ultimi rumors che lo danno ormai vicino all’esonero:

“Sono tranquillo. Con Jeanie Buss, la proprietaria, e Rob Pelinka, il presidente, siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Finché non dicono il contrario, va tutto bene. So cosa pensano di me e della nostra situazione attuale.”

Darvin Ham attacca la natura della notizia e le 6 “fonti anonime” che avrebbero messo in dubbio la sua posizione

Le informazioni dei giornalisti americani parlavano però principalmente di rottura tra i giocatori gialloviola e il loro allenatore, e non tra dirigenti e tecnico. Da parte sua, Darvin Ham ha però ribadito di avere un “alto livello” di comunicazione con LeBron James e Anthony Davis, i due senatori del gruppo. Quindi, il coach si è detto particolarmente infastidito per la natura delle “fonti anonime” che avrebbero permesso di costruire la notizia:

“Questa cosa mi ricorda un programma che guardavo insieme a mio padre negli anni ’80. Durante una trasmissione particolare si parlava di Cosa nostra, della mafia. Queste persone stavano iniziando ad essere processate e il loro principale testimone si presentò con un cappello nero in testa e occhiali da sole. E per paura, il nome non poteva essere reso pubblico. Sembra che questo sia lo standard delle notizie per la NBA. Non sto parlando di tutti i giornalisti, non voglio mancare di rispetto a nessuno nella stanza, ma quando diciamo che la fonte è anonima per scelta, che non vuole dare il suo nome ma vuole dare l’informazione, che i giornalisti prendono queste informazioni e che tutti possono sviscerarle e diffonderle, è un po’ fuorviante. Vorrei che arrivassimo al punto in cui le persone fossero abbastanza ferme da difendere ciò che dicono anche pubblicamente. Forse allora potremmo avere un vero dialogo.”

 

 

 

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