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Le 10 migliori stagioni individuali della storia NBA

Le stagioni NBA in cui un singolo giocatore ha dominato come non mai, mettendo in riga tutti i rivali

2. Wilt Chamberlain 1966-1967

Statistiche stagione: 24.1 PPG, 24.2 RPG, 7.8 APG, 68.3% FG

Riconoscimenti: NBA champion, MVP, All-NBA First Team, All-Star, led the league in rebounding, migliore della lega per rimbalzi e percentuale dal campo.

A 30 anni, Wilt Chamberlain riuscì a dare un senso ai suoi numeri irreali vincendo il titolo NBA. Wilt sfruttò un supporting cast di livello per trascinare alla vittoria i suoi 76ers. In finale NBA ebbe la meglio sui Boston Celtics e sul suo rivale, Bill Russell. La sua squadra vinse 68 partite, e lui chiuse la stagione con una percentuale dal campo incredibile, superiore al 68%. Nel 1967 non esisteva ancora il premio di MVP delle Finals. Se fosse esistito, sarebbe sicuramente stato assegnato in modo unanime a Chamberlain. Viaggiò a 29 rimbalzi e 9 assist di media, giocando praticamente tutti i minuti. In questa stagione, Wilt capì la necessità di costruire un gioco di squadra per vincere, mettendo le sue doti al servizio dei compagni.

 

1. Shaquille O’Neal 1999-2000

(bestsportsshots.com)

Statistiche stagione: 29.7 PPG, 13.6 RPG, 3.8 APG, 0.5 SPG, 3 BPG, 57.4% FG

Riconoscimenti: NBA champion, Finals MVP, MVP, All-NBA First Team, All-Defensive Second Team, All-Star, All-Star Game MVP, migliore della lega per punti e percentuale dal campo.

La miglior stagione del centro più dominante di sempre. Visto l’arrivo di Phil Jackson, Shaquille O’Neal decise di tirarsi a lucido fisicamente, diventando ingiocabile per chiunque. Non fu MVP unanime per un solo voto, e portò a casa 67 vittorie con i suoi Lakers. Finì secondo nella corsa per il premio di miglior difensore, grazie alle 3 stoppate a partita. Shaq riusciva a mandare spesso a canestro i compagni, sfruttando le doti da passatore, visto che veniva raddoppiato continuamente. Ai playoff migliorò ulteriormente, con un picco durante le Finali NBA: raggiunse i 38 punti di media, strapazzando i Pacers nella decisiva gara 6, chiusa con 41 punti. Non esistevano contromisure per fermare il gigante, solo mandandolo in lunetta lo potevi rallentare. La misura della dittatura imposta da Shaq si può misurare nel fatto che gli avversarsi, non potendolo contrastare, erano obbligati ad andare oltre il regolamento.

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