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Dallas Mavericks

10 anni fa il titolo dei Mavs: cosa fanno oggi i protagonisti di quella squadra

Ecco cosa fanno oggi i protagonisti di quella clamorosa cavalcata al titolo

Il 12 giugno 2011, esattamente dieci anni fa, i Dallas Mavericks vincevano il primo – e fin qui unico – titolo della loro storia. Decisiva la vittoria in Gara 6 contro gli Heat dei Big Three, al loro primo di quattro viaggi alle Finals consecutivi. Un successo, quello dei Mavs, dal sapore di rivincita dopo la disfatta del 2006, proprio contro Miami.

Spesso si abusa del termine squadra ‘in missione’ ma quella versione dei texani ne fu la perfetta incarnazione. Un decennio più tardi, molte cose sono cambiate: i Mavs hanno gettato le basi per tornare a giocarsi il titolo, costruendo attorno a un altro talento international come Luka Doncic. L’unica costante è Rick Carlisle, confermato in panchina. Ma che fine hanno fatto i protagonisti di quella memorabile cavalcata? Scopriamolo assieme

 

Jason Terry

JT “anticipò” senza saperlo il risultato favorevole ai Mavs tatuandosi il Larry O’Brien Trophy sul bicipite destro prima dell’inizio della stagione 2010-2011. Il suo contributo fu fondamentale in Gara 6, che chiuse da miglior marcatore di serata a quota 27 punti. Più in generale, si fece sentire nel corso della serie  soprattutto sul piano emotivo, rispondendo colpo su colpo a LeBron James.
Dall’aprile 2020 The Jet è assistente allenatore degli Arizona Wildcats nella Division I NCAA. Il suo ruolo è stato confermato anche dopo l’addio di Sean Miller. Ancora oggi, per sua stessa ammissione, effettua il rewatch di quell’edizione delle Finals almeno due volte a settimana.

 

J.J. Barea

Barea

L’ultimo anello di congiunzione tra il passato recente dei Mavs e quel titolo NBA. Il portoricano era tornato simbolicamente a Dallas da sedicesimo del roster nell’autunno 2020, firmando un contratto garantito da 2.6 milioni di dollari. Secondo il GM Donnie Nelson “un atto di ringraziamento dovuto, da parte della franchigia, per tutte le cose incredibili che ha fatto nella sua carriera”.  Dopo 14 anni in NBA, undici dei quali proprio a Dallas, Barea ha passato qualche mese in forza all’Estudiantes, nella liga ACB spagnola. Svincolatosi l’11 maggio, ha fatto ritorno nel paese natale, legandosi ai Cangrejeros de Santurce, la squadra della sua ultima esperienza in Portorico.

 

Rodrigue Beaubois 

Il francese non mise mai piede in campo nel corso dei Playoff, ma a dieci anni di distanza – fresco di affermazione continentale in Eurolega con la maglia dell’Anadolu Efes – può dire di aver completato una doppietta di tutto rispetto. Sulla cresta dell’onda.

 

Alexis Ajinca

Solo pochi mesi a Dallas per un  altro transalpino di passaggio nel roster. Dagli scambi in cui è stato coinvolto –sia al suo arrivo sia nel momento dell’addio – sono arrivati,  più o meno direttamente,  due elementi chiave del roster di Carlisle: Tyson Chandler e Peja Stojakovic.  L’ultima esperienza agonistica risale al 2018-19 – otto partite con l’ASVEL oggi di Tony Parker. Cinque presenze in due mesi nel massimo campionato francese (Jeep Élite) prima dell’interruzione dei rapporti tra le parti. Alla base della separazione, un litigio con l’allora coach Zvezdan Mitrovic.

La NBA è stata per lui anche un trampolino per il ‘dopo’. Nel 2017, infatti, aveva preso parte all’iniziativa promossa in sinergia da SDA Bocconi e Associazione giocatori (NBPA). Oggi Ajinca gestisce una company di sistemi di sicurezza domestica, guarda al settore immobiliare e ha un libro in uscita. Non male.

 

Corey Brewer

Corey Brewer si era rimesso in gioco alla ripartenza della stagione scorsa aprendo la sua terza parentesi con i Sacramento Kings, breve quanto le due precedenti. Subito dopo il ritiro dal basket giocato, è arrivata la proposta per affiancare Stan Van Gundy sulla panchina dei New Orleans Pelicans: “Un’opportunità che non potevo lasciarmi scappare”, ha dichiarato Brewer in un recente racconto della sua stagione pubblicato su Basketball News. Futuro da coach, dunque. E non è il solo ad aver trovato posto in panchina.

 

Caron Butler

Il suo infortunio nel gennaio 2011, pochi giorni dopo l’inizio della stagione, avrebbe potuto spegnere ogni velleità dei texani. Nel domino innescatosi, giusto citare anche due giocatori di contorno. Dallas tagliò Steve Novak, il cui contratto era solo parzialmente garantito e firmò con un 10-day contract Sasha Pavlovic, liberandolo dopo poche settimane.

Da quel momento di choc e dispiacere per l’infortunio, perso un titolare della squadra, il gruppo trovò però un nuovo equilibrio. Le parole di Rick Carlisle, che consegnò a Butler – nel frattempo passato ai Clippers –  l’anello di campione NBA,  rendono giustizia al suo percorso. Per questione di giorni non riuscì a essere in campo in tempo utile a disputare quella serie conclusiva.

Un mese dopo le Finals 2020, giocate da Miami nella bolla di Orlando, è stato nominato assistente allenatore di Erik Spoelstra sulla panchina Heat.

*

Brian Cardinal

Quando si dice ‘avere il polso della situazione’. Gara 6, fine primo tempo. Nonostante un Nowitzki da 1-12 al tiro, i Mavericks sono avanti di due punti all’intervallo lungo (53-51). L’ultima cosa che vorresti in quel momento è incrociare lo sguardo con il tedesco, figurarsi farci due parole. Brian Cardinal lo sa ma non ci pensa su un secondo. Lo scambio fugace di battute, riportato dai protagonisti della scena, suona più o meno così:

Cardinal: Grande, li hai portati dove volevi.

Nowitzki: Di che parli?

Cardinal Non hai ancora fatto un canestro. 

Per la cronaca, Dirk chiuse partita e serie con 21 punti (8-15 nel secondo tempo) e si portò a casa il trofeo di MVP delle Finals.

Da ormai cinque anni Cardinal ricopre un ruolo manageriale in NBA Academy. Nella sua bio di Twitter tiene a sottolineare la sua natura contadina.

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