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NBA, Hall of Fame: il discorso di Tim Duncan

Menzione in chiusura per coach Pop, con voce rotta dall’emozione

Manu Ginobili in trepidazione, Gregg Popovich sottratto per una sera ai suoi coaching duties. Per la storia dei San Antonio Spurs Tim Duncan è stato un autentico game-changer. Al suo ingresso nella Hall Of Fame NBA, Duncan è stato accompagnato sul palco da David Robinson.

 

Ok, proviamo ad arrivare in fondo. Non sono mai stato così nervoso in vita mia nonostante abbia giocato gare 7 di Finale, ho fatto avanti e indietro nella mia stanza tutto il giorno […] Ai qui presenti che sono celebrati stasera, che grande onore essere con voi in questo momento. Grazie a chi  mi affianca,  David Robinson. La gente mi chiede sempre cosa mi dicesse, ecco, non ricordo di essermi mai seduto con lui a parlare di qualcosa nello specifico. Era però un professionista navigato e mi ha insegnato a essere un grande compagno di squadra con il suo esempio.

Dai il tuo meglio quando affronti i migliori e voglio ringraziare per questo l’immenso e compianto Kobe Bryant, KG.

I miei genitori, assieme, facevano zero in quanto a conoscenza della pallacanestro ma mi hanno insegnato più di chiunque altro. Sentite ripetere il mantra che mia madre mi ha trasmesso “Buono, meglio, il migliore. Non fermarti fino a quando il tuo buono non sarà il tuo meglio e il tuo meglio non ti porterà a essere il migliore”. Sono qui grazie a loro. Ho perso mia madre quando avevo quattordici anni, le mie sorelle ne hanno preso il posto. Grazie di esserci state sempre, vi voglio bene. Fino ad allora non avevo pensato alla pallacanestro. Ero un nuotatore, sognavo di andare alle Olimpiadi come mia sorella ma ho perso la motivazione per diventarlo dopo la scomparsa di mia madre e per una serie di circostanze. Ringrazio chi ha guidato quel ragazzo alto e scordinato che ero, così indietro nell’approccio al basket, portandomi in giro per l’isola a giocare partite.

Wake Forest, come ci arrivo?. Per caso ero coinvolto in una partita mentre Alonzo Mourning era sull’isola. Non ricordo come giocai. C’era un ragazzo di Wake Forest in quel gruppo e mise in allerta il suo capo progamma. Secondo lui avrebbe dato volentieri un occhio alle mie prestazioni. Così fu. Ancora una volta non ricordo come giocai ma fu sufficiente per convincere il coach ad offrirmi una borsa di studio e scommettere su di me. Grazie per aver visto qualcosa dove nemmeno io ero riuscito. […]

I San Antonio Spurs, che organizzazione sensazionale, dal vertice alla base. […] Tutti gli anni che ho passato con voi abbiamo avuto l’opportunità di giocarcela, grazie a voi. Grazie ai dottori, gli allenatori, non provo nemmeno a menzionarli tutti. Ai miei compagni: mi hanno fatto avere una statistica, ne hanno contati 140 nei miei 19 anni di carriera. […] Sono arrivato in una squadra guidata da David [Robinson] con individualità del calibro di Avery Johnson, Vinnie del Negro, Sean Elliot, Monty Williams. Quella squadra è poi passata a me, Antonio Daniels, Malik Rose, Bruce Bowen. Sapevamo come gestire gli aspetti dell’essere squadra grazie a chi era venuto prima di noi. Guardarti a destra e sinistra e vedere le stesse facce anno dopo anno è incredibile, una benedizione che va oltre ciò che io posso esprimere a parole. Manu Ginobili, Tony Parker, non vedo l’ora di trovarvi qui al posto mio. Grazie di tutto. […] Grazie al mio amore Vanessa, che mi sostiene e continua a spingermi oltre, ne ho bisogno.

Infine [dalla platea si invoca il nome di Pop ndr, Duncan glissa con un sorriso ndr.] Non voglio parlare di lui, se la prende. Scusa, Pop. Lo standard che hai fissato [è incredibile]. Dopo il Draft sei venuto di persona sull’isola, hai parlato con mio padre. Credevo fosse la prassi, non lo è. Sei  una persona eccezionale, grazie per avermi insegnato che non è tutto solo pallacanestro. Grazie di tutto per lo splendida persona che sei. Io mi sono fatto il c**o, ma questa storia e questo viaggio non avrebbero senso se non considerassi tutti quelli che mi hanno guidato fin qui. […] Grazie a tutti quelli che ho citato e anche a quelli che non ho menzionato, alla famiglia Spurs, alla famiglia Wake Forest, alla Famiglia Virgin Island. Vi sono grato e vi amo tutti.”

NBA Hall Of Fame 2020, il discorso di Tim Duncan: video

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