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NBA, Steve Nash e i Nets: “Non sono un mago della tattica”

Il 2 volte MVP ha parlato del suo nuovo ruolo da Head Coach con i Brooklyn Nets e quali saranno i suoi compiti nello spogliatoio

Nella seconda parte di questa strana stagione tante panchine sono saltate e tanti posti sono ancora vacanti. Le ultime notizie sono stati gli addii di Mike D’Antoni ai Rockets e di Billy Donovan ad OKC. Anche le due squadre di New York hanno cambiato allenatori e, mentre i Knicks hanno preso Thibodeau, un coach navigato con anni e anni di esperienza nella lega, ai Nets è arrivata una scommessa, Steve Nash. Per il 2 volte MVP è il primo incarico su una panchina NBA, e la sua scelta ha fatto molto discutere.

Ieri il neo-head coach è stato ospite di JJ Redick e Tommy Alter nel podcast “The Old Man and The Three“. Proprio la guardia dei Pelicans ha citato una dichiarazione di Spencer Dinwiddie:

“Per allenare a questi livelli, e con il talento che abbiamo, ci vuole un allenatore che sia all’80% uno psicologo, sia dotato per un 10% di temperamento e, ma solo per il 10% restante, sia dotato nella tattica. Il ruolo principale è proprio quello di controllare l’ego dei giocatori”

Redick ha poi chiesto a Nash cosa pensasse delle parole del suo giocatore e cosa ne pensa del suo nuovo ruolo da allenatore. Nash ha risposto:

“Penso proprio che Dinwiddie abbia ragione. Non sono sicuro riguardo le percentuali da lui citate, ma il lavoro di allenatore è proprio quello di creare delle relazioni con i giocatori e riuscire a unire le tante personalità presenti all’interno dello spogliatoio. Quando sono arrivato io in NBA, il coach era una vera e propria autorità. Ma quei giorni sono lontani ormai e i giocatori di oggi sono di una generazione completamente diversa. Per questo credo sia importante basarsi molto su queste relazioni con i giocatori e costruire una cultura vincente”

“So di non essere stato firmato come mago della tattica. Penso che sanno che io non ho una conoscenza tattica alta come altri allenatori ma ho molto esperienza e personalità per riuscire a lavorare bene con questi ragazzi. Voglio aiutarli a crescere, a raggiungere il loro potenziale. Non posso arrivare lì e iniziare ad essere Mister X’s & O’s. Voglio diventare bravo in ogni aspetto del mio ruolo ma quella non è la mia priorità”

 

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