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NBA, Paul George rivela: “Non sono l’unico con problemi di salute mentale”

Il giocatore dei Clippers ha rivelato di aver ricevuto diversi messaggi da altri giocatori presenti nella bolla per quanto riguarda i problemi di salute mentale

A quanto pare, Paul George non è l’unico giocatore nella bolla che lotta con problemi di salute mentale durante la permanenza in quel di Orlando. George aveva parlato dei suoi problemi personali dopo la vittoria di martedì in Gara 5 sui Dallas Mavericks e da allora ha ricevuto il supporto di altri giocatori che hanno avuto esperienze simili durante. Queste le parole della guardia dei Clippers a riguardo:

“Sai, che io sia stato il primo a dirlo – all’interno della bolla – o no, tutti dobbiamo affrontare questo genere di problematiche. Ho avuto diverse chiacchierate con alcuni ragazzi qui dentro e ci sono stati un paio di colleghi che mi hanno detto ‘Amico, sono felice di non essere l’unico’. Ho avuto a che fare anche con questo. Nell’isolamento della bolla, ci supportiamo in questo modo. È una sorta di fratellanza tra giocatori.”

George, prima di Gara 5, aveva avuto difficoltà al tiro abbastanza evidenti raccogliendo le critiche di tifosi e addetti ai lavori. Charles Barkley era arrivato a dire:

“Lo chiamano ‘Playoff P’ ma è in giusto: perde tutte le partite’

La realtà dei fatti è che Paul ha confessato di aver vissuto momenti di ansia e depressione all’interno della bolla. Problemi che ora, a quanto pare, sembra aver parzialmente superato. Il sei volte All-Star inizialmente non ha voluto confessare il suo reale stato d’animo prima di Gara 5. Successivamente ha deciso di parlare con uno psichiatra dei Clippers e rivelare le sue condizioni mentali.

Anche coach Doc Rivers ha voluto parlare dell’argomento, chiedendo ai giocatori NBA di farsi avanti nel caso in cui dovessero affrontare questo genere di problemi:

“Stiamo iniziando a renderci conto della realtà: non c’è differenza tra una distorsione alla caviglia e qualcosa che non va nel tuo cervello. Il cervello … è più importante. Ma è, da sempre, stato un argomento tabù nella società e probabilmente lo è ancor più nella sport per i canoni di ‘macismo’ da rispettare. Qualsiasi cosa che abbia a che fare con la mente è considerata debole. Questo è stato il messaggio lanciato in tutta la società … Penso, invece, che dobbiamo continuare a parlarne. Più ne parliamo, più renderemo normale questa cosa.”

 

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