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NBA, LeBron James parla per la prima volta dopo il boicottaggio

La stella gialloviola nel post-partita contro Portland è tornato a parlare di quello che è successo negli ultimi giorni

Anthony davis lakers

Nella notte i Los Angeles Lakers hanno vinto Gara 5 contro Portland, qualificandosi per il secondo turno di questi Playoff NBA. Il post-partita di LeBron James, però, ha avuto un focus chiaramente diverso rispetto alle ‘solite’ opinioni sulla sfida contro i Blazers. La stella gialloviola, infatti, è parlato con i giornalisti per la prima volta dopo il clamoroso boicottaggio dei giocatori NBA nella giornata di mercoledì. Queste le sue parole a riguardo:

“Si spera che gli ultimi due giorni abbiano significato qualcosa per dare vita ad un cambiamento e per un futuro più luminoso. Speriamo di vedere il cambiamento e, quando ci guarderemo indietro, dire che questo è stato il momento in cui è successo.”

Nelle ultime 48 ore LeBron ha ricevuto supporto e consigli da gente come Barak Obama, Colin Kaepernick e vissuto la scomparsa di Chadwick Boseman. James ha quindi ammesso di aver pensato più volte di voler lasciare la bolla:

“Ho passato molte notti e giorni a pensare di lasciare la bolla. Penso che lo abbiano fatto tutti qui dentro, compreso voi, ragazzi (giornalisti). Non credo che ci sia stata una persona che non abbia pensato nella propria mente ‘Devo andarmene da qui’. Non solo per quello che è successo ultimamente, ma lo dico in senso generale: probabilmente mi è passata questa idea per la mente una volta al giorno.”

In ogni caso, mercoledì pomeriggio LeBron non era preparato ad affrontare quello che è successo. I Lakers si trovavano nel bel mezzo di un pisolino pre-partita quando i Bucks si sono rifiutati di scendere in campo per la loro partita contro Orlando. Così James alla fine ha convocato una riunione di emergenza per definire una strategia con tutti i giocatori NBA:

“Il mio pensiero in quel momento era capire quale poteva essere un piano per il futuro. Se non abbiamo un piano, di cosa stiamo parlando? Perché siamo ancora qui? Ecco dove è andata la mia mente. Ad un certo punto non c’era alcun piano per andare avanti. Non c’era alcun piano d’azione. Io personalmente, non sono quel tipo di persona. Non sono un ragazzo che non ha un piano e poi non è pronto ad agire.”

Così è arrivata la scelta di lasciare il primo meeting votando la contrarietà nella ripresa della stagione. C’è da aggiungere come gli addetti ai lavori NBA credono che James abbia fatto questa mossa solo per avere una leva con cui poter insistere nel successivo incontro con i proprietari della franchigie. Obiettivo comunque raggiunto, poiché LeBron ha strappato una serie di promesse che ora gli owner devono mantenere, come la donazione, da qui ai prossimi 10 anni, di 300 milioni di dollari da destinare ad associazioni impegnate nella lotta contro il razzismo:

“Scelgo le mie battaglie. Ascolto e vedo cosa succede intorno a me. Esprimo la mia opinione e cerco di farlo per migliorare le prospettive di tutti. Dovete solo capire che quello che faccio non lo faccio solo per me, ma anche per gli altri 300 ragazzi in questa lega. Devo stare attento.”

LeBron ha quindi confessato di aver sentito diversi ‘consulenti’ in questi giorni, tra cui l’ex presidente Obama con cui ha da sempre buoni rapporti:

“Il presidente Obama è un grande uomo, è un grande uomo. Vorrei che fosse ancora il presidente degli Stati Uniti”.

Poi sulle parole di supporto arrivate ieri da Kaepernick, LeBron ha risposto così:

“È un altro di quegli atleti che ha segnato una generazione e la gente ripenserà alla storia con questi personaggi dello sport. Non solo parleranno delle sue prestazioni in campo, ma di quanto sia stato importante fuori dal campo. Come abbiamo fatto con Muhammad Ali. Lo chiamano il campione del popolo. Non credo che nessuno lo chiami il campione del popolo.per quello che ha fatto sul ring.”

Infine la chiosa sulla scomparsa di Chadwick Boseman:

“Anche se sapevamo che era solo una storia di fantasia, in realtà per noi sembrava reale. Finalmente ci siamo sentiti come se avessimo il nostro supereroe nero, e nessuno poteva togliercelo. Perderlo è triste per la nostra comunità. Perdere Black Panther e Black Mamba nello stesso anno è dura: possiamo tutti concordare sul fatto che il 2020 è stato l’anno più schifoso della mia vita. Non c’è nemmeno da farsi delle domande a riguardo.”

 

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