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NBA, Kyrie Irving: “Non sono favorevole a ritornare a giocare”

La stella dei Nets si oppone al ritorno in campo della lega

Non tutti, come nel caso Kyrie Irving, sono d’accordo nel cercare di chiudere la stagione NBA a tutti i costi.

Nei preparativi per il ritorno della stagione infatti, la stella dei Brooklyn Nets si è fatta portavoce della corrente di chi non vorrebbe portare a termine il campionato.

Come riportato da Shams Charania di The Athletic,  nel corso della conference call dei giocatori di venerdì infatti, Kyrie Irving si è dichiaratamente opposto al ritorno della NBA.

Tuttavia, il giocatore ha ribadito come non si opporrà alla volontà dei suoi colleghi se questi decideranno di  comunque di ritornare a giocare.

Durante la telefonata, condotta da più di 80 giocatori tra cui il presidente della NBPA, Chris Paul, Kyrie Irving ha voluto toccare inoltre la questione della disparità tra gli stipendi delle superstar e quelli del resto della lega.

“Non sono favorevole a giocare ad Orlando. Non sono d’accordo con questo continuo razzismo sistematico e le stronzate che ne comporta. Qualcosa puzza di marcio qua. Che lo si voglia ammettere o no, siamo presi di mira come uomini di colore ogni giorno che ci svegliamo. Ci sono solo 20 ragazzi che vengono pagati, e io ne faccio parte. Non facciamo finta che non ci sia un sistema a più livelli per dividerci tutti.”

Nel corso degli ultimi mesi, Kyrie Irving si è distinto in questo genere di riunioni per aver fatto più volte pressioni alla NBPA, soprattutto per avere risposte sulle norme riguardanti gli obblighi degli atleti con le proprie franchigie.

Sempre secondo Charania, il sindacato dei giocatori avrebbe però chiarito come gli atleti non siano obbligati a scendere in campo da alcuna spada di Damocle, intesa soprattutto a livello di ritorsioni economiche.

Come approfondito in un’altra chiamata di lunedì infatti, si sarebbe spiegato ai giocatori come essi non siano vincolati da nessun obbligo, a patto che sia stato ratificato un accordo con la sua squadra o per impedimenti di salute.

Su tale compromesso, si sarebbe espresso lo stesso Adam Silver in una telefonata, avvenuta giovedì, con i trenta GM delle franchigie, chiarendo che chi non vorrebbe venire ad Orlando non dovrebbe sentirsi obbligato a farlo.

 

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