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Mercato NBA 2024

I (probabili) protagonisti del mercato NBA 2020

Più l’estate si avvicina e più avvicina il mercato NBA 2020. Molti i giocatori free agency ma anche i papabili partenti.

Questa settimana, più precisamente l’altro ieri, si sarebbe ufficialmente conclusa la regular season NBA 2020. Da qui in poi, ad accompagnarci verso l’estate ci sarebbero i stati playoff e la lotta al titolo. Ma se la sfida per aggiudicarsi il Larry O’Brien Championship Trophy è stata rimandata a data da destinarsi, Draft e mercato sono pronti ad entrare nel vivo. Anzi, paradossalmente, l’interruzione forzata del campionato ha anticipato di quasi un mese i discorsi sul mercato NBA 2020.

Sono così iniziati a circolare i primi rumors, facendo emergere quelli che saranno i probabili protagonisti del mercato estivo.

 

DeMar DeRozan

Il prodotto di Compton, come avevamo già accennato, non ha mai digerito del tutto la trade che lo ha portato in Texas: a San Antonio pare non essersi mai realmente ambientato. Avvalersi della player option per il prossimo anno, quindi, sta diventando l’ipotesi sempre meno plausibile per il 4 volte All-Star. DeMar DeRozan, secondo un’analisi condotta da ESPN sui free agent della prossima estate, nonostante abbia concluso 6 stagioni consecutive sopra i 20 punti di media, non può essere considerato l’obiettivo principale per una contender. Questo perché, sempre secondo Espn, il giocatore mostra troppe lacune in difesa e nel tiro. Ma anche una oggettiva propensione a giocare meglio come prima donna piuttosto che affianco altri campioni. Più probabile per lui strappare un ultimo ricco contratto con una squadra vogliosa di accedere ai playoff o ritornarvi dopo troppi anni di purgatorio…

 

Andre Drummond

Pensando all’estate che sarà, non si può non parlare del leader del campionato per numero di rimbalzi catturati. Andre Drummond, nonostante abbia trascorso la stagione in due franchigie che non sono state in grado di supportarlo al meglio, ha dato vita ad una delle sue migliori stagioni in carriera. 15.6 rimbalzi a partita, accompagnati da 17.3 punti e 2 stoppate lo rendono a tutti gli effetti uno dei migliori centri attualmente in NBA. Il giocatore vanta una (ricchissima) player option per la prossima stagione ma va valutata anche la sua voglia di competere per il titolo. Infatti un giocatore come lui, non per forza accentratore del gioco come il sopracitato DeRozan ma, anzi, in grado di collaborare con altri uomini chiavi, può fare gola a molte franchigie ambiziose. Unico problema: il contratto. Chiunque voglia prenderlo, tramite sign & trade o da free agent, dovrà accollarsi uno stipendio davvero molto pesante e che per essere assorbito avrà bisogno di uno sforzo non indifferente.

 

Danilo Gallinari

Qui non si tratta di sciovinismo applicato al mondo della pallacanestro. Danilo Gallinari ha confermato quanto già mostrato lo scorso anno, ossia l’essere in grado di far pendere l’ago della bilancia di una franchigia verso i playoff. Nelle ultime due stagioni infatti il giocatore milanese è stato in grado di diventare il leader offensivo di due squadre differenti e conquistare la postseason in entrambi i casi. Si vero quest’anno il campionato non era finito, ma Oklahoma prima dello stop si trovava in quinta posizione e con un piede e mezzo ai play off. Gallinari a Oklahoma ha trovato una roster inaspettatamente (per gli esperti) competitivo ed un Paul in versione All-Star. Il giocatore ha così dimostrato di essere un realizzatore di primo livello a cui sono abbinate anche doti difensive sopra la media. Il tutto confermato dalle statistiche. Seconda stagione infatti sopra i 19 punti di media e col 40% al tiro da tre.

La free agency di questa estate vedrà quindi il Gallo tra i nomi più interessanti e gli darà la possibilità di scegliere cosa fare dei prossimi anni NBA. Non mancheranno, infatti, offerte da parte delle contender che necessitano di un secondo realizzatore di livello. E nemmeno ricchi contratti da squadre che puntano ai playoff.

Starà solo al giocatore decidere cosa volere dal suo futuro in NBA, se un titolo o un ultimo ricchissimo contratto. Senza però dimenticare il fattore Oklahoma e le ambizioni dei Thunder.

 

Kyle Kuzma

Guardando il monte ingaggi dei Los Angeles Lakers l’unica cosa che si può fare è applaudire al lavoro svolto dalla dirigenza. Pelinka e gli altri sono riusciti a costruire attorno a LeBron James ed Anthony Davis una macchina perfetta senza però compromettere il futuro della franchigia. Lo spazio salariale permette infatti di guardare all’anno prossimo con la massima serenità ma anzi, di potersi anche levare lo sfizio di aggiungere un altro tassello di qualità al roster.

Ma il problema di Kyle Kuzma non sono né la scadenza del contratto né lo stipendio. Il problema del giocatore in questo caso è solo ed esclusivamente di natura tecnica. Dopo un esplosivo primo anno da rookie, nella passata stagione il nativo di Flint era riuscito a migliorare ancora di più le sue statistiche personali, diventando uno dei leader dei losangelini. Come era normale, però, l’importanza della coppia LeBron-Davis ha visto diminuire la sua leadership con conseguente crollo delle sue statistiche personali. Nonostante LeBron sia diventato un play per i Lakers, Kuzma ha avuto una riduzione del minutaggio che non può non far riflettere sulla prossima stagione.

Il giocatore, infatti, l’anno prossimo entrerà nel suo ultimo anno di contratto da rookie. Ciò vorrà dire non solo rinnovo, ma un sostanzioso aumento dello stipendio. Rischiare di rimanere imbottigliato un’altra stagione dietro Davis e LeBron potrebbe compromettergli svariati milioni di dollari di contratto tra due anni e che potrebbe di conseguenza spingere il giocatore a valutare la partenza già quest’estate per giocare una stagione da protagonista.

Sarà questo il lavoro più complicato per la dirigenza Lakers, che dovrà riuscire a ribadire al suo giocatore la centralità nel progetto futuro, facendolo pazientare ancora qualche anno. A meno che non lo vogliano utilizzare come pedina di scambio.

 

Rudy Gobert

Ultimo della lista il centro francese. Rudy Gobert non ha problemi di ingaggio né gli Utah Jazz hanno bisogno di fare spazio salariale. Il lungo inoltre anche quest’anno sta competendo per la palma di miglior difensore della Lega. Ciò che però è successo a causa del Coronavirus non può essere ignorato e pone il nome di Rudy tra i possibili partenti.

La sceneggiata di Gobert in sala stampa infatti non è risultata solamente di cattivo gusto ma anche offensiva nei confronti di chi poi ha realmente contratto il virus. Chi più di tutti non ha sopportato il comportamento è stato Donovan Mitchell, risultato poi positivo al Cod-19. Il rapporto tra i due si è così immediatamente logorato, tanto da far pensare che non possa più essere ricucito, col rischio di arrivare al “O me o lui”. E se questo dovesse accadere, quello più sacrificabile tra i due pare essere proprio il francese. Non soltanto perché il suo comportamento ha creato malumori in tutto lo spogliatoio. Non soltanto perché l’impatto mediatico non è stato certo positivo. Ma anche per l’aspetto più pratico.

Gobert nella prossima stagione entrerà nell’ultimo anno di contratto potendo poi ambire ad un altro ricchissimo rinnovo. Mitchell invece ha davanti ancora una Qualifying Offer ma anche l’etichetta stampata addosso di uomo franchigia, nonostante la giovanissima età. Inoltre il prodotto di Louisville è già diventato leader realizzato della franchigia. E difficilmente si preferisce un giocatore difensivo ad uno con doti offensive. Appare quindi abbastanza certo che se la società di Salt Lake City dovesse essere costretta a decidere, difficilmente manderebbe via il futuro dei Jazz.

Anche per la maturità dimostrata rispetto a Gobert nonostante i 4 anni di differenza tra i due.

 

Giocatori non considerati per il mercato NBA 2020 e perché

Gordon Hayward

Uno dei nomi più gettonati negli ultimi giorni di rumors NBA, come riportato spesso e volentieri da Bleacher Report, è quello del trentenne di Indianapolis. Gordon Hayward quest’estate infatti andrà in scadenza ma potrà usufruire di una player option da 34 milioni di dollari. Se però è vero che in questa stagione ha fatto vedere sprazzi del giocatore che fu in Utah, gli infortuni hanno continuato a falcidiarlo. In tre anni coi Boston Celtics, Hayward non è mai riuscito a superare le trenta partite stagionali. E’ quindi abbastanza improbabile che il giocatore possa trovare qualcuno disposto a offrirgli un contratto a quelle cifre e non c’è motivo di pensare che lui possa lasciare Boston questa estate per cercare fortuna altrove.

 

Kevin Love

Su Kevin Love il motivo è lo stesso di ogni anno. Ogni estate, da quando LeBron ha abbandonato l’Ohio, si parla di una partenza di Love verso franchigie più competitive. La verità è che il giocatore ha un contratto semi impossibile da assorbire per la maggior parte delle squadre NBA e più passa il tempo, più passano gli anni e il contratto sembra non finire mai. Le qualità del giocatore non si mettono in discussione, ma la carta di identità oramai segna 31 anni e il giocatore ha ancora 3 anni di contratto, di cui 2 sopra i 30 milioni di dollari. Complicato anche quest’anno, quindi, vedere Love cambiare casacca. Peccato, perché in un contesto vincente potrebbe ancora dire la sua.

Brandon Ingram

Altro nome che circola è quello del nuovo All-Star. Brandon Ingram andrà in scadenza questa estate ma la società di New Orleans avrà a disposizione una Qualifying Offer per trattenerlo. Pare scontato che moltissime franchigie NBA, dopo la straordinaria stagione dell’ex Lakers, proveranno a offrirgli il massimo salariale. Ma pare altrettanto scontato che i Pelicans pareggeranno qualunque offerta. Con Williamson e Ball infatti, Ingram è candidato a formare i Big Three del futuro in Louisiana. E considerando anche il vero leader silenzioso della franchigia, Holiday, sembra assurdo pensare che qualcuno voglia smontare un quintetto di questo livello e che finalmente potrà iniziare la stagione assieme. Pensare che la società di New Orleans possa quindi lasciarlo partire farebbe pensare ad un vero e proprio suicidio, piuttosto che ad un errore di valutazione. Più probabile invece che si cerchi il quinto giusto, che permetterebbe ai ragazzi di poter davvero dire la loro.

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