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Curiosità

I 10 Migliori giocatori NBA passati per l’Italia

I migliori giocatori provenienti dalla NBA che hanno calcato i parquet della penisola italiana, e hanno lasciato ricordi indelebili nei cuori e nella mente di milioni di tifosi e appassionati.

PREDRAG DANILOVIC

Predrag Danilovic a canestro contro la Fortitudo Bologna

Va bene voi direte che lo Zar prima è arrivato in Italia e poi è andato in NBA, ma dopo poco ha ripreso il diretto per tornare a Bologna, quindi di fatto è passato anche dalla NBA alla serie A, e poi comunque penso che per Sasha si possa concedere una leggera variazione alla regola.

Danilovic, il serbo proveniente da Sarajevo, che già con la sua prima squadra professionistica il Partizan Belgrado era riuscito a conquistare l’Eurolega, era una guardia che possedeva un tiro mortifero, freddo come il ghiaccio, preciso come un cecchino, sapeva tirare da qualsiasi punto del campo.

Non faceva differenza per il ragno se piazzato, in uscita dai blocchi, o in palleggio arresto e tiro, se la palla veniva scagliata da Sasha bastavano pochi attimi ed era udibile il fantastico rumore della retina che sfrusciava.

Il carattere è sempre stato freddo e distaccato con la piazza e la tifoseria, che comunque lo adorava, ma per “Nikita”non era importante il modo di porsi o il problema di farsi amare, l’unica cosa che contava era vincere il più possibile.

La prima parentesi a Bologna va dal 1992 al 1995, in 3 anni sono tre scudetti consecutivi , nelle finali cade prima Treviso poi Pesaro, e poi ancora Treviso, contro Pesaro si infiamma per la prima volta il duello con Carlton Myers, due pesi massimi del basket nostrano si erano incontrati e se le erano date di santa ragione in tutti i sensi per il primo storico match.

26 punti di media nelle sue prime tre stagioni nella città delle due torri, e il consistente problema per le difese che tirava con fiducia dagli 8 metri; purtroppo la magia della squadra di coach Bucci sembrava riuscire solamente in Italia, in Europa infatti arrivavano solo delusioni, e forse proprio questo aspetto pesò nella decisione di Sasha di aprirsi al mondo NBA.

Danilovic aveva rifiutato Golden State nel 1992, non sentendosi pronto fisicamente per confrontarsi con i giocatori di oltreoceano, ma ora nel 1995 aveva acconsentito a giocare per i Miami Heat guidati da Pat Riley.

L’impatto con il mondo NBA è forte e lascia letteralmente il segno, per l’esattezza dieci punti di sutura sullo zigomo dopo una rissa durante una partita; Danilovic gioca bene per Miami prima e Dallas poi 15 punti di media e un ottimo 38% da oltre l’arco, ma lo zar si accorge che in NBA non può essere il giocatore totale che era in Europa, potrebbe diventare uno splendido specialista, ma nulla di più in una lega chiusa e diffidente nei confronti degli stranieri.

Danilovic non resiste ad essere rilegato a quel ruolo e nel 1997 ritorna a Bologna, in una squadra dove il talento di certo non mancava: Antoine Rigaudeau, Rascio Nesterovic, il compagno di Nazionale Zoran Savic, Hugo Sconoschini, e poi i vecchi amici Gus Binelli e Ricky Morandotti, Ettore Messina in panchina.

Ma Sasha è cambiato: non forza più, è sempre feroce ma non più cannibale, la sua media punti cala e si mette al servizio della squadra , gioca per Messina in ogni ruolo tranne che da 5.

In Italia l’unica squadra in grado di contrastare la Virtus in quel periodo è la Fortitudo con capitano quel guerriero italiano di Carlton Myers oltre che a Treviso.

Il primo scontro di quell’anno lo vince la Teamsystem portando a casa la Coppa Italia con MVP ovviamente Myers a discapito dei cugini battuti in semifinale, le Vu nere si prendono la rivincita in Eurolega buttando fuori in due gare tesissime gli odiati cugini e riuscendo dopo altri due turni finalmente a portare a Bologna il trofeo.

La prestazione più memorabile quell’anno Danilovic la fornisce in gara 4 dei quarti di finale contro Roma: il pubblico della capitale è nervoso e scorretto, in tribuna viene esposto uno striscione indirizzato a Danilovic che recita “zingaro”, Sasha gira l’interruttore e diventa un killer dallo sguardo di ghiaccio, senza alcuna pietà, 47 punti con il 70%dal campo; la tempesta perfetta, tanto da far uscire dalle grazie Attilio Caja coach di Roma, e un tifoso che cerca di aggredirlo, Pedrag se ne esce dal campo fra i fischi e gli sputi ma con la vittoria stretta fra le mani.

La Virtus supera in semifinale Varese ma in finale ritrova gli avversari di mille battaglie della Team System, tutto si decide nella decisiva gara 5 a 26 secondi dalla fine con le Vu nere sotto di 4.

Danilovic scaglia una bomba da 8 metri, Wilkins che lo marca lo tocca e commette il fallo (inutile entrare nei meriti delle infinite polemiche sul fatto, ci atteniamo alla storia), la palla entra, 3 punti più tiro libero convertito: è parità.

Ai supplementari la Fortitudo si scioglie e la Virtus vince lo scudetto il quarto in meno di 8 anni, qui si chiude la striscia di successi del binomio Virtus-Danilovic (dopo arriverà solo una Coppa Italia nel 1999), con Sasha che consegue il premio di miglior giocatore della lega, e stringe sportivamente la mano a Myers.

Nikita si ritirerà a 30 anni alle porte della stagione 2000, precludendo ai tifosi virtussini di ammirare quella che sarebbe potuta essere la coppia di guardie più forte della storia del campionato italiano formata da lui e da un interessante argentino proveniente da Reggio Calabria, un certo Manuel Ginobili.

La numero 5 di Danilovic anni dopo viene ovviamente ritirata, il suo nome e le sue gesta rimangono incise nel ricordo di ogni appassionato italiano ed europeo di pallacanestro.

Bologna vs Roma gara 4 97-98

Kinder Bologna vs Team System Bologna gara 5 97-98

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