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Dallas Mavericks

Dallas Mavericks Season Preview: Voglia di stupire

Abbiamo lasciato i Dallas Mavericks dopo un’indigesta Gara7 di Playoffs. Era il primo turno, gli avversari i San Antonio Spurs futuri campioni. E quella serie è stata la più impegnativa che i texani hanno disputato in tutta la post-season. Si potrebbe partire da qui per descrivere quanto fatto dagli uomini di coach Carlisle nel corso dell’anno scorso, ma è giusto premere il tasto ‘rewind’ e ripercorrere le ultime tappe della franchigia texana.

Per due anni infatti i Mavericks hanno tentato di reclutare una superstar in modo da migliorare il proprio roster e puntare ad un altro titolo, dopo quello raggiunto nel 2011. Nel 2012 ci fu la caccia a Deron Williams, ma i Mavs non riuscirono ad aggiudicarsi il playmaker. L’anno seguente tenne banco durante l’Off Season il tormentone relativo a Dwight Howard: anche in quell’occasione Dallas uscì sconfitta dalla caccia al centro ex Lakers. Così, con l’arrivo della scorsa estate (dopo che per la prima volta dal 2000 Dallas aveva mancato l’accesso alla post-season) Mark Cuban e Rick Carlisle si erano trovati di fronte ad un ardua decisione: scambiare i veterani della squadra (come Dirk Nowitzki, Shawn Marion e Vince Carter) in cambio di qualche assets futuro e incominciare una stagione all’insegna del tanking, oppure provare a costruire un gruppo in grado di battagliare con le franchigie della Western Conference, un vero e proprio mattatoio di squadre da playoffs. Cuban e il suo coach decisero che la cultura vincente della franchigia era un elemento da preservare e, di conseguenza, ci furono acquisti come José Calderon, Samuel Dalembert, Devin Harris e Monta Ellis che insieme ai veterani sopracitati sono andati a formare un roster che avrebbe rincorso i playoff a lungo, per arrestarsi solo davanti a Duncan e soci. Dopo aver lottato fino alla fine, nonostante una gara7 totalmente dominata dagli Speroni.

I Campioni NBA 2011 hanno deciso di continuare a combattere nel tremendo Ovest e i risultati della scorsa stagione sono stati per certi versi sorprendenti: basta osservare qualche statistica avanzata per rendersi conto di quel che Carlisle e i suoi hanno costruito amalgamando il gruppo di giocatori che si è formato nel corso della ultima off-season. Ad esempio, per 100 possessi, i Mavs hanno segnato 109.6 punti di media (secondi soli ai San Antonio Spurs). E nella classifica della percentuale effettiva di canestri realizzati, i texani sono terzi (52.4%), dietro a Spurs (sempre loro!) e Heat. Per quanto riguarda il PIE, sono sempre sul podio con una percentuale del 53.5, dietro sempre agli Spurs e agli Oklahoma City Thunder. (Per chi non sapesse cos’è il PIE, allego descrizione dal sito ufficiale della NBA. In soldoni, la PIE è la percentuale di quante azioni di gioco in cui è stata impegnata la squadra sono risultate favorevoli alla squadra stessa). Dopo la scorsa stagione, i Mavs non si sono fermati e Cuban ha condotto degli ottimi movimenti nel corso di quest’ultima off-season, che ha portato anche alla firma del rinnovo contrattuale di Nowitzki: triennale da 25 milioni. Il roster è stato allungato nei ruoli nevralgici ed è stato aggiunto un giocatore di prospettiva come Chandler Parsons (dopo aver perso la corsa a Carmelo Anthony). Quel che sarà di questa stagione non è dato saperlo, ma se i Mavs terrano fede alle promesse, sicuramente assisteremo alla scalata di una franchigia… Spumeggiante. E poi, diciamoci la verità: come si fa a non amare una squadra che regala perle come questa?

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IL MERCATO DEI MAVS

Acquisti : Chandler Parsons (FA, Houston Rockets), Tyson Chandler (New York Knicks), Raymond Felton (New York Knicks), Jameer Nelson (FA, Orlando Magic), Al-Farouq Aminu (FA, New Orleans Pelicans), Ivan Johnson (Zhejiang Golden Bulls, Cina), Richard Jefferson (FA, Utah Jazz).

Cessioni : Josè Calderon (New York Knicks), Samuel Dalembert (New York Knicks), DeJuan Blair (Washington Wizards), Shawn Marion (Cleveland Cavaliers);

QUINTETTO TITOLARE

ROSTER E SALARI 

ALLENATORE 

Rick Carlisle è stato unico dei pochi allenatore che nel corso della scorsa stagione hanno dato del vero filo da torcere ai San Antonio Spurs che hanno dominato la NBA. Arrivare ad una gara-7 contro gli Speroni si è dimostrato possibile solo grazie ad un’organizzazione di gioco magistrale. Il merito più grande di Carlisle nella scorsa stagione è stato integrare un giocatore come Monta Ellis nel sistema di gioco, rendendolo un ottimo gestore di palla e un selezionatore di tiri decisamente migliore di quello apprezzato in quel di Milwaukee. Il sistema di gioco è sempre lo stesso, strutturato su un lungo capace di gestire il pallone in post (l’immortale Nowitzki) e un playmaker capace di tirare o di giocare il Pick&Roll (l’anno scorso José Calderon e Monta Ellis) ma anche di far girare la palla. Attorno a questi due elementi fondamentali, Carlisle vuole giocatori capaci di correre, di far girare il pallone senza che quest’ultimo tocchi terra e, all’occasione giusta, l’ex giocatore dei Celtics vuole che si aprano le bocche da fuoco per sparare dal perimetro o dal mid-range. In questo senso, l’aggiunta di Chandler Parsons può essere determinante per i nuovi equilibri della franchigia texana, così come gli innesti di atleti come Ivan Johnson, Al-Farouq Aminu, Richard Jefferson e Jameer Nelson rendono il roster (al netto delle partenze di Calderon e Shawn Marion) decisamente adatto al gioco di Carlisle. Per proteggere poi la squadra dalle incursioni avversarie, Carlisle ha sempre voluto un centro con spiccate doti di leadership difensive. L’anno scorso Dalembert, quest’anno il ritorno di Tyson Chandler. 

GIOCATORE CHIAVE DELL’ ATTACCO

Abbiamo già parlato di quelli che sono stati i miglioramenti offensivi di Monta Ellis e fra poco approfondiremo quello che Chandler Parsons potrà dare all’attacco dei Mavs. Ma indubbiamente il fulcro dell’attacco dei Dallas Mavericks rimarrà Dirk Nowitzki. Basta un dato a confermare questa affermazione: in situazioni di palleggio-arresto e tiro, Dirk la spiega ancora a tutti, con il 47.5% di realizzazione (meglio anche di Carmelo Anthony, fermo al 40.7% di canestri realizzati). Quando si mette in ritmo con il palleggio, il tedesco è ancora il miglior realizzatore NBA. D’altronde stiamo parlando del decimo marcatore All-time della Lega, un campione assoluto. Rifirmato quest’estate a cifre ridicole rispetto al suo reale valore, è una certezza per quanto riguarda leadership e punti. E il valore aggiunto di avere un giocatore come Nowitzki, capace di segnare pressoché ovunque, può risultare un fattore determinante anche nei Pick & Roll giocati fra esterni e centro. A spiegarlo è Monta Ellis: “Quando entro in area e il mio centro prepara un blocco, la difesa non sa bene come muoversi se c’è Dirk in zona. Sposta gli equilibri in attacco, è un pericolo costante. Se lo lasci libero, io posso passargli la palla e lui può far canestro. Se la difesa si concentra su di lui, io ho vita più facile: o passo al centro, isolato, oppure vado a canestro per una schiacciata o un lay-up”. Ah, per chi ancora non fosse convinto di quanto sposti Nowitzki offensivamente, propongo una mappa di tiro che Grantland ha pubblicato qualche mese fa. Semplicemente ILLEGALE.

 

Ps: ok, Nowtizki. C’è però un altro giocatore chiave che l’anno scorso è risultato fondamentale negli equilibri offensivi della squadra. Sto ovviamente parlando di Monta Ellis, un giocatore totalmente trasformato nell’ultima stagione. E’ passato dall’essere confusionario e mangia-palloni al sapersi destreggiare in attacco e a selezionare ottimamente i tiri. Inserito in un contesto vincente, dove l’attacco è strutturato e ove ognuno fa il suo, Ellis si è dimostrato letale. E’ stato il giocatore che ha effettuato il maggior numero di penetrazioni (827) e, a partita, quello che grazie a questa particolare azione di gioco ha totalizzato più punti (7.2, davanti a Tyreke Evans e Tony Parker).

GIOCATORE CHIAVE DELLA DIFESA

Senza dubbio la menzione d’onore va a Tyson Chandler, eroe del titolo 2011 che, dopo 3 anni di New York Knicks, torna a Dallas. Il lungo, straripante durante le ultime Finals giocate contro la prima versione dei Big Three di Miami, potrà dare quella solidità difensiva che a tratti l’anno scorso è mancata. Certo, l’età avanza (ha da poco compiuto 32 anni) e le 27 partite saltate l’anno scorso fanno presagire che anche durante quest’anno ci sarà qualche passaggio in infermeria. Ma Chandler è un cultore della difesa e se si integrerà bene con i vari Aminu, Johnson e Jefferson si potrebbe costituire in quel di Dallas un’ottima cerniera. Ah, da tenere conto delle ultime dichiarazioni di Chandler Parsons che ha posto come uno dei suoi obiettivi primari quello di migliorare in difesa. E se anche lui incomincia a difendere come si deve…

RIVELAZIONE DELLA SQUADRA

C’è chi dice che si tratta di un giocatore strapagato, ma dal canto nostro 45 milioni in 3 anni per un giocatore che ha lasciato intravedere grandi margini di miglioramento, ci possono stare. E va considerato il fatto che Chandler Parsons l’anno scorso ha viaggiato a medie di 16.6 punti, 5.5 rimbalzi, 4 assist e 1.2 rubate a partita, il tutto condito dal 52% dal campo e da due triple segnate ad allacciata di scarpe. Numeri che in pochi nella Lega hanno saputo raccimolare. Assieme a Monta Ellis e Dirk Nowitzki, può formare un trio offensivamente devastante. Inoltre ha recentemente annunciato (vedi sopra) di lavorare incessantemente sulla sua difesa: “Scivolamenti laterali, posizione, movimento dei piedi, questa è la parte più carente del mio gioco”, ha ammesso l’ex giocatore di Houston. Che non si vuole fermare qui, “perché sto lavorando anche sul mio ball handling, per iniziare a crearmi anche il tiro da solo”. Insomma, dopo 3 stagioni NBA e ad appena 25 anni, Parsons potrebbe diventare un’arma importantissima nello scacchiere offensivo dei Mavs.

MIGLIOR INNESTO 

Avendo già assegnato a Parsons l’etichetta di possibile rivelazione della squadra, non mi piace ripetermi. Quindi per il titolo di miglior innesto ho premiato la scelta di Cuban di dare profondità al ruolo in cui i Mavericks potrebbero soffrire di più: il playmaker. Con Raymond Felton che viene da una (a dir poco) opaca stagione ai Knicks, è rimasto Devin Harris (ottima firma!) ma soprattutto è stato firmato Jameer Nelson che, con un contratto biennale da 5.5 milioni, rappresenta un’ottima mossa da parte del front-office dei Mavs. L’ex giocatore dei Magic porta in dote 12 punti e 7 assist di media a partita, oltre alla sua capacità di segnare da dietro l’arco o di crearsi tiri dal palleggio. 

PUNTI DI FORZA 

Senza dubbio il potenziale offensivo è ciò che può fare la differenza per l’edizione 2014/15 dei Dallas Mavericks. E per sfruttare a pieno questo potenziale, c’è bisogno di un’ottima chimica di squadra che, con un leader come Dirk Nowitzki, non è un’utopia. Se i giocatori si fidano l’uno dell’altro e fanno viaggiare il pallone, la macchina ideata di Carlisle può risultare devastante.

PUNTI DEBOLI

Aggiungendo giocatori come Aminu e Ivan Johnson, dalla panchina possono uscire giocatori con un ottimo apporto difensivo. Certo non si può dire lo stesso del quintetto titolare: Parsons ha mostrato diversi limiti nella propria metà campo, soprattutto quando si abbinava ad ali piccole più grosse di lui (LBJ, KD, Rudy Gay). E visto che Nowitzki non ha mai dato un apporto sostanzioso, la situazione può farsi moooolto complicata.

MIGLIOR SCENARIO

Nowitzki continua a vivere un periodo magico e mitraglia le retine delle Arene NBA come se fosse ancora il 2011. Dietro di lui, Chandler rivive un’altra annata “NBA Finals” e tramuta il pitturato dei Mavs in una “No Fly Zone”, non si passa. Monta Ellis continua a migliorare le sue doti di gestore di gioco e propizia una crescita esponenziale di Parsons, il quale si tramuta in bocca da fuoco letale. Le rotazioni si dimostrano adatte alla lunghezza NBA e Carlisle sfoggia la magnificenza del proprio gioco offensivo. Dallas finisce con il miglior attacco della NBA e un record di 55-27. 

PEGGIOR SCENARIO

I Mavs sono tartassati dagli infortuni. Nowitzki e Chandler passano troppo tempo in infermeria, lasciando la squadra senza due dei leader fondamentali. Parsons non migliora il suo gioco quanto necessario e Ellis incespica in quegli errori tipici del suo periodo a Milwaukee (quanto lo chiamavano il peggior selezionatore di tiri della NBA, per rendere l’idea). In difesa la situazione va degradandosi e Ellis, Parsons e Nowitzki si dimostrano totalmente inadeguati per difendere ruoli dalla guardi all’ala grande. Già la loro Division è infernale, figuriamoci arrivare ai playoffs. 41-41. 

PREVISIONE 

La Western Conference rappresenta quella che nella vita di tutti i giorni chiameremmo “La dura realtà”. Basta una vittoria o una sconfitta in più per decretare o meno il tuo accesso alla post-season (chiedere ai Phoenix Suns dello scorso anno per conferma). Gli equilibri sono precari, pronti a saltare qualora un underdog si incuneasse fra le favoritissime (San Antonio Spurs, Los Angeles Clippers, Oklahoma City Thunder) e facesse saltare il banco. I Mavs, se rimangono sani, possono fare molto bene, raggiungendo anche le 45/50 vittorie stagionali. Certo, molto dipenderà dalla gestione che Carlisle adotterà per preservare giocatori come Nowitzki e Chandler. Quel che è l’obiettivo minimo per questi Mavs è arrivare ai playoffs e, perché no, superare anche il primo turno. 

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