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Coronavirus, la NBA valuta di spostare le partite in città non colpite
Si pensa anche di giocare a porte chiuse o, la più improbabile, di sospendere la competizione
Anche la NBA si prepara ad affrontare il Coronavirus: in attesa delle riunioni con i presidenti e i general manager delle squadre, si valutano diverse opzioni per prevenire il contagio.
Come riporta Adrian Wojanarowski per ESPN, una delle possibili soluzioni sarebbe quella di spostare le partite nelle città non colpite dal virus.
ESPN Sources: NBA is discussing scenarios that include moving some games to cities that have yet to suffer outbreaks — including opponent arenas or neutral sites. https://t.co/i3wxmSMNyw
— Adrian Wojnarowski (@wojespn) March 11, 2020
Nel caso in cui, a causa di un focolaio nelle vicinanze, una squadra non avesse la possibilità di giocare nel proprio impianto la NBA potrebbe spostare la partita o sul parquet dell’avversario oppure giocare in campo neutro.
Nella conferenza si parlerà di altre due possibili soluzioni: la possibilità di giocare senza pubblico e, quella più improbabile, di sospendere il campionato.
Tuttavia queste ultime sono le meno percorribili visto il numero limitato di test svolto negli USA per capire il numero effettivo di contagiati. Non è ancora chiaro quali siano le zone più colpite dal virus: senza questo dato è difficile agire di conseguenza.
In attesa della decisione finale, l’America ha iniziato a prendere misure cautelari: a Washington sono state vietate tutte le manifestazioni e i raduni con più di 250 persone, mentre a San Francisco il dipartimento sanitario ha chiesto agli Warriors di giocare a porte chiuse.
Più complicata la situazione dei Cleveland Cavaliers, i quali giocheranno sei partite in trasferta e torneranno in Ohio solo il 24 marzo.
Per cercare di limitare i contatti, la NBA ha vietato l’ingresso dei media negli spogliatoi, ma la situazione è destinata a cambiare nei prossimi giorni.
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