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NBA Confidential: intervista a Nicolò Melli

Abbiamo parlato al telefono con Nicolò Melli del suo avvio di stagione, delle sue difficoltà e del suo ambientamento in questa nuova avventura NBA

Abbiamo parlato al telefono con Nicolò Melli durante la Europe Conference Call del 12 dicembre, in vista della NBA Saturday Night di sabato prossimo, durante la quale si sfideranno gli Orlando Magic e proprio i New Orleans Pelicans del nostro Melli.

L’ex Olimpia Milano ha firmato un contratto di due anni con la franchigia della Louisiana la scorsa estate, dopo aver disputato due stagioni di grande livello in Turchia con il Fenerbahçe. Sebbene sia considerato una matricola, Melli è un veterano all’interno della squadra di Alvin Gentry: la giovane età media del roster, che vede tra gli altri Zion Williamson, Lonzo Ball, Brandon Ingram e Josh Hart, ha permesso all’ala italiana di diventare un punto di riferimento per i suoi compagni, pur non giocando ampi spezzoni di partita.

L’affollamento della Conference Call, purtroppo, non ha permesso a nessuno dei media di fare più di una domanda. Nonostante questo, Nicolò ha avuto modo di parlare del suo inizio di stagione: alti e bassi, prestazioni negative e grandi exploit, il suo ambientamento e il suo futuro.

 

Quali sono le tue prime impressioni dopo i primi mesi in NBA? Qual è il giocatore più forte chi è hai incontrato? Come la senti?

“Per ora considero il mio bilancio un po’ altalenante. Sapevo che nelle prime 20 gare ci sarebbero stati momenti critici, fa parte del processo di ambientamento. Lavoro però giorno dopo giorno per farmi trovare pronto. Il giocatore più forte è sicuramene LeBron James, il migliore in tutto, per attacco e per atletismo”.

 

Nella tua partita d’esordio hai segnato 14 punti con 4/5 da tre punti in uscita dalla panchina. Come ti sei sentito ad affrontare i campioni NBA in carica [Toronto Raptors, ndr] con una prestazione di grande qualità e carisma?

“Diciamo che è stata la fortuna dei principianti, dai. È andata bene, è stata una bella serata, purtroppo non abbiamo vinto. È stata comunque una sera incredibile perché loro avevano la consegna degli anelli, quindi vedere una cerimonia del genere dal vivo è comunque qualcosa di bello. Poi personalmente la palla è andata dentro, è andata bene. È stato un bell’esordio, mettiamola così”. 

 

https://www.instagram.com/p/B3RcUDMD1Ld/

L’esordio in casa dei Pelicans ha anche visto Melli esibirsi in prestazioni canore di livello

 

Come hai sentito il cambiamento nelle transizioni difensive, ti senti già a tuo agio o ti mette in difficoltà il modo di difendere americano?

“Sicuramente si tratta di un momento di transizione, stiamo parlando di un metodo di difesa completamente diverso rispetto a quello europeo. Sto cercando di imparare il più possibile. Ci sono altri aspetti importanti, c’è un altro ritmo ma soprattutto c’è una diversa velocità, oltre che alla mentalità di gioco. devo migliorare ma soprattutto imparare”.

 

Che differenze di ruolo e di marcature hai incontrato in questa tua transizione dall’Europa alla NBA, soprattutto per quanto riguarda la fisicità e i carichi di lavoro?

“Per quanto riguarda il ruolo, non è ancora ben definito all’interno della squadra. Se avremo modo di di riparlarne tra 20/25 partite potrò risponderti in modo più chiaro. Per quanto riguarda il gioco, qui si cerca di aprire molto il campo rispetto all’Europa. Si corre molto di più, secondo me qua è meno fisico il gioco, ci sono molti meno impatti ma gli arbitri lasciano correre meno su queste situazioni. Però è molto più atletico e veloce, sia verticalmente che orizzontalmente”.

 

Quanto influiscono i back to back sulla tua condizione fisica?

“Per tutta sincerità non è che io stia giocando particolarmente tanto, quindi non risento particolarmente di questa cosa. La cosa incredibile è la loro organizzazione: tu arrivi e riesci a performare comunque in queste situazioni. Per i rigori che hai, per come dormi e per come mangi. Hai una condizione tale per cui riesci a performare anche giocando a distanza così ravvicinata. Poi per quanto riguarda la mia condizione fisica ne possiamo riparlare fra 20-25 partite quando spero potrò avere un ruolo maggiore. Quindi per quanto riguarda la mia condizione fisica al momento non ne risento tanto”.

 

Sei arrivati in NBA a 28 anni, i tuoi compagni ti considerano più rookie o veterano?

“Diciamo che sto molto al gioco. Partecipo anch’io a quelli che sono i riti d’iniziazione, che nella nostra squadra sono comunque molto leggeri, ma tutti quanti mi tributano molto rispetto. Ho giocato molto più anni di molti veterani che ci sono in questa squadra, ma sanno perfettamente come comportarsi”.

 

A proposito di questo, ora domanda in stile “sliding doors”: senti di essere arrivato in NBA all’età giusta? Se fossi arrivato qualche anno prima in NBA dove immagini saresti e che giocatore saresti ora?

“Il problema non si pone perché io a 23/24 anni non avevo la possibilità di arrivare in NBA. Sarei dovuto venire qua due anni fa a 26 anni, o anche l’anno scorso. Ho immaginato molti scenari paralleli, sia nella pallacanestro che nella vita, ma con i se e con i ma non si fa la storia. Sono contento del percorso che ho fatto e anche il percorso che ho fatto fino ad oggi mi permette di avere una certa tranquillità e serenità, anche se dovessi giocare a fasi alternate. Magari se fossi venuto qua due anni fa non avrei avuto lo stesso tipo di consapevolezza, ma ripeto, non ho la controprova e sono contento della scelta che ho fatto quest’anno”. 

 

Nicolò Melli alla firma con i New Orleans Pelicans

 

Parlando di Brandon Ingram: ha un potenziale da superstar? E qual è il compagno con cui hai legato di più e che ti sta aiutando di più in queste fasi iniziali di transizione alla vita NBA?

“Beh Brandon Ingram ha sicuramente un talento notevole, e ha il potenziale di diventare una superstar. Anche se è ancora giovane in questa prima parte di stagione sta facendo qualcosa di impressionante. Spero, sia per lui che per noi, che continui a fare bene, perché abbiamo bisogno di tutti per poter riscattare questo momento un po’ negativo. Il giocatore con cui ho più legato è sicuramente Darius Miller. Eravamo già compagni di squadra in Germania e quindi è stato lui a darmi una mano inizialmente. Poi devo dire che abbiamo un ottimo gruppo quindi ogni volta che ho un dubbio oppure una domanda su come affrontare determinate situazioni ho potuto contare sull’aiuto di tutti, anche su veterani come J.J. Redick. Sotto questo punto di vista siamo davvero un ottimo gruppo”.

 

Segui ancora le vicende del Fenerbahçe e cosa ne pensi del suo inizio stentato di stagione dei tuoi ex compagni, sopratutto Datome?

“Seguo ancora molto i risultati dei miei ex compagni, soprattutto con Gigi, con il quale mi sento quotidianamente. Non mi sento però di giudicare una situazione da lontano, soprattutto quando non faccio più parte delle dinamiche dello spogliatoio. Quello che mi sento di dire è che la stagione è ancora lunga, sono riusciti a vincere le ultime gare e nessuno degli obiettivi prefissati è già compromesso”.

 

NIcolò Melli e Luigi Datome al Fener: insieme hanno vinto un campionato turco, una coppa di turchia e raggiunto due Final Four di Eurolega consecutive

 

 

A proposito di Fenerbahçe: il fatto di non solo aver cambiato squadra, ma di essere in un contesto completamente diverso, con i Pelicans ad avere obiettivi completamente diversi dalle squadre in cui hai giocato in passato, sono fattori che avevi messo in conto quando hai firmato con New Orleans?

“Mah qui non sono cambiati solo gli obiettivi, è cambiato tutto: quindi è una cosa che avevo messo assolutamente in conto. Ho cambiato molto dal punto di vista cestistico, quindi avevo messo in conto un cambiamento nella vita quotidiana, in campo ma anche fuori. Mi aspettavo questo cambio, non sapevo cosa aspettarmi nei dettagli ma concettualmente ero pronto a questo cambio totale di prospettiva”. 

 

Come vedi i giocatori europei? Ultimamente sembrano adattarsi più facilmente all’NBA, come nel caso di Luka Doncic. Secondo te è dovuto al cambio del calendario apportato dall’Eurolega?

“Ci sono molti giocatori europei che fanno la differenza, ma è perché sono proprio dei fenomeni. penso ci sia stato grande cambio di filosofia rispetto al passato. questa è una lega ci si è aperta molto all’Europa, E ha dato la possibilità a noi di dimostrare quanto talento abbiamo.
Non penso però che il miglior rendimento di certi giocatori europei sia dovuto al cambio di calendario. Casomai va attribuita proprio ai giocatori e al loro talento la loro esplosione in America”.

 

Capitolo Nazionale: pensi che la tua presenza avrebbe cambiato qualcosa nel risultato al Mondiale? Stai già pensando al torneo pre-Olimpico della prossima estate?

“No, non avrebbe cambiato assolutamente niente. Tra l’altro credo che i ragazzi abbiano fatto un ottimo percorso considerando anche il primo e il secondo gruppo in cui si trovavano, quindi secondo me non avrebbe cambiato nulla. Poi non si ha la controprova ma non ho questa presunzione di pensare che sarei stato il salvatore della patria. Quindi quello che hanno fatto i ragazzi è qualcosa di cui essere comunque orgogliosi anche se non era una medaglia o un podio, hanno fatto comunque un ottimo percorso.

Per quanto riguarda il pre-Olimpico io la mia disponibilità l’ho sempre data, ovviamente tutto dipende dal mio stato fisico. Le volte in cui non sono andato in Nazionale è stato per via di operazioni o perché avevo problemi fisici che mi impedivano di giocare. Lo stesso discorso vale anche per quest’anno, altro non so dire, non so quale sarà il programma della Nazionale ma questa è una cosa che sia il Presidente che l’Organizzatore della Nazionale sanno perfettamente. La mia disponibilità c’è e dipende sempre dal mio stato fisico”.

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