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NBA Playoff Preview: Milwaukee Bucks vs Toronto Raptors

Con LeBron James volato a Los Angeles, la Eastern Conference non ha più un padrone, ma è solo questione di tempo prima che uno tra Giannis Antetokounmpo e Kawhi Leonard venga incoronato nuovo re dell’est

Che anche i migliori possano commettere degli errori è cosa piuttosto nota, ma non si può negare come assistere a errori madornali e/o cadute di stile del tutto improbabili faccia sempre un certo effetto. A maggior ragione quando a sbagliare non è un comune mortale, ma un certo Paul Anthony Pierce da Oakland, noto ai più come “The Truth”.

Ma come è possibile che una condanna quantomeno prematura, a voler usare un eufemismo, come quella emessa da Pierce sia uscita dalla bocca di un uomo che dovrebbe fare della verità la propria cifra identitaria? Difficile dirlo, così come è complicato annoverare la dichiarazione dell’ex capitano dei Celtics come la classica perla di saggezza dettata dalla prudenza e dal buon senso. Ad oggi, infatti, la partita in questione costituisce l’unico neo di una postseason fin qui priva di intoppi per i Milwaukee di coach Mike Budenholzer. Dopo aver inflitto un severissimo sweep ai danni dei Pistons al primo turno, la squadra con il miglior record della regular season ha dovuto fare i conti con dei Celtics che, un po’ come il leprecauno Mad Sweeney di American Gods, sembrano aver smarrito quella proverbiale buona sorte evocata dal logo della franchigia, lo stesso calpestato senza troppi timori reverenziali al Boston Garden da Antetokounmpo e compagni. La sconfitta casalinga di Gara-1 non è riuscita a scalfire le certezze dei Bucks, che grazie agli aggiustamenti fatti in corso d’opera da coach Bud hanno ingranato la quarta, inanellando le quattro vittorie consecutive sufficienti a chiudere i conti con un certo anticipo rispetto alla tabella di marcia degli addetti ai lavori. Con un Antetokounmpo in formato MVP, uno dei roster meglio allestiti e più profondi della lega e una settimana di riposo alle spalle, dopo 18 anni i Bucks tornano ad affacciarsi sul palcoscenico delle Finali di Conference. Saranno i ragazzi di Mike Budenholzer a staccare il pass per le Finals o i tempi non sono ancora maturi per tentare di insidiare la leadership dei Warriors?
Se, nonostante qualche difficoltà iniziale, Milwaukee ha affrontato le Semifinali di Conference con una buona dose di tranquillità, lo stesso non si può dire per Kawhi Leonard e i suoi Raptors. Dopo un primo turno secondo copione, eccezion fatta per la batosta all’esordio firmata D.J. Augustin, la vittoria ottenuta in Gara-1 nella serie contro i Philadelphia 76ers lasciava ben sperare per il passaggio del turno, ma le due successive sconfitte consecutive hanno bruscamente riportato coach Nurse e i suoi ragazzi alla realtà. Con la vittoria nella decisiva Gara-4 del Wells Fargo Center i Raptors hanno nuovamente portato in loro favore l’inerzia della serie, passando poi a condurre per 3-2 dopo la vittoria in Gara-5. La reazione d’orgoglio dei leader della squadra e la spunta del pubblico di casa hanno però fatto sì che i Sixers riuscissero ad aggiudicarsi Gara-6, costringendo i Raptors a giocarsi il passaggio del turno e l’approdo alle seconde Finali di Conference della storia della franchigia nel più classico dei win or go home.
Correva l’anno 2016 e a dividere il parquet insieme al veterano Kyle Lowry c’era l’amico DeMar DeRozan, spedito nel frattempo a San Antonio nella speranza convincere Kawhi Leonard a stabilirsi nella fredda Toronto dopo un anno di non così economico noleggio. Per la free agency 2019 c’è ancora parecchio tempo, ma per il momento ci sentiamo di dire che il GM Masai Ujiri sia uscito tutt’altro che sconfitto dalla trade con gli Spurs.

Oltre a far versare lacrime amare a Joel Embiid, il buzzer beater di Leonard sancisce l’approdo dei Raptors alle Finali di Conference. Fortunatamente, la bestia nera di Toronto, quel LeBron James che non ha mai perso occasione per fare a pezzi Lowry e compagnia cantante, è solo un lontano ricordo, ma l’avversario di turno non ha certo le tipiche sembianze della vittima sacrificale. I Raptors sono chiamati ad alzare ulteriormente l’asticella del loro livello di gioco: le frecce della pur fornitissima faretra di Leonard potrebbero non essere sufficienti per abbattere le ambizioni di Antetokounmpo e dei suoi Bucks.

Precedenti stagionali

Se dovessimo basarci su quanto visto in stagione, potremmo dire di stare per assistere ad una serie decisamente spettacolare – e fin qui niente di strano – ma altrettanto orientata in favore dei Bucks. Le due squadre si sono infatti incontrate quattro volte nel corso della regular season, con i ragazzi di coach Budenholzer che si sono portati a casa ben tre vittorie a fronte di una sola sconfitta. Il primo appuntamento tra Raptors e Bucks risale al 29 ottobre 2018, quando al Fiserv Forum di Milwaukee si sono affrontate due squadre che fin lì potevano entrambe vantare un record di 6 vittorie e nessuna sconfitta. A caratterizzare l’incontro è stata senza dubbio l’assenza di Antetokounmpo e Leonard sul parquet, il primo per una commozione cerebrale, il secondo per uno dei tanti riposi forzati a cui il coaching staff di Toronto ha sottoposto la propria stella, specialmente ad inizio stagione. Pur orfani di Giannis, i Bucks riescono a mandare ben sette giocatori in doppia cifra, chiudendo la gara sul 124-109 nonostante i 30 punti di Serge Ibaka e i 22 realizzati da Paskal Siakam.
Bucks che volano poi a Toronto per il secondo incontro stagionale tra le due squadre. In una gara che sembra seguire la falsariga della prima, Milwaukee strappa la seconda vittoria della serie grazie ad una doppia doppia da 19 punti ed altrettanti rimbalzi del ritrovato Antetokounmpo, quanto basta per avere la meglio sui padroni di casa. Niente da fare per i Raptors, che anche per via della serataccia di Kyle Lowry – 0-5 al tiro – devono dire addio ai sogni di gloria, con il punteggio finale che recita 99-104.

L’unica vittoria di Toronto risale al 5 gennaio 2019, quando la premiata ditta Leonard-Siakam con 60 punti complessivi trascina i canadesi al successo in rimonta contro i Bucks, a cui non bastano i 43 punti conditi da 18 rimbalzi e 4 assist messi a referto da uno stupefacente Antetokounmpo. Nessun problema, perché il 31 gennaio Milwaukee va a prendersi la terza vittoria in quattro incontri disputati riuscendo ancora una volta a mandare sette giocatori in doppia cifra.

Chiavi tattiche

Non si può pensare di parlare di Bucks-Raptors senza tirare in ballo i due uomini chiavi delle due squadre, quelli in grado di far saltare il banco in una serie di Playoff – citofonare Celtics – o di portarsi a casa game, set e match grazie ad un canestro impossibile – a Philadelphia dovrebbero saperne qualcosa. Partendo dalla stella dei Bucks, sarà interessante scoprire il piano tattico elaborato da coach Nurse per limitare l’impatto di Giannis Antetokounmpo sulla serie, sempre qualora fosse possibile. The Greek Freak sta vivendo la miglior stagione della sua carriera e, grazie alla ventata d’aria fresca portata da coach Budenholzer dopo tanti anni di luci e ombre firmate Jason Kidd, sembra essere riuscito a compiere quel definitivo salto di qualità che era lecito attendersi da uno come lui, rendendo il suo incredibile talento funzionale ai bisogni della squadra. Come si marca Antetokounmpo? È una domanda che ci siamo già posti in occasione della preview del primo turno di questi Playoff, quando i malcapitati Detroit Pistons sono stati costretti a fare i conti con una delle marcature più problematiche del panorama NBA. A differenza di quelle dei Raptors, le speranze di Griffin e soci di sopravvivere alla furia greca erano ridotte al lumicino, ma ciò non vuol dire che la truppa di coach Nurse non dovrà prestare particolare attenzione ad uno dei giocatori più pericolosi e in forma della lega.
Tuttavia, il problema non sta tanto nel talento e nelle capacità di Antetokounmpo, quanto nel contesto in cui la stella dei Bucks si trova ad operare. Giannis è un eccellente passatore e il roster di Milwaukee è pieno zeppo di ottimi tiratori da tre punti. Non ci vuole molto a fare 2+2 e a capire che gli eventuali raddoppi sul greco dovranno essere calibrati alla perfezione se si vuole evitare di lasciare campo libero alla seconda squadra con più triple tentate in media a partita (38,2, realizzate nel 35,6% dei casi).

Bucks

Credits to www.nba.com, via Google

A prendersi cura del greco nelle tre gare in cui è sceso in campo contro i Raptors in regular season sono stati a rotazione Leonard, Ibaka, Siakam e OG Anunoby. Posto che non abbiamo ancora la certezza che quest’ultimo riesca a scendere in campo in questa serie e che con tutta probabilità coach Nurse non vorrà gravare con del lavoro extra nella propria metà campo la principale arma da fuoco a sua disposizione, pare proprio che toccherà a Siakam e Ibaka prendersi cura di Antetokounmpo. Dati alla mano, sembra proprio però che i due non siano ancora riusciti a trovare il modo di arginare lo strapotere fisico e tecnico di Giannis. Nei 91 possessi in cui è stato marcato dal camerunense, Antetokounmpo ha messo a segno ben 41 punti, frutto di un 15-27 complessivo dal campo, dati che non subiscono variazioni significative nei 26 possessi che hanno visto Ibaka in marcatura su The Greek Freak. C’è da dire che sono passati più di tre mesi dall’ultimo incontro tra le due squadre: saranno bastati a coach Nurse per elaborare un piano gara più efficace e convincente?
Passando dall’altra parte della barricata, è evidente come in un certo senso i Bucks dovranno far fronte ad un problema molto simile a quello dei Raptors, quello che riguarda la gestione nella propria metà campo di un Kawhi Leonard in missione. A differenza di quanto detto in precedenza a proposito di Antetokounmpo, in regular season i Bucks hanno dimostrato di sapere come mettere la museruola all’ex Spurs, che nei tre incontri fin qui disputati contro Milwaukee, anche grazie all’ottima lavoro difensivo del suo diretto marcatore Khris Middleton, si è dovuto accontentare di 22 punti di media, ottenuti tirando con il 42,6% dal campo. Nel corso dei Playoff, Leonard è stato il vero l’uomo in più di questi Raptors, il go-to-guy che per limiti tecnici e caratteriali Kyle Lowry non è mai riuscito a diventare. Vestire i panni del salvatore della patria non dev’essere però tutto rose e fiori. Sta proprio in questo infatti la principale differenza tra il ruolo di Antetokounmpo e quello di Leonard: se il primo costituisce la stella polare di un firmamento pressoché perfetto, il secondo è troppo spesso l’unico punto di riferimento di una squadra esperta, solida e apparentemente costruita per vincere, ma priva di grandi alternative nella metà campo avversaria. Fatta eccezione per il solo Siakam, ad oggi nessuno tra le fila dei Raptors può essere considerato come una minaccia sul parquet dal coaching staff dei Bucks, fattore che presumibilmente porterà i ragazzi di coach Bud a cercare di tenere il più possibile il pallone lontano dalle mani di Kawhi e a concedere diverse conclusioni allettanti ai comprimari di Toronto. Si tratta di una strategia che ha già dato i suoi frutti in passato e che, alla luce del peggior Offensive Rating dei Raptors tra le quattro finaliste di Conference – 108,5 punti per 100 possessi, ben lontani dai 117,4 dei Warriors, ma anche dai 113,5 degli stessi Bucks – abbiamo motivo di credere che verrà riproposta. Starà ai vari Lowry, Gasol e Ibaka dimostrare il contrario, ma ad oggi i Raptors non sembrano avere grosse alternative al “palla a Leonard, poi ci pensa lui” che è stato sufficiente per battere Magic e Sixers, ma che non è detto che basti per rimandare a casa la squadra con il miglior record della scorsa regular season.

 

Players to watch

Con le rispettive stelle alle prese con le attenzioni della difesa avversaria, toccherà ai playmaker delle due squadre assicurarsi di dare il giusto ritmo in attacco. In questo senso, la sfida tra Kyle Lowry e Eric Bledsoe si preannuncia decisiva per le sorti della serie. Molto dipenderà infatti dalle lune delle due pointguard, entrambe dal rendimento estremamente altalenante fin qui. Qualora uno dei due riuscisse ad avere la meglio nello scontro con il diretto avversario, potrebbero nascere, soprattutto in casa Raptors, delle interessanti alternative al dualismo Leonard-Antetokounmpo.
Giannis, Kawhi, Bledsoe, Lowry, Middleton, Siakam. C’è già parecchia carne al fuoco, ma uno dei matchup più interessanti della serie è quello che vede di fronte Marc Gasol e Brook Lopez. Arrivato a Toronto negli ultimi giorni di mercato, il centro spagnolo ha svolto un ruolo determinante nell’arginare Vucevic prima ed Embiid poi, due delle principali fonti di gioco avversarie nel corso di questi Playoff.

Bucks

Tempi d’oro, quando ancora le triple non erano contemplate (Credits to www.zimbio.com, via Google)

Questa volta però il fratello dell’infortunato Pau si troverà di fronte un lungo che nel giro di un anno ha radicalmente cambiato il suo stile di gioco, adattandosi alla perfezione ai dettami tattici del nuovo allenatore. Con le sue 6,3 triple tentate a partita, anche se scese a 4,8 in postseason, Lopez è ormai un affidabile tiratore da tre punti, in linea con le caratteristiche della propria squadra. La sua solidità dall’arco costringerà Gasol a spostarsi in continuazione dal pitturato liberando inevitabilmente spazi per le penetrazioni di Antetokounmpo, a meno che i Raptors non vogliano cambiare le carte in tavola mettendo lo spagnolo in marcatura su Giannis e lasciando Lopez alle sapienti mani di Ibaka. Ad ogni modo, il destino delle due squadre dipenderà molto dalle scelte dei rispettivi allenatori in merito agli accoppiamenti sotto le plance.

Pronostico

Per motivi piuttosto ovvi, le Finali della Eastern Conference si preannunciano più avvincenti e sicuramente meno scontate di quelle della costa ovest. Tuttavia, per quanto visto nel corso di questi Playoff, i Milwaukee Bucks sembrano avere una marcia in più rispetto ai colleghi canadesi. Ciò non significa che Toronto non venderà carissima la pelle: non assisteremo a uno sweep, ma sei gare dovrebbero bastare ai Bucks per laurearsi campioni della Eastern Conference e provare a conquistare quel titolo NBA che nel Wisconsin manca dai tempi di Robertson e Abdul-Jabbar.

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