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Road to Draft 2018: Gary Trent Jr.

Gary Trent Jr., figlio d’arte, si presenta al Draft dopo un solo anno a Duke come uno dei tiratori più puri dell’intera classe 2018

Squadra: Duke (Freshman)

Ruolo: Guardia

2017-18 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
14,5 4,2 3,4 0,8 1,4 1,2 0,1 41,5 40,2 87,6

2017-18 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
6,8 6,8 2,9 10,3 7,4 19,5 0,4 53,5 57,2

 

Figlio d’arte primogenito di Gary Trent Sr., 11ª chiamata assoluta al Draft NBA 1995 da parte dei Milwaukee Bucks (dopo nove stagioni negli USA visto fugacemente anche in Italia con la maglia della Virtus Roma nel 2005-06), il nativo di Columbus, Ohio, è uno dei quattro freshmen in uscita da Durham assieme a Marvin Bagley III, Wendell Carter Jr. e Trevon Duval.

Giocatore di solidi fondamentali, Trent Jr. è stato seguito nei suoi progressi dal padre, che gli ha imposto un’etica del lavoro ferrea sin dal primo giorno:

“La prima volta che andammo al campo mi disse di palleggiare lungo il percorso. […] Mi chiedevo: ‘Perché non posso tirare?’

“Non puoi pensare di prendere un tiro se non sei prima in grado di palleggiare,”

si sentì rispondere. Agli esordi, la schedule di allenamento era grossomodo la seguente: palleggi sulla distanza di circa un miglio con pausa ogni 100 metri per 10 flessioni e altrettanti addominali, totale 160. E il tiro? Tempo al tempo: top shooting guard nella ESPN top100 fra i prospetti in uscita dalla High School nel 2017.

Nonostante risultati di squadra non all’altezza delle enormi aspettative, Trent Jr. è riuscito a lasciare un segno tangibile e indelebile nella prima e unica stagione agli ordini di coach Mike Krzyzewski: oltre a essere partito titolare in ognuna delle trentasette le gare in calendario – come lui solo il senior Grayson Allen e il già citato Wendell Carter Jr. –, complice anche un mese di gennaio stellare (46-80 da 3, 57% oltre l’arco), ha ritoccato a quota 97 il record di triple mandate a bersaglio da un giocatore al primo anno nella storia dell’ateneo; superato un certo JJ Redick, fermatosi a 95 nell’ormai lontano 2003.

 

Punti forti

Trent Jr. è forse il tiratore più puro dell’intera classe Draft 2018 e le doti di realizzatore non sono in discussione: capace di mandare a referto tre o più canestri da tre punti in ben 15 occasioni in stagione, eccelle in particolare in situazioni di spot up – dagli scarichi –, 35% del suo attacco (73º percentile, per Sinergy) e, dato ancor più rilevante in ottica NBA , è assai produttivo in transizione, dove si è mostrato in grado di aprire il campo occupando al meglio le corsie per mettersi in visione (1,419 per possesso, 94° percentile).

Allen attacca l’avversario diretto: il senior finta la riapertura in punta e successivamente trova con un bounce-pass il buon Trent Jr. appostato nell’angolo di destra. La difesa è costretta a rincorrere, ma il rilascio rapido del #2 non lascia scampo.

Il fisico e la stazza (2 metri di altezza per 97 kg di peso e spalle larghe), più che buoni per il solo suo ruolo, sono merito del duro allenamento di cui sopra, ma anche del lavoro del padre che, secondo quanto raccontano oltreoceano, pare stimolasse la crescita del piccolo Gary allungandogli con un po’ di stretching braccia e gambe per plasmare la cosiddetta “memoria muscolare” del suo corpo.

Altra caratteristica da non sottovalutare è la sua freddezza nei momenti decisivi, di cui ha dato un saggio nell’unico anno al college: chiamato ad andare in lunetta in situazioni clutch, negli ultimi 5′ di regolamentari od over-time, in 34 occasioni ha raccolto un solo errore (se preferite, percentuale di successo del 97,06%). La sua difesa sulla palla è più che discreta e non si sottrae al contatto fisico: 13 le partite in stagione con almeno una palla recuperata (in sei  occasioni diverse ha raggiunto quota tre).

 

Punti deboli

In attacco paga la mancanza e di un cambio di passo incisivo, il che comporta anzitutto una difficoltà maggiore nelle penetrazioni al ferro, situazioni nelle quali — va detto — raramente si è trovato a forzare la conclusione.

Nessun problema nel coprire rapidamente il campo, buon ball handling, ma manca lo spunto finale per chiudere appoggiando al vetro.

Specialista tanto letale dalla lunga distanza quanto poco efficace dal mid-range, Trent fatica per le stesse ragioni di cui sopra a creare separazione dal palleggio rispetto al suo avversario diretto.

Stando ai dati Hoop Math, il 30% dei suoi tiri arriva da due punti, il 70% abbondante di questi è non-assistito (fondo della retina solo nel 33,6% dei casi).

 

Upside

A margine della Draft combine di Chicago, l’ex #2 di Duke ha riconosciuto senza nascondersi di dover ampliare il bagaglio tecnico:

“Diciamo che vorrei creare gioco più di quanto mostrato in stagione, dal palleggio e anche da facilitatore.”

Allo stato attuale, pur con la consapevolezza degli ampi margini di miglioramento, si può immaginare per lui un ruolo da role player e giocatore di sistema, alla Danny Green per intenderci. Il talento c’è ed è ben incanalato, ma l’impressione, almeno a sentire il padre, è che il ragazzo abbia un potenziale ancora inespresso:

“Se prendete una Bugatti e la mettete su una strada dovrà pur  viaggiare entro il limite di 60 miglia orarie, ma questo significa forse che non ha modo di spingersi fino a 200 miglia orarie? Questo è il mio pensiero a proposito del talento di mio figlio.”

Coach K non ha dubbi sul fit nel contesto NBA:

“Gary è stato il miglior tiratore da tre della ACC. A livello NBA, risponde all’identikit del giocatore che cercano. Ha il fisico da guardia e troverà il suo spazio.”

 

Draft Projection

Il nome di Trent è uno dei molti che oscillano tra la 20ª e la 40ª chiamata, ragion per cui è saggio limitarsi a dar conto dei work-out, senza spingersi troppo oltre. Di seguito le squadre che l’hanno visionato: T’Wolves, Blazers, Nets, Nuggets, Spurs e Bucks, Lakers.

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