Seguici su

Primo Piano

Road to Draft 2018: Wendell Carter Jr.

Wendell Carter Jr. è, tra i lunghi che affollano questo Draft, quello dotato già ora della maggiore versatilità nelle due metà campo

Squadra: Duke (Freshman)

Ruolo: Power Forward/Centro

2017-18 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
13.5 9.1 6.2 2.9 2.0 0.8 2.1 56.1 41.3 73.8

2017-18 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
 13.0  18.4  12.8  23.2  15.8  22.8  7.6  59.1  62.8

 

All’interno di un panorama diversificato ed estremamente intrigante come quello dei lunghi disponibili al prossimo Draft, il profilo di Wendell Carter Jr. si staglia a ridosso delle primissime posizioni, pur condividendo poche delle caratteristiche che rendono cool i suoi pari ruolo. Carter, infatti, non è un realizzatore di livello, non è così lungo (208 cm) e non è così atletico. Persino la sua ottima apertura alare (circa 220 cm) sembra ormai nella media, se raffrontata con quella di mostri tentacolari come Bamba e Jackson Jr. Allora, cosa rende il prodotto di Duke un talento quasi certo della Top 10?

Punti forti

Dopo un anno vissuto assieme a una squadra piena di talento, in cui i possessi dovevano essere suddivisi in maniera più o meno equa tra varie bocche da fuoco, Wendell Carter può dirsi pienamente a suo agio nei contesti in cui può mostrare ogni sfaccettatura del suo talento per completare le prestazioni dei compagni nelle due metà campo, senza essere costretto ad assumersi troppe responsabilità in prima persona. La convivenza con Marvin Bagley III lo ha portato immediatamente ad ampliare il proprio range di gioco, implementando opzioni che gli hanno permesso di arrivare a essere quasi universalmente riconosciuto come il lungo two-way più solido e versatile del Draft. Le sue mani morbide (tanto nel tiro da fuori, quanto nella capacità di passaggio) sono senza dubbio maggior motivo di interesse per gli scout, che sognano di trasformarlo in un Point Center dal raffinato gioco perimetrale.

Sia dal post alto che dal post basso, ottimi tempi di passaggio.

I suoi tentativi da oltre l’arco nella scorsa stagione sono stati solo 1.2 a gara, ma la sua innata capacità di convertirli (oltre il 41%) lo ha reso una minaccia perimetrale rispettabile, capace di attirare i closeout in emergenza. La sua risposta è stata quella di mostrare un’ottima capacità di andare al ferro e chiudere con entrambe le mani. Il 74% ai liberi, poi, fa intravedere grandi prospettive anche in vista di una crescita di volume nelle conclusioni da oltre l’arco.

Ancora una volta, due dimesioni: al ferro e oltre l’arco.

La sua dimensione interna, inoltre, è piuttosto matura e articolata malgrado la sua giovane età, rendendolo un pericolo offensivo dai più volti, soprattutto se affiancato a degli attaccanti capaci di togliergli parte delle pressioni difensive, lasciandolo lavorare anche negli spazi. Non a caso, Carter si è anche mostrato un buon rollante (nel 72esimo percentile in questa situazione) e un ottimo rimbalzista offensivo per posizionamento e tempismo.

Con una spaziatura molto ampia, dovuta anche alla qualità del suo team, può mettere in mostra i suoi movimenti spalle a canestro, sempre preceduti dal tentativo di fronteggiare il ferro e leggere il movimento dei compagni.

Nella metà campo difensiva, invece, Carter si è mostrato eccellente nella difesa in post (94esimo percentile della NCAA per punti concesso da situazioni di post-up), grazie alla sua capacità di prendere posizione e occupare lo spazio con una buona mobilità laterale. Insomma, quando si tratta di completare le caratteristiche dei suoi compagni, che essi siano esterni o lunghi, Carter è il giocatore che tanti General Manager cercano.

 

Punti deboli

La possibilità di utilizzare un arsenale molto profondo riduce le red flags su Carter, visto che il numero 34 di Duke ha mostrato di saper apprendere e adattarsi. Oltre a non essere un atleta tra i migliori di questa classe (cosa che lo pone automaticamente indietro rispetto ad Ayton, Bagley, Bamba e Jackson), sono ben pochi gli aspetti porosi del suo gioco. I miglioramenti più importanti dovranno essere effettuati sulla shot selection e sulla capacità di salire di colpi in difesa. Vista la sua buona mano, Carter ha a volte esagerato con delle conclusioni fuori equilibrio o dei long-2s che potrebbero essere ampiamente nella sua faretra ma sono vastamente sconsigliabili, perché compromettono l’efficienza offensiva della squadra e la espongono a transizioni senza bilanciamento.

In difesa, invece, il dubbio maggiore riguarda la sua tendenza a essere esposto a mismatch contro gli esterni. Se forzato al cambio, non dispone ancora del footwork necessario a contenere gli esterni NBA ed è piuttosto lento nei recuperi quando sbilanciato dal palleggio; la sua mobilità laterale, più che sufficiente nella difesa di spazi ristretti in post contro i big man, necessita di importanti miglioramenti per concedergli di non venire puntualmente battuto dal palleggio dagli esterni ipercinetici che infestano la NBA. A tal riguardo, Carter ha già dichiarato di trovare fortemente limitante il sistema difensivo dei Blue Devils e che sia lui che i suoi compagni di college si esprimeranno al meglio nel contesto NBA.

Non riesce a togliere al proprio attaccante la mano forte, sembra costantemente in affanno e, se sbilanciato, è ha bisogno di troppo tempo per recuperare.

Upside

La prospettiva migliore per Wendell Carter Jr. è quella di diventare un glue-player di altissima qualità, capace di competere ai massimi livelli pur senza fungere necessariamente da prima punta nella propria squadra. Nel migliore dei casi, gli si potrebbe augurare di diventare una versione ulteriormente ammodernata di Al Horford: un’ala-centro non eccessivamente atletica, complementare alle caratteristiche dei propri compagni, capace anche talvolta di finire all’All-Star Game, ma non necessariamente dominante negli aspetti più vistosi del gioco. Non propriamente una Superstar, ma un tassello di enorme importanza anche all’interno di squadre che vogliano puntare a vincere. Diventare un win player come Horford sarebbe in ogni caso una prospettiva molto lusinghiera per Carter, che deve, però, sperare di cadere in un contesto appropriato che gli permetta una crescita di quel genere.

 

Draft Projection

Come accennavamo, Carter è stato uno dei profili maggiormente in ascesa nel corso della March Madness, tanto da guadagnarsi una prospettiva da Top 10 assicurata. Nel range tra le pick numero 7 e 9 sono situate tre squadre che, per motivi diversi, potrebbero selezionarlo: Chicago, Cleveland e New York. I primi hanno già trovato i primi pezzi della sua ricostruzione in Markkanen, Dunn e LaVine e potrebbero trovare il giusto collante nel prodotto di Duke. I secondi potrebbero riconoscere in lui un prospetto utile in ogni scenario che preveda la permanenza o l’addio di LeBron James; mentre i Knicks potrebbero decidere di affiancarlo immediatamente a Porzingis (sempre che il lettone faccia ritorno nella prossima stagione) creando una coppia molto ben assortita che permetterebbe a Kanter di tornare al suo vecchio ruolo di sesto uomo. In ogni caso, a Carter potrebbe andare molto bene ogni scenario di questi tre: l’idea di non essere il primo mattone all’interno di un contesto in ricostruzione potrebbe permettergli di effettuare un percorso di crescita più lineare.

Commento

Commento

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Advertisement
Advertisement
Advertisement

Altri in Primo Piano