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Road to Draft 2018: Chandler Hutchison

Pur essendo tra i giocatori più anziani del lotto, ha delle caratteristiche che potrebbero trasformarlo da sleeper a steal del Draft

Squadra: Boise State (Senior)

Ruolo: Shooting Guard/Small Forward

2017-18 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
20.0 7.7 6.8 0.9 3.5 1.5 0.3 47.5 35.9 72.8

2017-18 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
 24.1  14.6  3.4  25.6  16.2  33.2  0.9  52.8  57.5

 

Nell’era degli one-and-done sono sempre più rari i casi di giocatori con prospettiva NBA che terminano il loro percorso di studi. Arrivare all’annata da senior è generalmente prerogativa di chi sceglie di conseguire una laurea e affinare il proprio gioco in vista di un’esperienza lontano dagli States. Nel corso di questo millennio non sono, ovviamente, mancate le eccezioni: da Brandon Roy a Damian Lillard fino ad arrivare a Malcolm Brogdon, vincitore nella passata stagione del premio di Rookie Of the Year (nonostante i 24 anni, la trentaseiesima pick e la diffusa impressione che non avesse upside per giocare nella NBA).

Anche in un’annata completamente dominata dalle one-year-wonders collegiali come questa, dunque, non mancano i giocatori in netta controtendenza che possono sperare di avere un’impatto sulla lega. Chandler Hutchison certamente tra questi: è uno dei migliori senior che il college basketball abbia espresso nella stagione appena conclusasi, è stato uno dei finalisti per il Jerry West Award ed è uno dei profili in maggior ascesa tra quelli invischiati tra la prima metà del secondo giro e la seconda metà del primo. Non a caso, il prodotto di Boise State ha deciso di ritirarsi dalle combine dopo aver inizialmente impressionato: la voce ormai diffusa è che abbia ricevuto promesse di scelta da un team NBA.

 

Punti forti

I prospetti che hanno vissuto integralmente la propria carriera collegiale hanno il vantaggio di aver mostrato per ben quattro anni di fila i propri miglioramenti, rendendo meno inafferrabile la lettura dei propri punti di forza e degli aspetti su cui, invece, sarà difficile ottenere un miglioramento. Da questo punto di vista, Hutchison non fa eccezione. Il prodotto di Boise State è dotato di un mix di caratteristiche che si stanno facendo largo in maniera dirompente sui taccuini degli scout NBA ma, allo stesso tempo, nessuno deciderà di sceglierlo con l’obiettivo di trasformarlo in qualcosa di eccessivamente diverso da ciò che è attualmente. Hutchison è un atleta decisamente interessante, dotato stazza non indifferente per un esterno NBA: i suoi 201 cm per circa 215 cm di apertura alare, sono elementi molto appetibili che, se sommati al 96.6 di efficienza difensiva fatto registrare nel corso della sua carriera collegiale, danno una chiara idea di quella che può essere la sua dimensione NBA. Inoltre, i 9.9 rimbalzi su 40 minuti catturati a gara lo rendono un rimbalzista nettamente sopra la media degli esterni in uscita dal college in questa stagione: una caratteristica importante in una lega in cui gli esterni sono sempre più di frequenti chiamati a essere consistenti sotto i tabelloni.

Ha il fisico per tenere la difesa del post e negare lo spazio di tiro a qualsiasi esterno. Inoltre, lontano dalla palla ha tempismo e atletismo per essere temibile in aiuto. E guardate con che fame cattura i rimbalzi.

Pensare che Hutchison sia solo uno specialista difensivo, però, sarebbe fortemente limitante. Nel corso delle ultime due stagioni l’ex numero 15 di Boise State ha assunto compiti offensivi sempre maggiori, arrivando, al termine della stagione appena conclusa, a essere nella Top 15 della Division 1 per Usage%. La squadra che lo sceglierà saprà, dunque, di poter contare su un giocatore abituato a prendere tiri pesanti e capace di essere protagonista di exploit offensivi in grado di riscrivere i record del suo ateneo.

I 44 punti contro San Diego State sono il record del suo Ateneo.

Pur non potendo traslare interamente il suo gioco collegiale a livello NBA, Hutchison può contare su alcune armi offensive che possono garantirgli una solida carriera al piano di sopra: è eccellente nel correre il campo e nel chiudere nei pressi del canestro (ha convertito un irreale 72% dei tiri presi al ferro nella scorsa stagione), è un buon tiratore di catch-and-shoot, un buon passatore (4.5 assist ogni 40′) ed è costantemente in grado di attrarre falli della difesa grazie alle sue braccia lunghe. Non stiamo parlando di un tiratore à-la-Redick, né di un passatore creativo, ma è in possesso di un tiro non battezzabile (quasi il 37% di media nelle ultime due stagioni) ed è sempre in grado di servire il compagno libero in movimento.

Capacità di correre il campo direttamente da rimbalzo difensivo, chiudere con entrambe le mani e servire i compagni in movimento.

Se a queste caratteristiche sommate la sua ottima capacità di procacciarsi tiri liberi (7.2 tentativi a gara nella scorsa stagione, 9.3 ogni 40′), avrete chiara l’immagine di un giocatore che può avere impatto anche contro le difese NBA.

 

Punti Deboli

Ciò che ha tenuto Hutchison lontano dalle discussioni-NBA per grossa parte della sua carriera collegiale è la sua limitata capacità di costruirsi un tiro dal palleggio, risultando poco efficiente a metà campo. Contro l’alto tasso di atletismo delle difese NBA, per lui sarà più difficile eccellere nell’attacco del ferro e, dunque, potrebbero venir fuori i suoi problemi nella costruzione di un vantaggio off-the-dribble.

Il ball handling è migliorabile e ha difficoltà nella creazione di un vantaggio.

A sommarsi a questo aspetto, giungono anche i dubbi inerenti al suo tiro. Il 72% totalizzato ai liberi nella scorsa stagione è nettamente il dato migliore della sua carriera collegiale, un numero non eccellente per un esterno ma che rimarca i suoi miglioramenti nel corso dell’ultimo quadriennio sia nella meccanica che nella fluidità di tiro. Da testare, infine, la sua capacità di difendere contro esterni molto più rapidi di lui: una fattispecie non semplice da ritrovare a livello NCAA ma che sarà decisamente più rilevante a livello NBA.

Contro avversari più rapidi di lui potrebbe avere maggiori difficoltà a negare le soluzioni offensive e a recuperare.

Upside

Se dovesse finire nel giusto contesto, Hutchison può trasformarsi da sleeper di questo Draft in una potenziale steal. Non è un caso che in molti abbiano paragonato il suo possibile impatto su questa class a quello di Kyle Kuzma sulla scorsa. A renderlo ancora più intrigante c’è il fatto che abbia a lungo lavorato con Phil Beckner, assistente allenatore di Boise State che ha di recente annunciato di voler lasciare l’ateneo per cominciare a vagliare chances-NBA, nonché uno dei maggiori fautori della crescita di Damian Lillard ai tempi di Weber State. Il suo mix di caratteristiche e la sua voglia di affermarsi lo hanno rendono un fit perfetto per una squadra in cerca di un giocatore versatile che possa portare un contributo nelle due metà campo. Un tassello di qualità, insomma.

 

Draft Projection

Dopo le combine appare certo che Chandler Hutchison verrà scelto nel range tra la ventesima e la trentesima scelta. Se, come si vocifera, saranno i Chicago Bulls a sceglierlo con la pick numero 22, per il prodotto di Boise State potrebbero configurarsi ipotesi molto interessanti. Essere scelto da un General Manager storicamente molto attento ai senior come Gar Forman, venire allenato da un profeta del positionless basketball come Fred Hoiberg e far parte di un core giovane e dinamico composto da Dunn, LaVine, Markkanen e dalla settima scelta di questo Draft sono possibilità che somigliano molto da vicino al best-case scenario per Hutchison.

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