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La Lega non sa cosa fare con gli one-and-done

La questione dell’età per essere eleggibili al Draft continua a non convincere la NBA: Adam Silver ammette di non essere riuscito a trovare una soluzione

Quella degli one-and-done è una regola che è da tempo lascia aperti diversi interrogativi.

Introdotta nel 2006, questa regola stabilisce che i giocatori, per essere eleggibili al Draft, devono avere almeno 19 anni o, per lo meno, devono aver fatto trascorrere almeno un anno dal conseguimento del diploma prima di potersi dichiarare eleggibili.

Per mezzo di questa regola si è messo fine quindi alla possibilità di passare direttamente dalla high-school alla NBA, come invece avevano fatto in passato giocatori del calibro di LeBron James, Kevin Garnett e Kobe Bryant.

Da tempo la NBPA si è espressa contro questa disposizione e spinge per ritornare a stabilire i 18 anni come età minima di ingresso al Draft.

Nel corso della conferenza stampa pre All-Star Game Adam Silver ha discusso della situazione e ha ammesso che, in questo momento, la lega non sa come gestire la questione:

“Stanno succedendo molte cose. C’è una commissione composta dal presidente della NCAA Mark Emmert e da una serie di esperti, guidati da Condoleeza Rice (ex Segretaria di Stato, ndr), che sta analizzando la questione. Porteranno qualche risultato la prossima primavera. 

Onestamente siamo in difficoltà. Dal punto di vista della lega, da un lato, pensiamo che si avrebbe un Draft migliore quando si ha la possibilità di vedere questi giovani giocatori esprimersi ad un livello di élite prima di arrivare in NBA.

Dall’altra parte, penso che il problema per la lega sia, per quello che riguarda il successo di questi giovani stelle, è meglio se iniziamo a interfacciarci con loro quando sono un po’ più giovani, è meglio se li portiamo nella lega quando hanno 18 anni utilizzando la nostra G League per ciò che era stata creata, una lega di sviluppo?”

L’idea forse più gettonata per risolvere il problema è quella di trasformare la G League in una vera minor league (un po’ come accade per AA e AAA nel Baseball), ma questo significherebbe eliminare la NCAA e il college dal percorso di molti giocatori.

La questione è già sotto analisi anche da una squadra di investigatori federali che stanno cercando tracce di corruzione proprio nel mondo della NCAA e che, se dovessero effettivamente far emergere prove concrete, potrebbero segnare la fine di molti dei più celebri programmi sportivi universitari.

 

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