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Guida completa al Draft NBA 2017

17. Justin Patton

Di Cataldo Martinelli

Justin Patton (2.13 m. x 104 kg) nasce il 14 giugno 1997 ad Omaha (Nebraska).

Muove i suoi primi ‘passi cestistici’ nell’high school di riferimento della sua città natia: la Omaha North High School.
Dopo tre anni di costante crescita, nel suo anno da senior Patton comincia a sprigionare il suo talento, guidando la sua squadra con le medie di 14.2 punti, 9.9 rimbalzi e 3.7 stoppate in soli 24 minuti di impiego medio.
Il sito specializzato nello scouting e recruiting dei prospetti dell’high school Scout.com gli assegnava 5 stelle su 5 e lo classificava come ventiquattresimo miglior talento disponibile per le franchigie NCAA.

Patton ai tempi dell’high school, con la maglia degli Omaha North HS

Il grande salto avvenne nel 2016, quando Patton decise di sposare la causa della Creighton University, Ateneo della sua città.
L’impatto con la pallacanestro collegiale fu positivo: nella sua partita d’esordio segnò 12 punti e raccolse 8 rimbalzi (in 22 minuti sul parquet), contribuendo in maniera sostanziale alla vittoria (con un margine di 7 punti) della sua squadra contro la University of Missouri-Kansas City.
Il prosieguo della stagione per lui è stato pieno di alti e bassi, con un picco di 13 partite di fila in doppia cifra per punti segnati (striscia interrotta il 4 febbraio contro la ostica Xavier).
La sua Creighton non ha avuto un cammino altrettanto positivo, con l’apice negativo raggiunto nel primo turno del Torneo NCAA, con la sconfitta contro la meno quotata Rhode Island con il punteggio di 84 a 72 (Creighton era testa di serie numero 6, Rhode Island numero 11); quella partita fu particolarmente difficile per Patton, che mise a referto 8 punti e 7 rimbalzi con un misero 3 su 12 dal campo.
Nonostante ciò, a fine stagione Patton fu premiato con l’inserimento nel Second Team All-Big East e con il riconoscimento di Big East Freshman of the Year.

Le sue medie nella sua prima ed unica stagione collegiale dicono: 12.9 punti, 6.2 rimbalzi ed 1.4 stoppate a partita, con un ottimo 67% dal campo.

I punti di forza di questo giocatore risiedono principalmente nella coordinazione e nell’armonia dei movimenti. La sua verticalità e la sua altezza si sposano con una notevole rapidità di piedi, che gli ha consentito nel corso della stagione di poter contenere in scivolamento laterale anche giocatori più piccoli di lui.
In situazioni di contropiede o transizione, è sempre il primo tra i lunghi in campo a precipitarsi nell’altra metà campo, grazie ad una agilità degna di un esterno; quella stessa agilità, gli permette di rollare in area in situazioni di pick and roll creando buone spaziature e linee di passaggio. A proposito di quest’ultimo elemento, ha dimostrato a più riprese di poter contare sia su delle mani dolci con cui appoggiare indistintamente in layup destro o sinistro, sia di avere un atletismo tale da permettergli di schiacciare sulla testa dei difensori avversari. La sua percentuale realizzativa al ferro parla chiaro: ha convertito la bellezza del 75% dei suoi tentativi di appoggio o schiacciata.
Il suo talento può esprimersi anche in situazioni di catch and shoot dalla media distanza, grazie ad un rilascio rapido e pulito nell’esecuzione; quando ha potuto fronteggiare il suo avversario in post-up e tirargli sulla faccia, è risultato spesso letale.
In conclusione, non si possono non citare la sua abilità nelle partenze uno contro uno (sia con la mano destra che con la mano sinistra) ed il suo talento da passatore dal post basso. Questi sono due enormi punti a suo favore nell’ottica della NBA attuale, dove sono sempre più richiesti dei “falsi lunghi” con abilità da all-around e dotati di ottimi fondamentali.

I suoi punti deboli, invece, sono figli dei pochi chilogrammi di cui può disporre attualmente. Quando si è trovato contro avversari più pesanti di lui, ha perso spesso fiducia ed efficacia nei suoi movimenti in post basso e a rimbalzo (i soli 6 rimbalzi catturati a partita sono lì a dimostrarlo). Questo difetto può essere limato con un incremento della massa muscolare, in modo da poter competere fisicamente contro gli extraterrestri delle aree NBA.
A dispetto della buona meccanica nei tiri dalla media distanza, Patton ha raccolto le misere percentuali del 51% dalla linea del tiro libero e del 20% dalla lunga distanza. Da questo punto di vista, gli scout sperano (ed in parte ci credono) in un suo netto miglioramento.
Come ultimo difetto del suo gioco evidenzierei una scarsa lucidità quando si trova a dover fronteggiare un raddoppio; troppo spesso si è fatto portar via la palla dagli esterni avversari, o ha concluso l’azione offensiva con un passaggio sconsiderato.

I Mock Drafts più accreditati ritengono che Patton dovrebbe essere chiamato con la scelta numero 15 dai Portland Trail Blazers. Dalla partenza di LaMarcus Aldridge in direzione Texas, Portland ha sofferto troppo l’assenza di un reparto lunghi adeguato (a livello di talento) al contesto NBA. Ecco perché potrebbero scegliere di puntare sul centro da Creighton per supportare dalla panchina il titolarissimo (ma spesso vittima di infortuni) Jusuf Nurkic. Noi non escludiamo, tuttavia, che possa scendere ancora di qualche posizione, arrivando alla #17 di Milwaukee.

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