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Miami Heat

Il loro futuro i Big Three lo decideranno insieme, parola di Wade

Continua a correre su due binari paralleli la stagione dei Miami Heat; se da una parte l’attenzione della squadra è tutta rivolta alla conquista del terzo titolo consecutivo, dall’altra, soprattutto per tifosi e media, è inevitabile guardare alla prossima offseason, nella quale i tre pezzi grossi di Miami potrebbero lasciare la Florida.

Ultimo a parlare di questo scottante argomento è stato Dwyane Wade, in un’ intervista rilasciata a ESPN The Magazine, nella quale il prodotto di Marquette ha voluto ancora una volta ribadire che una scelta sul futuro non è stata presa da nessuno dei tre; anzi, come prima del loro sbarco a Miami nel 2010, James, Wade e Bosh siederanno a un tavolo e discuteranno le opzioni possibili.

Sono in un momento in cui non ci sto minimamente pensando. Sono in questa franchigia da oramai 11 anni, ho vinto tre titoli, quindi non vedo motivi per cui dovrei pensare adesso al mio futuro. Non sono in una situazione in cui la squadra va male e ho bisogno di pianificare il futuro, perciò in questo momento sono concentrato sulla vittoria di questo titolo. E quando la stagione finirà, in qualsiasi momento questo accada, allora mi siederò a un tavolo insieme a Chris e LeBron  e farò la migliore scelta per me e la mia famiglia.

Wade nel 2010 ha rinunciato a un contratto al massimo salariale per permette agli Heat di firmare i suoi compagni di draft, ed è possibile che lo stessa cosa possa accadere quest’esame. Flash andrebbe a guadagnare nelle prossime due stagione la bellezza di 42 milioni di dollari, che corrisponderebbe al contratto più remunerativo della sua carriera. Ma Riley e la dirigenza di Miami potrebbe convincere il numero 3 e i suoi due compagni, nel nome di più titoli, a fargli “uno sconto”.

Una scelta come questa è stata già affrontata negli ultimi anni da star come Kevin Garnett e Tim Duncan i quali hanno usato l’opzione di uscita dal contratto, firmandone uno più basso per garantire alle rispettive squadre di non appesantire la luxury tax, guadagnandone però sulla durata.

 

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