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BRACKETS’ RELIGION: COLORADO ST (8)-MISSOURI (9)

 

“When we win, it’s on me. When we lose, it’s on me!”. In una frase, tutto Phil Pressey. Point guard di un metro e ottanta scarso (ma proprio scarso scarso) di Missouri. È lui la guida, il messia incontrastato dei tigers. Folletto incontenibile. Accende e spegne come e quando vuole. Mago dell’assistenza (oltre 7 a partita), dello scarico dopo la consueta sgasata tutto campo. Con le ruote motrici che si ritrova al posto delle gambe, Pressey inebria coach Frank Haith costruendo rapide situazioni offensive, arrivando, o facendo arrivare, spesso al ferro nei primissimi secondi. Pecca, e notevolmente, nel tiro dalla media e dalla lunga (41% e 31%). Soprattutto nelle situazioni di palleggio arresto e tiro (quelle più usuali nel suo gioco), tende a metterla con incredibile discontinuità. Altro lato negativo pare essere un’allergia, apparentemente incorreggibile, ai finali di partita, dove alterna tiri sbagliati a banalissime palle perse. Il numero 1 guida un quintetto fondato su altri due elementi molto esperti. indispensabile è la fisicità dell’ex huskie Alex Oriakhi sotto le plance (quasi 9 rimbalzi e 2 stoppate ad alzata). Giocatore coriaceo che già ha assaporato i grandi riflettori delle partite decisive. Miglior marcatore è invece Laurence Bowers con oltre 14 a partita. Forward intelligente e pura. Spara con il 40% dalla lunga, una condanna a morte per gli avversari sugli scarichi di Pressey. Il resto è francamente poca cosa.

Nel primo turno se la vedranno da underdogs con Colorado State. Squadra particolare quella dei rams. Spinti da coach Larry Eustachy ad una pressione difensiva di rara intensità. Tutti vanno a rimbalzo come se non ci fosse un domani. Devastanti nel pitturato con il senior, ex Minnesota, Colton Iverson (sulla soglia dei 15 e 10 di media) e Pierce Hournung (9 e 9). I due monoliti bianchi dell’area dei montoni risultano fondamentali, con la loro particolare qualità di darla via con giusti tempi e modi, nel tennistico dentro fuori che premia tre sentenze viventi da oltre l’arco: Was Elkmeir, Dwight Smith e Dorian Green. Proprio quest’ultimo sta recuperando da una caviglia malandata, ma dovrebbe farcela senza problemi, pronto a contribuire con i consueti 12 punti e 4 assist. Eustachy si presenta entusiasta, incensato dagli addetti ai lavori ed insignito come primo allenatore ad aver vinto 24 partite in una stagione con 5 squadre differenti della Division I. Iverson alza la voce tuonando: “noi ed il nostro basket siamo stati costruiti per questo tipo di torneo”.

La vera grande discriminante per arrivare al passaggio del turno, sarà dunque il ritmo imposto alla gara. Una conduzione a bassa intensità risulterebbe mortifera per i tigers. Pressey dovrà viaggiare moltissimo sui 28 metri, cercando d’evitare d’attaccare a difesa schierata e facendo entrare nel vortice delle scorribande irrazionali anche i ragazzi del Colorado. Dall’altra parte il dominio nei pressi dei tabelloni risulterà vitale. Iverson e Hournung rischiano di dare ripetizioni ad Oriakhi, che potrebbe capitare in una delle sue tante serate all’insegna della sbadataggine.

Il mio dollaro lo gioco comunque su Mizzou. E poi si sa, in caso di sconfitta la colpa “is on you, Phil!”.

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