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NBA Rookie Ladder – Ep. 3 – Juan Wick

Tra i due pretendenti, il terzo gode?

Photo via @timaal_bradford on X

11. Cason Wallace (↓ 2)

Assieme ad Ausar Thompson e al compagno di squadra Chet Holmgren è l’unica matricola sempre presente in campo nelle gare disputate fin qui dalla sua squadra. Le partenze in quintetto – appena sette, solo di rimpiazzo – non devono trarre in inganno. Il suo impatto è tangibile e se ne sta accorgendo, con piacere, anche coach Daigneault.

Non si tira indietro, è stato così dall’inizio. Sta affrontando accoppiamenti difensivi di qual certo rilievo […]. È una grande esperienza per lui, che si trova a uno stadio così precoce della sua carriera. Ha pulizia di gioco e durezza mentale.” 

 

Ancora una volta è la sfida contro i Jazz ad averlo messo in luce: titolare in sostituzione di Lu Dort, Cason ha mandato a referto 16 punti (massimo stagionale), con 6-7 al tiro e 4-5 da oltre l’arco dei 7.25 metri. Un Tyrese Maxey, in odore di primo All-Star Game in carriera ci offre lo spunto per ricordare che sì, anche Wallace è un prodotto di Kentucky. Sotto la lente di questa Ladder, non passerà inosservato.

 

 

 

 

12. Ausar Thompson (↓ 7)

Il gemello di Amen è calato vertiginosamente nell’ultimo periodo dopo la quinta posizione registrata nella scorsa Ladder. Poco e niente davvero nell’ultimo mese, con Detroit che ha continuato ad affondare senza sosta. La squadra è sulla buona strada per essere la peggiore nella storia della NBA (quattro vittorie e 38 sconfitte) e giocare in un ambiente del genere è praticamente impossibile.

L’unico vero barlume è arrivato proprio nell’ultima partita contro Milwaukee, dove il classe 2003 ha chiuso con un ottima prestazione da 22 punti (10/15 dal campo) e nove rimbalzi, lasciando intravedere a sprazzi il giocatore di cui ci eravamo innamorati ad inizio stagione.

13. Bilal Coulibaly (↓ 5)

Incastrato in una squadra senza né capo né coda è riuscito a fare davvero poco nell’ultimo periodo, scendendo addirittura di ben cinque posizioni. Il potenziale – soprattutto difensivo – è tutto lì, ma finora si è visto davvero poco. Sono calati sia i punti (7.6 a partita) che le percentuali (37% dal campo e 37.5% da tre) rispetto allo scorso appuntamento, mentre la difesa (almeno considerando i numeri) è migliorata.

Buona l’ultima prestazione da nove punti e quattro stoppate contro i Denver Nuggets campioni in carica.

14. Anthony Black (↓ 3)

Altalenante, come i Magic del resto. Il 26 dicembre 23 punti a referto contro Washington, 22 in combinato nelle successive nove uscite. Il season-high per minutaggio contro i Thunder (33:08) gli ha offerto un accoppiamento difensivo niente male (Shai Gilgeous-Alexander) per dare sfoggio di tutta la propria grinta. Coach Mosley ne ha sottolineato la performance:

“In molte situazioni difensive è stato bravo a mostrare le mani, evitando problemi di falli. Quando porti un raddoppio su Shai, sta cercando di girare l’angolo. È ciò che lo rende un grande giocatore. Anthony ha sporcato molti tiri e raccolto diversi rimbalzi per dare slancio al  nostro attacco.”

L’auspicio è che il compleanno possa portare qualche certezza in più, su tutti i fronti, mercato incluso.

15. Toumani Camara (↓ 2)

Primo giocatore nato e cresciuto in Belgio, l’ex Dayton ha trovato terreno fertile per provare a costruire una legacy e far parlare di sé. Gli piace molto comporre puzzle, ma se parliamo della sua carriera NBA in questi termini  le tessere non sembrano essersi ancora incastrate alla perfezione. La sua attitudine difensiva è il più delle volte encomiabile, anche nel caso in cui va male e finisce in un poster.  Quando troverà la chiave, assicurano a Portland, potrà essere uno dei migliori two-way player della lega.

 

 

16. Scoot Henderson (↓ 4)

L’ex Ignite precipita assieme a Portland. Non bastano 33 punti contro Phoenix a salvare il mese, tanto più se la stat-line – che sembra citare Dion Waiters. – riporta 31 (!) tiri tentati. Il dato sulla %TS assume se possibile tratti ancor più tragici del pur non lusinghiero record negativo alla voce +/-.

Continuiamo a credere in lui, ma non vorremmo trovarci presto soli sull’isola, come direbbe qualcuno

 

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17. Cam Withmore (↑ 10)

Non siamo persone da «ve lo avevo detto». Però vi avevamo avvertito. Alla fine della fiera nella NBA il talento fa tanto, tantissimo. E Cam Whitmore è talento di purezza quasi trasparente. Finalmente se n’è accorto anche Ime Udoka, che dal 1° gennaio 2024 lo ha sempre schierato sul parquet. Forse è uno dei suoi propositi per il nuovo anno.

I minuti non sono ancora tanti– in media 17.5 – ma il contributo a H-Town si vede già. I punti medi sono 11.3 (con una percentuale da tre del 39.1% e vette da 22 punti in 27 minuti), i rimbalzi 3.6 a partita. L’impressione è che Houston, con quel core giovane ed energico, sia il posto giusto per Whitmore. Serve solo metterlo sul parquet. Ah… è il quinto giocatore più giovane dell’intera NBA.

 

18 Nick Smith Jr. (↑ 11)

17 dei 19 punti segnati contro i Denver Nuggets nella sfida pre-Natalizia sono arrivati nel 4° periodo. Il momento in the zone gli vale qualche primato e un posto in top 20, con un balzo a doppia cifra. A proposito: 10+ punti in cinque occasioni fin qui nella stagione, tutte partite giocate nell’arco dell’ultimo mese.

 

19. Craig Porter Jr. (↑ 1)

Agli addetti ai lavori vicini ai Cleveland Cavaliers, l’ascesa dell’ex Wichita State sembrava inevitabile, ma nulla è scontato nella stagione da rookie. Coach Bickerstaff sa che l’abbondanza a roster, di questi tempi,  è un lusso. Porter Jr. ne esce penalizzato e gennaio non è stato il suo mese, in termini di minutaggio. Rimane stabile per due ragioni:

1) la striscia positiva dei Cavaliers;

2) i numeri, che sono dalla sua parte.

 

È entrato in rotazione con un contratto two-way, ma a breve non ci stupiremmo nel vederlo siglare un pluriennale con importante quota garantita.

 

20. Kris Murray (↑ 2)

Tra G League ed NBA sta accumulando “minuti” di discreta qualità. 37:02 in campo contro Phoenix, nonostante non sia partito titolare, gli hanno permesso di scollinare per la seconda volta in doppia cifra per punti segnati dall’inizio del 2024. Nuovi propositi, comuni a tanti giocatori alla prima annata nella lega: farsi trovare pronto e creare un momentum, un flusso positivo per finire la stagione in crescendo e da qui costruire solide basi. Non si sottrae nemmeno a quei riti di iniziazione che toccano ai rookie e l’etica del lavoro c’è, assicura coach Billups. Portland non ha urgenza di risultati: con il giusto approccio, il fratello gemello di Keegan potrebbe volgere la situazione a proprio favore.

 

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