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NBA Rookie Ladder 2023 – Episodio 4

Puntata post San Valentino della nostra Ladder, tra certezze e colpi di fulmine

Jalen Duren
Via @Legion Hoops on Twitter

San Valentino alle spalle e pausa dell’All-Star Game NBA dietro l’angolo. Il momento giusto per ricordare quanto i rookie della classe Draft 2022 ci abbiano fatto innamorare. Entriamo nel vivo della nostra classifica.

 

*Tutte le statistiche citate in quest’episodio, salvo diversa specifica, sono aggiornate all’11 febbraio 2023.

1. Paolo Banchero (=)

Il nostro nome numero 1 per il premio di Rookie of the Year ha vissuto un mese un po’ più complicato del solito: nelle ultime sedici partite ha tirato con solo il 38,1% dal campo, e un 21,5% dalla lunga distanza che suona davvero strano, specie se pensiamo che in tutto questo ha comunque segnato 17.3 punti di media nelle partite considerate.

Però poi guardiamo i 29 punti contro Philadelphia, le doppie doppie contro Denver e Miami, o come danza con la difesa nel tweet qui sotto, e possiamo solo pensare “ok, questo ragazzo è davvero speciale”. Ogni altra statistica sarebbe superflua, quindi si proceda pure al prossimo nome.

 

2. Bennedict Mathurin (=)

Per un attimo Bennedict Mathurin ha rischiato di strappare il primo posto a Paolo Banchero: con l’assenza di Tyrese Haliburton in quel di Indiana, la sesta scelta assoluta ne ha approfittato per tenere una media di 20,8 punti a serata tra l’11 e il 29 gennaio, segnandone almeno 20 in 5 occasioni di fila.

Dopo questa serie di ventelli però la benzina è finita, e il nostro Benn si è dovuto accontentare di 12.7 punti di media nelle successive 7 partite, con un problematico 23,8% dalla lunga distanza.

In ogni caso, il suo talento è davvero indiscutibile, e da matricola rischia di diventare un serio candidato al premio di Sesto Uomo dell’Anno. Partendo in panchina in 53 occasioni su 59 partite giocate, ha tenuto una media di 17.3 punti e 4.1 rimbalzi a serata. Ma non solo: ha già infranto il record di franchigia di maggior numero di punti per un rookie partendo dalla panchina, prima detenuto da un certo Reggie Miller. Sky is the limit.

 

3. Jalen Williams (↑ 1)

Entrando nell’ultimo quarto di regular season Oklahoma City ha già più vittorie (27) rispetto all’anno passato, quando il record complessivo fu 24-58. Nell’approcciare a questi dati, per quanto parziali, tendiamo a dimenticare che al gruppo guidato da coach Daigneault manca Chet Holmgren, seconda scelta assoluta del Draft  NBA 2022, infortunatosi durante una partita d’esibizione a Seattle in offseason. Se questo succede, beh, una fetta consistente del merito è da ascrivere a Jalen Williams, che dalla trasferta  del 12 dicembre scorso contro Dallas è sempre partito in quintetto (striscia aperta di 29 gare consecutive). Tra il 25 e il 30 gennaio ha inanellato il tris di performance casalinghe che gli vale il podio:

 

  • 17 punti e 7-12 al tiro e tre bersagli su altrettanti tentativi dalla lunga distanza nella vittoria contro i Cavaliers, compresi due canestri decisivi nel finale.

 

  • 19 punti con 8-14 al cospetto degli Warriors campioni in carica.

 

Il rookie da Santa Clara è passato dalla sua Alma Mater a fine gennaio e in un’intervista ha ribadito che la gomitata involontaria subita al debutto nella lega è stata utile almeno a temprarne lo spirito.“Un bene che sia successo presto, bel modo di iniziare la mia stagione”, dice oraconsapevole che la sua ascesa costante è sotto gli occhi di tutti.

Ha chiuso il primo mese del nuovo anno solare da capoclassifica di lega per palle recuperate (28). Nella stessa settimana in cui il fratello è diventato McDonald All- American, Jalen Williams si è guadagnato la convocazione – sacrosanta – per il Rising Star Game di Salt Lake City. Dopo aver in qualche modo anticipato la sua potenziale presenza sul podio non potevamo di certo tirarci indietro, starà a lui confermarsi.

Apriamo una nuova rubrica-nella-rubrica inaugurando da qui in avanti la sezione Dub it, J-Dub. Una raccolta delle migliori caption “doppiate” proprio dalla matricola, che si diverte a rileggere in chiave ironica i post dei compagni di squadra su Instagram. Ecco qualche esempio:

 

https://twitter.com/chris_oven/status/1622295175753236485?s=61&t=eszn-kzvlcFb09Y17JgoEg

 

 

 

https://twitter.com/addamfrancisco/status/1623456226788126721?s=61&t=eszn-kzvlcFb09Y17JgoEg

 

https://twitter.com/chloaithinker/status/1618765149204287490?s=12&t=Oggbv63iVx1_ZwUBrzprZA

 

 

PS Le condizioni agonistico-ambientali atipiche che hanno caratterizzato la sfida della Crypto.com Arena contro i Lakers, nella notte del sorpasso di LeBron James su Kareem-Abdul-Jabbar, consigliano di non tenere troppo conto del match nelle valutazioni complessive. Ciò premesso, registriamo la quinta prestazione da 20+ punti della stagione del numero 8 Thunder, condita con sette rimbalzi, sei palle rubate e due assist. Protagonista.

 

4. Walker Kessler (↑ 5)

Si è guadagnato a suon di prestazioni un posto nel venerdì di Salt Lake City e, soprattutto, ha  assolto i suoi compiti di PR per conto di Lauri Markkanen, che ora è finalmente All-Star. La doppia doppia extra large da 20 punti e 21 rimbalzi a metà gennaio contro Minnesota  – coincidenza vuole la squadra del grande ex Rudy Gobert – Kessler ha riscritto un record che tra i rookie non si vedeva dal 20 marzo 2014 (Gorgui Dieng). Contro Toronto ha invece di recente aggiornato il proprio massimo in carriera in NBA (23 punti). Parlando della sua presenza da rim protector e nei pressi dell’area, è parso ispirato (‘immaginatemi come un cartonato’, ha detto). Le sei stoppate raccolte nel solo primo quarto della sfida sono relativamente impressionanti, almeno a sentire Will Hardy:

‘[Kessler] sta infondendo alla  squadra tutto un altro livello di fiducia nella metà campo [difensiva]. Non parlo solo delle sette stoppate, ci sono almeno altri 10-15 tiri sporcati da lui. Gli avversari lo vedono nei paraggi e iniziano a girare al largo. […] È davvero l’ancora della nostra difesa ora.”

Stop That, Walker Kessler, anche stavolta:

 

 

https://twitter.com/nba/status/1620972739074068481?s=61&t=Hd5UTqkQNmTRNyU5GH415Q

 

 

5. Jaden Ivey (↓ 2 )

Rimane costante e scende perché… non lo sappiamo bene. Forse ci ha semplicemente preso l’hype per Walker Kessler che con la sua doppia doppia di media a gennaio doveva salire tantissimo, a scapito di altri rookie.

Effettivamente da Jaden Ivey ci possiamo aspettare sempre e solo una cosa: almeno 10 punti a serata. 49 partite su 54 (!) le ha chiuse con 10+ punti questa stagione. Cos’altro dire? 15.8 punti e 6.1 assist di media nelle ultime quattro settimane, 17+8+8 contro gli Spurs il 10 febbraio. insomma, ci dovremo far perdonare in qualche modo nella prossima Ladder.

 

6. Jeremy Sochan (=)

Ha archiviato il suo mese migliore a gennaio per media punti  12.4 a sera in 14 partite, compreso il trentello contro Phoenix. Dato ancor più rilevante, alla luce del lavoro tecnico intrapreso, è  il quasi 82% ai liberi nello stesso arco temporale. Coach Popovich lo coccola con parole al miele: ‘È folle, sta facendo ciò che vuole, adoro guardarlo giocare, non ho idea di cosa combinerà. È un po’ come rivedere Manu [Ginobili] al suo arrivo.”

 

Entra in puntata doverosamente, il crossover subìto da Donovan Mitchell.

https://twitter.com/cavs/status/1625300166440894473?s=61&t=Hd5UTqkQNmTRNyU5GH415Q

 

Sempre ricordare, però, che già a giugno Rihanna indossava con nonchalance la canotta dell’ex Baylor.

 

 

Icona di stile, comunque vada.

 

7. Keegan Murray (=)

Con le unghie e con i denti Keegan Murray rimane ancorato alla posizione numero 7. Con una prima parte del mese di gennaio da Top-5 in questa Rookie Ladder: due doppie doppie di fila (una da 10+10 e una da 29+14), e una maggiore presenza a rimbalzo (6.5 a serata nell’ultimo mese contro i 3.5 di dicembre). È per distacco la matricola ad aver realizzato più triple finora (137, al secondo posto c’è Jabari Smith Jr. con 86, un abisso), ed è il primo per percentuale di realizzazione dalla distanza tra i rookie che hanno tentato almeno 70 tiri dall’arco (41,5%).

https://twitter.com/SacramentoKings/status/1622796663759962115?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1622796663759962115%7Ctwgr%5E92fb4cdc6761cbcc03b94dd84f9479a1896ea45f%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.nba.com%2Fnews%2Fkia-rookie-ladder-feb-8-2023-edition

E il giocatore dei Kings era davvero a un passo dal rientrare in Top-5, cosa che manca da ormai 3 mesi. Se non fosse che a inizio febbraio è incappato in tre partite da 7 punti totali, con un rivedibile 2 su 21 dal campo. Poi career-high da 30 punti contro Houston il 6 febbraio. Insomma, serve un minimo di costanza per scalzare i primi 5, ma ci siamo.

 

8. Jalen Duren (=)

Il pasticcio con il passaporto che ha complicato oltremodo la sua trasferta parigina non macchia però un altro mese solido, solidissimo. La sua rookie season continua a evocare per ragioni diverse il nome di LeBron James. Nella vittoria all’overtime contro i San Antonio Spurs è diventato infatti il secondo giocatore più giovane di sempre a confezionare una stat-line da almeno 30 punti e 15 rimbalzi. Detroit ha puntato su James Wiseman alla deadline, ma 10 gare consecutive in quintetto sono un segnale inequivocabile per Duren. Troy Weaver ha confermato in un’intervista radiofonica a 97.1 The Ticket quali siano le intenzioni della franchigia nella costruzione del roster:

Se vogliamo competere ad Est dobbiamo guardare alle top 4, Boston, Milwaukee, Philadelphia, Cleveland. […] Le abbiamo già affrontate e abbiamo sofferto per lo svantaggio in termini di stazza. […] L’aver aggiunto questo ragazzo, [Wiseman] a Bagley, Stewart e Duren ci dà davvero una chance.”

 

9. Tari Eason (↑ 1)

Ha infilato tre delle quattro doppie doppie della sua stagione in rapida successione tra il 26 e il 28 gennaio. Nella sfida successiva, in casa contro Oklahoma City, ne ha firmata invece una davvero atipica che ok, non andrà a referto, ma resta negli annali. Scorrete  il  tabellino da 9:31 nel corso del 4° periodo e ve ne renderete subito conto.

Mamma Teroya si è affezionata a questa rubrica e noi ricambiamo, come sempre molto volentieri. Il commento – pacato – alla  recente trade deadline.

 

10. Jabari Smith Jr. ( ↓ 5)

Cosa può diventare il nostro caro Jabari Smith Jr.? Un nuovo All-Star (è già ora un potenziale All-Star?)? Un nuovo Rudy Gay versione 2014-15 che segna tanto ma non vince mai niente? Un nuovo brick shooter?

Dati alla mano, nelle ultime 4 settimane abbiamo assistito alla definizione per antonomasia del primo anno in NBA del talento dei Rockets: 12,6 punti e 6,8 rimbalzi di media, una partita da 27 punti e 8 rimbalzi contro i Kings, una da 22 punti e 8 rimbalzi contro Miami. Poi però passiamo alle percentuali al tiro: 40% dal campo, 23,7% da tre punti. Non benissimo.

Però è 51,4% dal campo in serate da 20 e più punti. Serve riavvicinarsi a questa percentuale per risalire qualche posizione e tornare in top-5.

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