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NBA, Brad Stevens sui Celtics: “Non sembravamo un team da titolo”

Il president of basketball operations di Boston ha commentato la stagione della squadra

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I Boston Celtics hanno ceduto in sei gare allo strapotere dei Golden State Warriors nelle ultime Finals. La sconfitta fa inevitabilmente parte del percorso di crescita e i ragazzi di coach Ime Udoka non possono far altro che ripartire da qui. La seconda parte di stagione della franchigia è stata decisamente esaltante, così come tutta la corsa Playoff, e da buttare c’è ben poco.

Le parole di Brad Stevens

Brad Stevens, attuale president of basketball operations della franchigia del Massachusetts, ha commentato la stagione appena conclusasi toccando punti molto interessanti. Per cominciare, il carattere dello spogliatoio:

“Credo che la leadership sia stata grande. La voce di Jayson [Tatum] si è fatta più grossa nel corso dell’anno. Jaylen [Brown] e Marcus [Smart] sono sempre stati buoni leader. E Al [Horford]: la sua voce è importante come quella di tutti.”

L’ex capo allenatore dei Celtics ha valutato l’operato di Ime Udoka, alla sua prima stagione da head coach:

“Credo che abbia fatto un grande lavoro. Nelle sue prime quaranta partite, ha attraversato tutto quello che si può passare da allenatore di Boston. È rimasto chino e ha trovato un ritmo nell’allenare questo gruppo. La sua abilità di riprendersi è stata speciale. Ha fatto un grande lavoro nel creare una identità difensiva e di condivisione della palla.”

Sulla squadra che è arrivata alle Finals si è espresso con queste parole:

“Credo che fossimo rimasti a piedi a metà gennaio. Non sembravamo una squadra da titolo. Ma non pensavamo di essere così lontani come hanno fatto altri. Non ci siamo dimostrati all’altezza, soprattutto il nostro attacco. C’è stato tanto di noi, con le palle perse, ma anche molta eccellenza da parte dei Golden State Warriors.”

Infine, Stevens ha lanciato un messaggio sugli elementi da aggiungere per migliorare il futuro:

“Stessa storia: Draft, sviluppo, e ricerca di scambi. Dobbiamo camminare un po’ su una linea sottile. Le squadre sono fragili e il modo in cui lavorano insieme è fragile. Quando trovi un’identità vuoi mantenerla, aggiungere ma non togliere. Ci servono un po’ di punti in più dalla panchina. Ma credo anche in molti ragazzi che non sono riusciti a giocare molto. Esploreremo tutto con le trade, il Draft e la free agency.”

 

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