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Kevin Durant spiega perché non segna 60 punti in una partita NBA

Non cerca grandi numeri a livello realizzativo e di puro scoring per legittimare il suo status. Poi la frecciatina alla difesa Bucks tornando all’ultimo incrocio Playoff

Durant Golden State

Kevin Durant è senza dubbio uno degli attaccanti più forti della storia del gioco, eppure a vedere il suo career-high per punti segnati, peraltro da poco ritoccato, ci si stupisce che non arrivi nemmeno a 60. La spiegazione è più semplice di quel che si possa pensare.

Kevin Durant commenta le sue capacità realizzative

KD ne ha parlato con JJ Redick in una recente puntata del podcast The Old Man&The Three:

“Quando vedo certa gente che segna 60-70 [punti], gli aggiustamenti correttivi non cambiano da parte del coach avversario. Se io esco da un pick n roll nella prima giocata della partita, tu vuoi fare drop coverage e io segno il canestro, la volta dopo ti adatti. Risultato: non ho più tiri aperti dal pick n roll. Se sfruttassi un pin down, cosa pensi che direbbe ai suoi il coach avversario nel caso segnassi una tripla: ‘Aggiustamenti’. Alcuni tirano 15-16 liberi a partita, segnano triple con spazio, situazioni che io non ho. Fare 50-60 punti sulla testa di due difensori è dura, devo giocare contro le correzioni apportate dai coach della squadra rivale a partita in corso. Non si aspetta la fine per dire: ‘Cavoli, avremmo dovuto raddoppiare KD in quel contesto di gioco’”

La partita più simile alla God-Mode evocata da Redick nella conversazione è stato il match contro i Bucks che ha sancito l’eliminazione dagli ultimi Playoff. La lettura di Durant a ritroso è altrettanto chiara:

“In quel caso ho percepito un atteggiamento del tipo ‘KD non può batterci, facciamolo sfogare e blocchiamo tutti gli altri. Erano un po’ molli in marcatura, mi lasciavano a volte uno-contro-uno, hanno giocato drop coverage tutto il tempo. Ho segnato 17 dei miei 23 tiri perché il livello di difesa era quello di un match regular season. Da lì in poi hanno alzato il livello, ma credo avessero sottovalutato la posta in gioco.”

 

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