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Isiah Thomas contro Jordan: “Anche io ho preso colpi, ma non ho pianto”

La leggenda dei Detroit Pistons ha parlato di quel fallo di Karl Malone che gli costò diversi punti di sutura e anche di MJ

Dopo la brillante carriera da giocatore e qualche esperienza da allenatore, Isiah Thomas siede oggi nell’ombra. Ritirato come un eremita, ogni tanto esce dalla sua caverna per concedersi un po’ di sole e un po’ di aria fresca come ogni essere umano. Puntuale come un orologio svizzero, però, in ogni sua uscita non perde l’occasione per ribadire la sua poca simpatia verso Michael Jordan.

Nel corso di una chiacchierata al podcast di Jason Whitlock, intitolato Fearless, Isiah Thomas ha raccontato i retroscena di quel fallo di Karl Malone, datato 1991, che lo ridusse in poltiglia. Queste le sue parole:

“42 punti di sutura, in realtà. E siamo diventati molto amici da allora in poi. Lo contattai perché passava molto tempo in tv e non volevo che si sentisse in colpa, casomai ne avesse avuta per questo. Non si aspettava quella chiamata, è quasi scoppiato a piangere e mi ha detto che non voleva farlo, mi ha detto: ‘Giocavamo così all’epoca, tu sei arrivato e volevo fare un grosso fallo, ma non volevo farti questo’. E da allora ci parliamo spesso. Ho un enorme rispetto per lui e quello che è successo in campo rimane lì. Oggi sono felice di conoscere l’uomo.”

Terminato il racconto il due volte campione NBA ha lanciato l’ennesima stoccata a Michael Jordan, colpevole di averlo dipinto come troppo violento nel suo documentario The Last Dance:

“Potete parlare con Barkley, Ewing, Stockton o altri e tutti loro mi hanno detto che questo non è il sentimento nei miei confronti. Dunque, l’unica persona che si sente così per me, sinceramente, è Jordan. Posso dire accuratamente e concretamente che nessun giocatore, durante il periodo in cui ho giocato in NBA, ha preso più colpi di Isiah Thomas. È documentato. Oakley non ha giocato con lui? Bill Cartwright non era nella sua squadra? Dave Corzine, Artis Gilmore, lui ha giocato con gente tosta. E lo descrivono come se questi ragazzi non avessero giocato nella sua squadra. Anche io ho preso colpi, ma non ho pianto.”

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