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Road to NBA Draft 2021: Kai Jones

Dopo due stagioni trascorse a Texas, Kai Jones si affaccia alla NBA come uno dei lunghi più interessanti della sua Draft Class

Squadra: Texas Longhorns (Sophomore)

Ruolo: Power Forward/Center

2020-21 Stats Per Game

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
8.8 4.8 2.8 2.0 0.6 0.8 0.9 58.0 38.2 70.0

2020-21 Advanced

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
5.4 11.8 10.0 13.5 16.8 18.0 4.2 62.6 64.6

In un contesto sempre più dominato dagli one-and-done o, al contrario e in misura minore, da giocatori che scelgono di completare il proprio percorso universitario, il numero di sophomore che scelgono di dichiararsi per il Draft NBA si è ristretto sensibilmente.

Kai Jones rappresenta, da questo punto di vista, un giocatore in controtendenza rispetto al momento storico che viviamo, una controtendenza che si fa ancor più marcata se si dà uno sguardo alle sue cifre, apparentemente poco appariscenti. Ad attrarre gli scout NBA, però, sono le sue enormi potenzialità sulle due metà campo: Jones è, infatti, l’ennesimo rappresentante di una schiera di lunghi sprovvisti di massa muscolare ma il cui perimetro di influenza all’interno di una squadra potrebbe rivelarsi incredibilmente ampio.

Punti di forza

Per chi si ritrovi a osservarlo per la prima volta, le potenzialità di Kai Jones sono immediatamente intuibili: ha di sicuro l’ altezza (211 cm), l’apertura alare (219 cm), l’atletismo e l’esplosività per poter stare a livello NBA e influenzare in maniera rilevante la squadra che si troverà a godere dei suoi servigi.

Si tratta, infatti, di un giocatore dal fisico perfetto per ricoprire il ruolo di rim runner e già pronto giocare ai ritmi NBA: il suo dinamismo nelle due metà campo è forse la prima caratteristica che emerge del suo gioco, proprio perché abbinata a dimensioni di tutto riguardo.  Riesce a correre da un ferro all’altro senza alcuna fatica, occupando la fascia centrale del campo con rapidità e intelligenza, in piena conformità con quanto richiesto ai pari ruolo NBA. Il tutto corredato a un’efficacia d’elite: nella sua sophomore season a Texas, in transizione ha tirato con il 75.8% al ferro.

Nei pressi del ferro è in grado di finalizzare pressoché qualsiasi tipo di scarico, anche a metà campo, grazie a un ottimo controllo del corpo: si raggruppa velocemente ed esplode a canestro con grande sicurezza nei propri mezzi. Il suo istinto da tagliante è davvero piuttosto sviluppato e, in una lega fondata sulle spaziature, questa caratteristica può di certo tornare utile. Inoltre, pur essendo complessivamente un rimbalzista non irresistibile, i 2 rimbalzi offensivi totalizzati a partita sono un indizio interessante sui suoi istinti e sulla sua pericolosità nelle aree NBA, sempre più sguarnite per spaziature naturali e regolamento.

Sul lato forte, nel traffico, e dal lato debole.

Talvolta ama prendere il rimbalzo difensivo e scatenarsi in prima persona in transizione, cosa che lascia intravedere per gli scout NBA intriganti doti da playmaking five: le doti di ball-handling sono eccellenti per la stazza ma le sue passing skills dovranno essere migliorate per portare a termine questo progetto sul suo sviluppo tecnico.

Non pensate, però, che si tratti di un lungo sprovvisto di gioco perimetrale: nell’ultima stagione ha tirato con oltre il 38% da tre punti ma, cosa ancor più importante, ha mostrato una fluidità di movimento e una sicurezza nel prendere le conclusioni, anche dal palleggio, decisamente impagabili.

Chiedersi come evolveranno queste cifre su un volume maggiore di 1.3 tiri da 3 a gara è legittimo, avere aspettative positive, però, lo è altrettanto. Questa sua pericolosità perimetrale, talvolta, gli permette di effettuare delle interessanti partenze fronte a canestro, ancora non elegantissime, ma non per questo poco efficaci.

Ottimo anche il footwork sulla finta.

Nella metà campo difensiva le sue potenzialità sono, se possibile, ancor più sconfinate: il suo eccellente dinamismo negli spostamenti laterali, sommato a un’innata versatilità, gli permette di accettare ogni tipo di cambio e tenere più palleggi degli esterni avversari. In aiuto, viste le sue innate doti, potrà di certo vedere le sue cifre migliorare (0.6 stoppate a gara e 4.2% di block percentage sono numeri altamente perfettibili).

Tutto il suo potenziale difensivo, sul perimetro e al ferro, in due azioni.

Punti deboli

Come lasciato intuire poc’anzi, Kai Jones è un giocatore in controtendenza con la storia recente del Draft, non solo perché si tratta di un sophomore che si dichiara al Draft ma soprattutto perché si tratta di un giocatore al secondo anno che, ancor più di certi freshmen, dà la sensazione di aver bisogno di un percorso lungo per irrobustirsi a livello tecnico, mentale e anche fisico.

Il suo fisico, interessantissimo per misure, è completamente da costruire: non raggiunge i 100 kg di peso malgrado le dimensioni ragguardevoli e questo aspetto può senza alcun dubbio sfavorirlo negli accoppiamenti con i pari ruolo nella lega più fisica e competitiva al mondo.

Come lui stesso ha analizzato, il lavoro sulla sua sicurezza nei propri mezzi è uno degli aspetti fondamentali. Ma, lo vedete anche voi, si tratta di un giocatore tutto da svezzare.

Inoltre, dev’essere profondamente sgrezzato dal punto di vista della pulizia complessiva del gioco: è spesso fuori equilibrio in entrambe le metà campo. Il suo decision making offensivo è decisamente da migliorare, così come la sua presenza mentale all’interno della metà campo difensiva.

Talvolta dà proprio l’idea di deragliare, facendosi trovare fuori posizione, commettendo falli evitabili e perdendo palloni a dir poco sanguinosi per la sua voglia di strafare. Forse un altro anno di college sarebbe stato d’aiuto: la sua speranza è quella di capitare in una squadra che possa investire su di lui a lungo termine.

Upside

Nel miglior scenario possibile, Kai Jones diventa uno starter NBA in grado di esplorare ciascuna delle doti che ha mostrato fino a questo punto della sua carriera. Insomma, merce rarissima ma un percorso tutto da costruire: pensate alle difficoltà incontrate da Jaxson Hayes fino a questo punto della sua carriera NBA. Nel caso opposto, invece, potrebbe finire a girare per la lega alla ricerca di scampoli di minuti e di un ruolo che, si sa, non in molti sono disposti a darti se sei un giocatore incompiuto. Mai come in questo caso dipenderà tantissimo dal suo landing spot.

Draft projection

Il gioco di incastri del prossimo Draft potrebbe portarlo in lottery così come farlo scendere ai confini della top 20. La prima squadra interessata a chiamarlo potrebbero essere gli Charlotte Hornets con la pick numero 11, qualora decidessero di imboccare un percorso di costruzione più lento del previsto. In alternativa, la possibilità che a chiamarlo sia una squadra texana, vista la sua provenienza, salgono sensibilmente: i San Antonio Spurs, che dispongono della dodicesima pick, non scelgono un lungo in uscita dal college da tempo e il potenziale potrebbe assolutamente valere la candela. Se, invece, dovesse vedere le sue quotazioni scendere ulteriormente occhio a Oklahoma City Thunder e Houston Rockets, in possesso di numerosissime scelte nel corso del prossimo Draft. I primi non si sono mai fatti problemi a scegliere progetti a lungo termine mentre i secondi, anche compatibilmente con la loro seconda pick assoluta, dispongono della timeline giusta per inglobare un giocatore dalle prospettive così ampie.

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