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Vanessa Bryant vuole pubblicare i nomi di coloro che hanno diffuso le foto del corpo di Kobe

La moglie di Kobe ha già citato in giudizio la polizia di Los Angeles dopo aver scoperto che alcuni di loro hanno diffuso le immagini dei corpi subito dopo il tragico incidente in elicottero

Secondo quanto riporta il Los Angeles Times in queste ore, Vanessa Bryant vorrebbe rendere noti i nomi dei quattro poliziotti di Los Angeles che presumibilmente hanno condiviso con altre persone le foto dell’incidente in elicottero dello scorso 26 gennaio 2020 che ha ucciso suo marito Kobe Bryant, sua figlia Gianna e altre sette persone. Tuttavia, gli avvocati del dipartimento della polizia non vogliono rendere pubblici i loro nomi perché potrebbero essere potenzialmente presi di mira.

Una volta appresa la volontà della difesa, la Bryant ha pubblicato una storia su Instagram in cui ha chiarito la situazione:

“Il dipartimento dello sceriffo vuole oscurare i nomi dei suoi poliziotti che hanno scattato e/o condiviso foto di mio marito, mia figlia e altre vittime. Vogliono che i loro nomi non vengano resi noti. Chiunque altro avesse dovuto affrontare una accusa di questo tipo sarebbe già stato svelato, il suo nome sarebbe già reso pubblico. Non tutte le forze dell’ordine sono cattive. Questi specifici soggetti devono essere ritenuti responsabili delle loro azioni proprio come tutti gli altri.”

All’inizio di questa settimana, Vanessa ha presentato una nuova denuncia al tribunale federale contro il dipartimento dello sceriffo – con cui specifica i nomi dei quattro poliziotti citati poco fa – e il dipartimento dei vigili del fuoco di Los Angeles. Secondo il Los Angeles Times, Vanessa “chiede il risarcimento dei danni per negligenza e violazione della privacy, sostenendo che corpo di polizia e vigili del fuoco hanno scattato e condiviso foto di bambini, genitori e allenatori morti nell’incidente del 26 gennaio 2020”.

Gli ultimi dettagli, peraltro, parlano di una specifica persona che avrebbe scattato più di 100 foto sulla scena dell’incidente. Molti di questi scatti sarebbero stati poi condivisi con il resto dei suoi colleghi via messaggistica nelle 48 ore successive al fatto. I nomi dei responsabili sono attualmente nascosti in attesa di capire quale sarà la decisione del tribunale.

 

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