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NBA Season Preview: Northwest Division

Denver, Portland e Utah alla ricerca di conferme; Minnesota riparte, Oklahoma City ricostruisce. Uno sguardo alla Northwest Division NBA

Minnesota Timberwolves

Nuovo, ennesimo, capitolo per la franchigia del Minnesota. Negli ultimi anni i Timberwolves sono più volte ripartiti, con squadre piene di “giovani promettenti”, senza però riuscire mai a fare il definitivo salto di qualità. Basti pensare che negli ultimi dieci anni Minnesota ha potuto schierare tre prime scelte assolute al Draft, raggiungendo –nella stessa decade – i Playoff solamente una volta. Con gran parte dei meriti da attribuire a Jimmy Butler, al netto di litigi e polemiche.

Eppure, mai come quest’anno l’aria che si respira a Minneapolis ha un che di frizzante: i Wolves targati 2020-21 paiono finalmente disporre di un roster ricco di talento, distribuito però fra più elementi. E  per questo con diversi spunti intriganti.

Primo fra tutti è, ovviamente, l’interesse e l’attesa attorno alla scelta numero uno del Draft 2020, Anthony Edwards. Le prime scelte assolute sono sempre giocatori  a cui le franchigie affidano – investendo –  parte del loro futuro, ma per Edwards la questione è differente e l’hype attorno a lui pare essere calibrato, senza eccessi.

Alla sua stagione d’esordio,  Edwards potrà crescere “coccolato” da un roster di livello, con la possibilità di responsabilizzarsi e di sbagliare senza compromettere i risultati di squadra. Un privilegio che poche prime scelte hanno avuto. Per forzare un paragone con situazioni già vissute nella storia recente della franchigia, il rookie non vivrà la stessa pressione che dovettero subire prima di lui, nella stessa squadra, Wiggins e Towns al loro primo anno.

Edwards ha già dimostrato di avere una durezza mentale fuori dall’ordinario – ne abbiamo parlato anche nella scheda dedicata al giocatore –, ma la storia ci ha dimostrato come eccessive aspettative possono rallentare, se non compromettere, il processo di crescita di alcuni prospetti. La posizione privilegiata invece permetterà al rookie di esprimere in tranquillità tutto il talento che gli è valso la prima chiamata al Draft. Il prodotto dell’Università della Georgia infatti vanta un bagaglio tecnico che lo rende un ottimo tiratore da fuori l’arco ma anche un eccellente penetratore.  A tutto questo, si aggiunge una struttura fisica che gli consente di competere coi pari ruolo, con un peso di 102 kg distribuito su 196 cm di altezza e un’apertura alare di oltre 2 metri.

Un riassunto delle migliori giocate di Edwards al College secondo Bleacher Report. Non è sufficiente per comprendere appieno il giocatore, ma può aiutare a farsi un’idea.

Anthony Edwards però non è certo di partire titolare, anche se il suo minutaggio sarà sicuramente importante. L’ipotesi di un suo impiego sin dalla palla a due si concretizzerà nel caso coach Saunders opti per un quintetto con il rookie nel ruolo di ala piccola. Più probabile all’inizio vedere il neo-arrivato subentrare dalla panchina come primo rinforzo al back-court di partenza, composto dai due giocatori su cui si fondano gran parte delle ambizioni Playoff dei Wolves di quest’anno: D’Angelo Russell e Ricky Rubio.

Il primo è arrivato lo scorso gennaio in una trade a due con Golden State e che ha visto far fare il percorso opposto a Wiggins, approdato in California. Russell però, a causa di un infortunio alla spalla, ha giocato appena 12 partite nella sua prima stagione in maglia Wolves. Comunque abbastanza per firmare una media di quasi 22 punti e oltre 6 assist a partita, dimostrando di non aver avuto ripercussioni nella metà campo offensiva. Il numero limitato di partite, però, non ha ancora detto tutto sul potenziale fit con Karl-Anthony Towns, la vera stella della franchigia.

E proprio nell’alchimia che si riuscirà a creare tra i due passa gran parte dell’immediato futuro dei Minnesota Timberwolves. Se i due giocatori riuscissero a trovarsi, Minnesota potrebbe togliersi qualche soddisfazione nel corso della stagione 2020-21.

Il  ritorno di Ricky Rubio è invece una sorpresa. Il playmaker spagnolo, infatti, è stato ceduto da Phoenix per fare spazio a Chris Paul,  con modalità che il giocatore non ha del tutto apprezzato. Per il trentenne ex Barcellona comunque si tratta di un vero e proprio ritorno a casa, avendo disputato le sue prime stagioni NBA proprio in canotta Wolves.

Rubio torna nella terra dei lupi con una maturità ed una consapevolezza del tutto nuova. Il playmaker lasciò la franchigia nel 2017 con addosso aspre critiche riguardo le qualità difensive e la tenuta mentale nei momenti clou delle partite. Oggi, dopo tre anni passati tra lo Utah e l’Arizona, può essere considerato un giocatore esperto, maturato sotto tutti gli aspetti. Nel suo bagaglio si sono aggiunti i Playoff con i Jazz, e il ruolo da veterano esperto nel giovane roster dei Suns. A Minneapolis lo spagnolo dovrà mostrare tutto questo, oltre a mettere a disposizione le sue qualità di passatore raffinato ai talenti offensivi della squadra. Se riuscirà a trasmettere la sua esperienza ai compagni, nessuno potrà più negargli  un posto tra i top del panorama NBA.

 

Si è ironizzato molto sulla difesa di Rubio contro Harden ai tempi dei Jazz. In realtà il giocatore aveva trovato il modo di annullare lo stepback di Harden. Al di là delle battute fu una dimostrazione del QI cestistico dello spagnolo applicato in difesa.

I nuovi acquisti,  Ed Davis e Rondae Hollis-Jefferson, si presentano come due classici innesti, dai costi contenuti, chiamati a non concedere punti piuttosto che farne. L’unico giocatore in grado di portare punti in uscita dalla panchina – qualora Edwards parta in quintetto – sarà Malik Beasley. Il playmaker  nella passata stagione ha dimostrato di essere una riserva di primo piano, con una media di oltre 11 punti ad allacciata di scarpe. Più che sufficiente per guadagnarsi un rinnovo da 60 milioni di dollari per i prossimi 4 anni.

Un roster, insomma, che si dovrà prima di tutto trovare e conoscere per sopperire ognuno alle lacune dell’altro. Ma se anche i giocatori riuscissero a trovare la giusta alchimia una volta sul parquet, rimane il rischio di avere una squadra in grado, ragionando per assurdo, di fare 150 punti e subirne 151. Ed è qui che Ryan Saunders ed il suo staff risulteranno decisivi.  Il coach trentaquattrenne, delfino di Thibodeau e alla seconda stagione sulla panchina Wolves, avrà il compito di costruire una fase difensiva efficiente, senza però limitare l’estro offensivo. In bocca al lupo.

Difficile quindi, ma non impossibile,  l’accesso ai Playoff. L’Ovest è una terra difficile, con un tasso tecnico altissimo, ma gli stravolgimenti a Oklahoma e Houston hanno aperto la corsa a due potenziali slot postseason chiusi da anni. Senza dimenticare Utah, che col susseguirsi delle stagioni pare fare passi indietro invece che in avanti. Si prospetta un anno di montagne russe per i tifosi dei Minnesota Timberwoles, ma mai come stavolta è tutto nelle mani di giocatori e allenatori.

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