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Road to NBA Draft 2020: Tyrell Terry

Tyrell Terry è pronto a sbarcare in NBA dopo un solo anno passato a Stanford: gli sprazzi di talento mostrati, però, dovrebbero garantirgli una scelta al primo giro

Squadra:  Stanford Cardinal (Freshman)

Ruolo: Point-guard

2019-20 Stats Per Game

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
14.6 4.5 4.1 0.4 3.2 1.4 0.1 44.1 40.8 89.1

2019-20 Advanced

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
20.3 18.6 11.5 25.6 17.5 24.5 0.2 53.5 58.9

 

Malgrado un’esposizione mediatica non impeccabile ricevuta durante la sua unica stagione a Stanford, Tyrell Terry ha deciso di dichiararsi per il Draft NBA, forte di alcune caratteristiche che difficilmente passeranno di moda nella pallacanestro che si gioca tra i professionisti: un solido ball-handling e una interessantissima pericolosità nel tiro perimetrale, caratteristiche che catapultano il nativo di Minneapolis nel lotto nei nomi papabili per una chiamata in top 20 nella notte delle scelte.

Punti di forza

Osservando giocare Tyrell Terry non è molto difficile comprendere cosa lo porti a essere un solidissimo prospetto da primo giro. L’ormai ex numero 3 di Stanford, infatti, dispone di una qualità ricercatissima tra i professionisti: è eccezionale nella sua capacità di crearsi un tiro. in tantissimi modi.

Stiamo parlando, infatti, di un giocatore in grado di prendere con continuità il tiro dal palleggio, di lavorare lontano dalla stessa posizionandosi sul perimetro e di scoccare con continuità il tiro da tre punti in transizione: doti interessantissime per le squadre NBA. La sua meccanica di tiro è fluida, rapida e compatta, tre caratteristiche che gli concedono di sedersi al tavolo dei migliori tiratori di questo Draft pur essendo un giocatore che predilige il dominio della palla. La maggior parte delle sue conclusioni arrivano, infatti, in palleggio-arresto-tiro ma questo non ha di certo, fatto calare più di tanto nè le sue percentuali (sfiora il 41% nel tiro perimetrale) nè il volume delle sue conclusioni (quasi 5 triple scoccate a partita).

La bellezza del rilascio, la compattezza del movimento e la capacità di giocare palla in mano e off the ball non si discutono.

Vista anche la sua pericolosità perimetrale, però, Terry ha dovuto costruirsi un repertorio di conclusioni al ferro tutt’altro che banale: grazie a un ball-handling non d’elite ma estremamente pulito ed efficace è in grado di preservare e aumentare i vantaggi che costruisce, riuscendo a chiudere al ferro con creatività e un gran numero di varianti di lay up. Nella sua unica stagione collegiale ha chiuso con un solidissimo 61.5% al ferro. Numeri che ci restituiscono un’immagine anche piuttosto nitida della sua personalità debordante, imprescindibile per un giocatore che è costretto a far convivere quegli istinti realizzativi a dimensioni tutt’altro che irresistibili.

Se la difesa gli si avvicina troppo sul perimetro attacca senza troppi fronzoli e sa come chiudere al ferro, anche con creatività.

Nel suo unico anno collegiale, infatti, Terry si è preso sulle spalle una squadra non irresistibile come Stanford al punto di far totalizzare la seconda miglior media realizzativa nella storia dell’ateneo per un freshman (14.6punti), facendo registrare il quarto miglior record per triple realizzate (62) e assist smazzati (99): numeri ancor più interessanti se si considera che la stagione non è neanche stata disputata per intero.

Come potete intuire dalle cifre appena citate, Terry non è quindi solo un tiratore d’elite e un realizzatore con gran potenziale di crescita ma è anche un eccellente passatore: i suoi 3.2 assist medi e la sua assist percentage che scavalla il 20% fanno intuire le ottime doti di un giocatore che, continuando a lavorare sui suoi punti di forza può presentare un mix di caratteristiche che, in genere, valgono una lunga e remunerativa carriera NBA.

Il potenziale offensivo e la personalità sono tutte lì da vedere.

Infine, qualora non vi foste convinti della sua personalità, potete dare uno sguardo alle sue cifre a rimbalzo: 4.5 rimbalzi a partita e una rebound percentage del 18.6% dicono moltissimo della verve di un giocatore che non ha paura di nulla, malgrado i suoi 190 cm scarsi.

Punti deboli

Nell’analizzare i punti deboli di Terry non si può che partire dalle conseguenze che le sue dimensioni comportano nel suo gioco. Il prodotto di Stanford, infatti, potrebbe trovare difficoltà a imporsi nella lega a causa di misure che oltre a renderlo praticamente un mismatch continuo in difesa -aspetto in cui comunque deve migliorare anche per applicazione e continuità- potrebbero vedere le sue statistiche crollare anche nella metà campo offensiva.

Sentitelo parlare delle sue prospettive e di come le sue dimensioni possono influenzare il suo balzo al piano di sopra.

Con dimensioni simili, infatti, può essere preda delle tendenze difensive di una lega che sempre più spesso vede tra gli esterni giocatori con fisici ben più prestanti del suo e braccia lunghe in grado di limitare e non di poco la sua efficienza al tiro. Un’efficienza che, comunque, è tutta da valutare in situazioni di attacco a metà campo. Quando il ritmo scende e Terry è costretto ad attaccare una difesa schierata, ha mostrato un decision making decisamente migliorabile e una scarsa efficienza complessiva. Un’altra area in cui necessita di effettuare notevoli miglioramenti è il midrange game: quando gli viene tolto dal perimetro e negato l’attacco al ferro, infatti, il numero 3 dei Cardinal dispone di un repertorio sin troppo scolastico per un giocatore con quel potenziale offensivo.

Mandato sul fondo con la difesa ad aspettarlo al ferro non dispone della lucidità necessaria per tenere vivo il possesso o almeno prendere un tiro efficace.

 

Upside

Tanti margini di crescita per Terry passano attraverso una crescita fisica che possa permettergli di strutturate un solido impatto nelle due metà campo all’interno di una lega che dal punto di vista di fisicità e atletismo non prende in nessun modo prigionieri. Proprio per questo stiamo parlando di un giocatore che avrà, probabilmente, bisogno di vari anni per costruirsi un nome e un ruolo importante nella NBA. Non è da escludere, dunque, lo scenario che lo vedrà, almeno inizialmente, farsi le ossa e crescere in una G League sempre più a misura di giovani prospetti.

Draft projection

In sede di Draft, pertanto, occhi puntati su chi può permettersi di non investirci subito lasciandogli completare il proprio percorso di sviluppo con calma: pensiamo, ad esempio, a una squadra profonda come i Miami Heat, nei quali andrebbe comunque ad apportare caratteristiche interessanti, o -in caso il suo borsino dovesse crollare man mano che ci si avvicina alla notte delle scelte- occhio ai Boston Celtics, che dispongono di ben due scelte nelle fasi finali del primo giro.

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