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Road to NBA Draft 2020: Deni Avdija

Deni Avdija è uno dei talenti più interessanti del panorama europeo e si presenta al Draft 2020 pronto a stupire, alla ricerca della giusta dimensione per il suo gioco

Squadra: Maccabi FOX Tel Aviv

Ruolo: Combo Forward

2019-20 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
9.0 4.7 4.1 0.6 2.0 0.7 0.7 50.5 33.3 58.8

2019-20 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
14.5 12.9 3.2 21.7 17.1 19.7 3.2 58.1 59.1

 

Deni Avdija si affaccia al Draft  NBA in programma a novembre  da prospetto #1 in Europa tra i nati nel 2001 stando alle valutazioni del sito specializzato Eurospects. Figlio d’arte – il padre Zufer fu capitano della Stella Rossa di Belgrado negli anni Ottanta, prima di trasferirsi in Israele nel decennio successivo ndr.–  Avdija inizia a giocare a pallacanestro all’età di otto anni, tra le fila del Bnei Herzliya. Nel 2013 si concretizza il primo grande salto della sua carriera, con il passaggio nel settore giovanile del Maccabi Tel Aviv. La squadra si aggiudica senza troppe sorprese tre campionati statali di categoria tra il 2017 e il 2019, ma a destare impressione è soprattutto la crescita del ragazzo. A pochi giorni dalla firma sul  primo contratto da professionista, della durata di sei anni, nel novembre 2017 Avdija fa il suo debutto in una partita contro l’Ironi Nes Ziona diventando, all’età di 16 anni e trecentoventi giorni, il più giovane giocatore di sempre ad aver indossato la canotta del Maccabi.

Da qui in avanti la sua ascesa è inarrestabile anche a livello internazionale: nel luglio 2018 guida la selezione israeliana fino al titolo continentale U20 e viene inserito nel quintetto All-Tournament della manifestazione. Il successo è stato poi bissato lo scorso anno nella rassegna giocata proprio in Israele e impreziosita, stavolta, dall’onorificenza di MVP. Tre lettere eloquenti  che, per la frequenza con la quale vengono accostate al suo nome, a maggior ragione agli albori di una carriera, denotano una significativa costanza di rendimento. Avdija ha saputo infatti cogliere al volo tutte le opportunità per mettersi in mostra, collezionando riconoscimenti in serie. Un breve riassunto: MVP del primo Basketball Without Borders Camp a Belgrado (2018) All-Tournament Team dell’Adidas Next Generation di Monaco  ed MVP del Global Camp annuale tenutosi a Charlotte a margine dell’All-Star Weekend 2019.

La stagione 2019-20, segnata irrimediabilmente dalla pandemia, ha certificato lo status ormai raggiunto da Avidja. Deni ha approfittato della pausa forzata per completare la procedura del servizio di leva, nelle vesti di ambasciatore della propria nazione, facendo ciò che gli riesce meglio: giocare a pallacanestro.

Complici diverse assenze per infortunio o squalifica, di Scottie Wilbekin su tutti, alla ripresa delle operazioni per portare a termine quantomeno il campionato nazionale (rush finale di 37 giorni), il suo minutaggio e le responsabilità in campo sono cresciuti all’improvviso. Nei momenti chiave, Avidja non ha deluso, chiudendo la campagna Playoff da MVP più giovane di sempre nell’Israelian Basketball League.

Anche in Eurolega il ragazzo si è difeso, diciamo così.

 

 

Punti forti

Il frame fisico rende Avdija estremamente versatile sulle due metà campo. In attacco può destreggiarsi in entrambi gli spot di ala, fungendo al bisogno anche da point-guard nominale o playmaker secondario, soprattutto in conduzione del contropiede dopo un rimbalzo, sfruttando l’eccellente visione di gioco. Testa alta e outlet pass, come nel video seguente:

Altra situazione di contropiede da rimbalzo difensivo catturato: bastano due palleggi in rapida sequenza per lasciarsi alle spalle Smits (#10); Mirotic (#33) deve correre all’indietro e Avdija ha il tempo per un cambio di passo e di mano destra-sinistra, fino ad arrivare al ferro.

Aggressività e rapidità nelle letture determineranno il suo futuro NBA. Nel video sottostante, l’avversario è costretto a inseguire sul blocco, Avdija può aprire un ventaglio di soluzioni leggendo con i tempi giusti l’aiuto e servendo il compagno.

Il post è la sua zona d’elezione sul parquet. A ESPN ha dichiarato:

“Adoro giocare in post e sfruttare i mismatch. All’inizio non ero così forte ma ci ho lavorato parecchio con gli allenatori qui al Maccabi: usando delle tavolette di legno, mi esercitavo a ruotare tenendo il perno fino a sentire i muscoli delle gambe bruciare.”

Un piccolo saggio del repertorio di movimenti: soluzioni “stessa mano-stesso piede” oppure lo spin move per sfruttare il vantaggio atletico e di stazza.

Tutti in visione a occupare gli spazi sul perimetro, Avdija orchestra le operazioni.

In difesa può marcare 1 trough 4 grazie a un eccellente timing, in particolare in scivolamento single coverage, nei closeout o ruotando in aiuto dal lato debole e ha affinato un senso della posizione che spesso gli consente di sporcare linee di passaggio.

 

Punti deboli

L’incisività delle sue azioni di pick n roll da portatore di palla dipenderà dalla capacità di punire con maggiore costanza le scelte conservative della difesa, che spesso può permettersi di passare ‘dietro’ al blocco sfidandolo al tiro e scommettendo su percentuali ondivaghe. La compattezza della meccanica di tiro, così come la fluidità di rilascio, anche dalla lunetta, verranno con il tempo e sarà necessario un focus sul rafforzamento della parte alta del corpo.

 

Nel video proposto di seguito emerge la sua ritrosia ad attaccare con la mano sinistra, la mano ‘debole’. Avdija ha spiegato sempre a ESPN:

“La capacità di attaccare con la sinistra garantisce maggiore versatilità e costringe l’avversario a pensare di più. Non me la cavo male, tutto sommato, ma spesso non me la sento di andare verso sinistra, diciamo, in situazioni di pressione o parità, con il risultato in bilico.”

Ampi margini di miglioramento anche per quanto riguarda la chiusura al ferro: non sempre riesce a sfruttare tutti i mezzi fisici e atletici di cui dispone con esplosività sufficiente.

Upside

Giocatore dalla grande etica del lavoro e capace di far scattare la scintilla con un approccio energico che lui stesso non esita a definire “contagioso”, Avdija può senza dubbio togliersi soddisfazioni oltreoceano puntando a scalare progressivamente le gerarchie delle rotazioni, come fatto in alcuni frangenti della stagione di Eurolega.

Draft projection

Avi Even, responsabile scouting del Maccabi che portò il ragazzo a Tel Aviv a 12 anni, ha sottolineato un caratteristico atteggiamento swag che ha sempre contraddistinto Avdjia. Una personalità forte, dietro la quale si cela, a ogni modo, una grande ambizione. Il ragazzo vuole confrontarsi con i migliori e i riconoscimenti ottenuti nella sua giovane carriera gli sono valsi l’etichetta di Next big Thing dal Vecchio Continente: carico di aspettative senza dubbio importante, a maggior ragione dopo l’avvento dirompente di Luka Doncic. Si tratterebbe del quarto giocatore israeliano scelto al Draft NBA dopo Joe Alexander (2008), Omri Casspi (2009), T.J. Leaf (2017) * Gal Mekel (undrafted nel 2009)

Il suo nome gravita da mesi ai piani alti, oscillando nelle proiezioni di chiamata dalla #2 alla #10. Difficile prevedere se e come la Combine rinnovata possa mischiare le carte in tavola. Per il momento, ci limitiamo a registrare il pensiero di uno scout NBA che,  parlando al San Francisco Chronicle con il beneficio dell’anonimato, ha indicato la Baia come destinazione ideale per lui: “Sarebbe perfetto per il sistema di coach Steve Kerr”.

 

 

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