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NBA, Charles Barkley si schiera in difesa di Isiah Thomas

Charles Barkley, amico ed ex collega sul parquet di Isiah Thomas, ritiene ingiuste ed esagerate le critiche continue indirizzate a quest’ultimo per via di un episodio tutto sommato perdonabile

L’opinione sulla figura sportiva ed umana di Isiah Thomas sta subendo un drastico declino in questi giorni di esplosione mediatica del documentario “The Last Dance”. L’ Hall of Famer è stato più volte bersagliato con accuse pesanti, talvolta perfino insultanti sul piano personale, per via dei suoi rapporti non proprio idilliaci con Michael Jordan che rimontano alla rivalità sanguigna tra Pistons e Bulls, culminata con l’uscita dal campo a tempo non ancora scaduto dei Bad Boys, i quali, ormai eliminati dai Playoffs 1991 all’altezza della finale della Eastern Conference con un umiliante 4-0, deliberarono di non stringere la mano a Jordan e compagni, dirigendosi direttamente negli spogliatoi.

Si inseriscono nella contesa anche il boicottaggio perpetrato da Magic Johnson e dallo stesso Isiah ai danni del Jordan al suo primo All Star Game nel 1985, con lo scopo di non far brillare la neonata stella dei Bulls, e la rinomata volontà silente fine ad un certo punto di MJ di lasciare Thomas fuori dalla selezione del Dream Team del 1992.

Lo stesso Michael Jordan ha però affermato, deponendo i dissidi personali extra parquet, di stimare profondamente a livello tecnico il rivale, arrivando a definirlo la seconda migliore point-guard di sempre alle spalle del solo e già citato Magic Johnson.

E’ intervenuto significativamente Charles Barkley, anch’egli protagonista con i suoi Phoenix Suns delle ultime puntate della celebre docu-serie, per prendere le difese dell’ex collega, denigrato a suo avviso più del dovuto per l’episodio dell’uscita dal campo, gesto a suo avviso più impulsivo, e quindi perdonabile, che non premeditato e malvagio.

L’ MVP della stagione 1992-1993 si è espresso in merito utilizzando le seguenti pariole:

Credo che quanto fatto trasparire su Isiah nelle recenti settimane sia ingiusto. E’ il miglior playmaker PURO della storia del gioco, forse insidiato solo da John Stockton. Magic è indubbiamente il più grande in quel ruolo, ma ha mostrato un’ interpretazione tutta sua ed unica, resa speciale dalla statura; io parlo di “piccoli” nel vero senso della parola e, fidatevi, piccoli di statura forti come i due ragazzi che ho nominato non se ne sono mai visti. Ha pagato fin troppo per un gesto sì poco sportivo, ma dettato dalla rabbia per la sconfitta, arrivando perfino a non essere chiamato alle Olimpiadi. Si sarebbe meritato quella convocazione.”

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