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I 10 giocatori NBA con passioni insospettabili

Da Stephen Curry a Pau Gasol fino a Paul George: ecco come sono nate alcune delle passioni più ‘strane’ dei giocatori NBA!

8. Lezione di approccio alla riabilitazione fisica e mentale: insegna Paul George

 

Riportiamo l’orologio al 2 agosto del 2014, classico scrimmage pre-Mondiale per Team Usa, 9:34 alla fine del quarto periodo, Paul George cerca una stoppata in rincorsa su un James Harden lanciato in contropiede, ma incappa in un infortunio disastroso: frattura completa di tibia e perone contro il sostegno del canestro. Torna in campo il 5 aprile dell’anno successivo contro Miami segnando 13 punti, ma non è più quel giocatore esuberante che mise nel poster Chris “Birdman” Andersen nelle finali di conference 2013, per certi versi non lo è tutt’ora, molto più controllato e calcolatore il neoacquisto dei Clippers, ma dominante come pochi in ambo le metà campo.

Circa due anni fa ha spiegato ai microfoni di ESPN la sua personalissima convalescenza, soffermandosi con meraviglia su un’attività ben nota anche ai fratelli Marquez in altre circostanze: la pesca.

“Ho ripreso nel 2015 dopo l’infortunio pescando ricciole nelle paludi della Florida unicamente per passare il tempo. Era decisamente logorante chiudersi in casa con una gamba immobilizzata, ma poi è diventata una passione”

Proprio così, “ripreso”, perché il nativo della California non era del tutto un neofita al tempo:

“Spesso, durante le vacanze nello Utah, mio padre portava l’intera famiglia a pescare nei laghi di montagna. E’ così che ho appreso l’arte del trashtalking, facendo a gara con i miei familiari”.

La pesca sembra aver avuto funzioni terapeutiche nel suo trascorso; nella suddetta intervista viene descritta come liberatoria e rilassante, capace di risvegliare i riflessi dall’ottundimento dell’inattività motoria, nonché arte promotrice di grande pazienza. Ora Paul partecipa con regolarità a tornei amatoriali durante l’offseason, trascinando talvolta qualche compagno di squadra in mare aperto per condividere la sua passione (a tal proposito ricercare una più o meno recente foto di un Kawhi Leonard visibilmente euforico con la sua prima “preda”), oppure ne organizza di propria iniziativa, specialmente per i bambini e con intento benefico, come avvenuto nel 2017.

Forse che nel piazzare quel game-winner al secondo overtime contro i Jazz nel corso di quest’ultima stagione abbia tratto giovamento dalla sua nuova capacità decisionale, rimanendo sotto controllo come tra le onde del Pacifico?

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