Seguici su

Curiosità

NBA schedule: tutto quello che c’è da sapere

Tutti gli appuntamenti chiave della stagione 2019-20. Scopriamo come prende forma il calendario NBA

Dopo le anticipazioni delle scorse settimane, nella giornata di oggi è stato svelato integralmente il calendario della Regular Season 2019-20: Opening Night il 22 ottobre con il derby Lakers Clippers. Battesimo di fuoco per Zion Williamson contro i Toronto Raptors campioni in carica. Forti dell’hype attorno alla prima scelta assoluta del Draft 2019, i Pelicans giocheranno ben 30 partite in tv nazionale.

La Regular Season terminerà ufficialmente il 15 aprile, Playoff al via dal 18 aprile 2020. I match in prima serata per l’Europa  saranno ben 48, equamente distribuiti (NBA Saturdays & Sundays).

Le partite in tv nazionale della prima settimana di stagione

Gli appuntamenti clou del MLK Day 20 gennaio 2020

Toronto  Raptors @ Atlanta Hawks

New Orleans Pelicans @ Memphis Grizzlies

Los Angeles Lakers @ Boston Celtics

Golden State Warriors @ Portland Trail Blazers

Houston Rockets @ Oklahoma City Thunder

Il Rodeo Trip

Il giro di trasferte più celebre del calendario NBA vedrà i San Antonio Spurs impegnati contro otto avversari della sola Western Conference a partire dal 3 febbraio 2020 (vs Clippers).

Come nasce la schedule NBA?

Riproponiamo di seguito alcune curiosità raccontate dagli addetti ai lavori ai microfoni di Howard Beck di Bleacher Report in una puntata d’archivio di Full 48 che potete riascoltare integralmente a questo link. Protagonisti Evan Wasch, Senior VP and Head of Basketball Strategy and Analytics NBA,  e Tom Carelli, Senior VP Broadcast Schedule Management.

Struttura

Le 82 partite per squadra sono ripartite secondo la consueta formula: quattro partite contro le quattro avversarie di Division, tre o quattro partite — secondo un sistema a rotazione ogni cinque anni — contro le altre dieci squadre inserite nelle due Division della stessa Conference, due partite  contro le quindici franchigie dall’altra Conference. 

Quando prende forma il calendario?

Il lavoro di raccolta dati comincia grossomodo nel mese di gennaio. Dal 2015-16 gli incaricati ottengono con largo anticipo dalle franchigie uno spettro con tutte le date disponibili delle arene nell’arco dei 168 giorni impiegati per le 1230 partite totali da calendarizzare. Tenendo presente che diverse squadre condividono la struttura con una franchigia NHL, per evitare sovrapposizioni, la prima bozza è soggetta a variazioni nel corso tra l’inverno e la primavera, quando altre leghe professionistiche americane (NHL) rendono pubbliche  le rispettive schedule. Il tutto al netto di eventuali cambiamenti di data per quanto riguarda concerti o eventi collaterali che riempiono con costanza le arene interessate.

Quali finestre vengono prestabilite e quanto è lasciato all’algoritmo?

Il 15-20% viene creato manualmente facendo attenzione alle date chiave per emittenti tv nazionali e partner commerciali — opening night, doubleheader della prima settimana, ABC Saturdays, TNT, Christmas Day NBA, Martin Luther King Day e altre ancora. Anticipo d’orario per buona parte delle gare trasmesse in sequenza dai vari network nel 2019-20.

La restante percentuale viene elaborata da un software implementato nel 2016-17 chiamato constraints optimization — letteralmente ottimizzazione di vincoli. A ognuno di questi vincoli è assegnato un penalty value più o meno elevato in relazione all’importanza per la redazione del calendario: ad esempio il contratto collettivo pone il divieto di programmare partite prima delle 18.00 ET il giorno di Capodanno.  Negli anni sono state inserite oltre 1200 variabili ma le sfumature da considerare sono moltissime.

Back-to-back

L’aspetto forse più spinoso della regular season NBA è la presenza dei back-to back. La media per squadra si è ridotta costantemente nell’ultimo lustro passando dai 19,3 media nel 2014-15 ai 12.4 della prossima annata. Un obiettivo raggiunto anche grazie a un parametro chiamato Fresh-Tired-Even che considera il vantaggio competitivo di una squadra sull’altra in termini di giorni di riposo. Se ad esempio in un matchup una delle due franchigie è in back-to back, a quest’ultima viene assegnato un valore -1 (tired team, squadra ‘stanca’), all’altra  — contestualmente — è attribuito +1 (fresh team, squadra ‘riposata’). Anche in tale specifica, il range è stato sostanzialmente dimezzato (da -9/+9 a -5+5), il tutto per garantire maggior equilibrio.

Nella scorsa stagione, è aumentata sensibilmente la percentuale di back-to-back casalinghi per le squadre in prossimità del fine settimana per agevolare anche la vendita dei biglietti (+ 15% rispetto al 2017-18). Per ridurre e al contempo migliorare la qualità dei back-to back vengono prese in considerazione tutte le combinazioni tra città A e B con un occhio ai dettagli: distanza aeroporto-arena, distanza aeroporto-hotel, lunghezza del viaggio, eventuale fuso orario ecc. A ognuna di queste combinazioni è  assegnato un colore — verde giallo o rosso — per indicarne la fattibilità. Esempio: non  vedrete più d’ora in avanti la combinazione Los Angeles-Denver (rosso) . L’abbinamento  Utah-Denver, al contrario, è considerato ‘verde’ perché, nonostante l’altitudine, sono relativamente vicine e lo spostamento non comporta una variazione di fuso orario.

 

Clicca per commentare

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Advertisement
Advertisement
Advertisement

Altri in Curiosità