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NBA, Magic Johnson spiega perché ha lasciato i Los Angeles Lakers

L’ex president of basketball operations dei Lakers ha finalmente svelato, per filo e per segno, le motivazioni che lo hanno spinto a dimettersi dalla franchigia gialloviola

La NBA non è mai banale e li si capisce giorno per giorno. Poche ore fa è arrivata la clamorosa confessione di Magic Johnson sui reali motivi per cui si è dimesso da President of Basketball Operations dei Los Angeles Lakers solo poche settimane fa. Tra le cause sembra esserci il cattivo rapporto con Rob Pelinka, reo di aver messo in circolazione cattive voci sul lavoro operativo dello stesso Magic. Ospite della trasmissione “First Take”, su ESPN, l’ex stella dei Lakers ha dichiarato quanto segue:

“Se devo parlare di tradimento, l’unica persona da cui mi sono sentito tradito è Rob Pelinka – afferma l’ex legenda gialloviola – ma i fattori che mi hanno portato a lasciare i Lakers sono tanti. Mi sono guardato dentro, l’ho fatto per mesi, e una delle cose che non mi piaceva era il fatto che Tim Harris fosse coinvolto nelle decisioni di basket, quelle tecniche. Jeanie [Buss] deve fare in modo che non succeda più, oggi come oggi c’è troppa gente al tavolo delle decisioni dei Lakers, e così quando io esprimevo la mia opinione, lei ne aveva già sentite tante altre, a volte divergenti e contrastanti. Con lei sono stato chiaro, gliel’ho detto: ‘Non puoi gestire un’azienda in questo modo’. Con Jeanie – continua Magic – ero stato chiaro, ho altri impegni, ho vari business avviati, se mi vuoi io sarò dentro e fuori dai Lakers. Mi ha detto ok. Allora ho chiesto di avere il potere di prendere le decisioni – per me era importante saperlo – e mi ha assicurato che lo avrei avuto. A quel punto ho accettato, e lei mi ha affiancato Rob Pelinka, che io non conoscevo. Il primo anno è andato tutto bene, dovevamo scendere sotto il salary cap, lo abbiamo fatto; per via del problema con Swaggy P [Nick Young] sapevo che avrei dovuto liberarmi di D’Angelo Russell, e la scelta che abbiamo ottenuto nello scambio è stata quella che abbiamo utilizzato per Kyle Kuzma; quindi abbiamo scelto Lonzo Ball alla n°2, e sono convinto ancora oggi sia una point guard e un giocatore all-around davvero eccezionale, e con lui abbiamo preso Josh Hart. Tutto sembrava andar bene.”

Poi il tono cambia quando si parla di Rob Pelinka:

“A un certo punto  ho iniziato a sentire voci che mi contestavano il fatto di non essere troppo coinvolto nei Lakers, di non essere spesso in ufficio. Più di una persona all’interno dell’organizzazione mi diceva che Rob [Pelinka] stava mettendo in giro queste voci alle mie spalle, e la cosa non mi piaceva. Ho ricevuto conferma anche da gente fuori dal giro dei Lakers, gente di cui mi fido, e anche loro avevano sentito le stesso voci. Nel frattempo ho dovuto gestire le ambizioni dei due fratelli Buss, Joey e Jesse, che volevano più potere in seno all’organizzazione – e l’ho fatto volentieri. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso ha riguardato Luke Walton”

Altra questione aperta e che ha infastidito e non poco Magic, è stata quella relativa all’allenatore, Luke Walton:

“Luke mi piace, è bravo, ma pensavo che dovessimo licenziarlo per cambiare direzione. Tim Harris invece voleva tenerlo, perché loro due sono amici, si conoscono bene, e Luke, lo ripeto, è davvero un’ottima persona. Però io pensavo di dover rendere conto soltanto a Jeanie Buss, e invece ora mi ritrovavo Tim  Harris a farmi sapere la sua opinione su una decisione tecnica. Allora ho capito: era arrivato il momento di andarmene. Parlavano male di me alle mie spalle. Non avevo il potere che pensavo di dover avere. Ho capito che era il momento di farmi da parte”.

Poi Magic si sofferma sulle possibilità di LeBron James di vincere un titolo con i Lakers, nonostante ci siano già voci che lo danno lontano da Los Angeles, in partenza:

 “Andarsene? Perché dovrebbe? LeBron è il giocatore che ha una chance di invertire la rotta di questa franchigia. Il nostro nucleo di giovani giocatori è davvero speciale e se ci si aggiunge un grande free agent – non mi importa chi, può essere Kyrie Irving, Kawhi Leonard – la squadra è competitiva a ogni livello. Se LeBron vincerà mai un titolo con i Lakers? Sì, succederà. LeBron sarà importante nel reclutare altri giocatori, la società deve seguire la direzione di Jeanie, di LeBron, di Rob e al massimo quella di Frank Vogel. Basta. Punto. Nessun altro”.

 

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