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Curiosità

NBA Worldwide: Lituania

Da Barcellona 1992 a Tokyo 2020: focus su una nazione che fa della pallacanestro un’autentica religione

Il quarto episodio di NBA Worldwide vuole essere un omaggio al meraviglioso girone H disegnato ad arte dall’urna mondiale di Shenzen. Alla luce del sorteggio, la scelta è stata più semplice del previsto. Ringraziando Kobe Bryant per l’assist al bacio, dopo aver presentato nelle puntate precedenti nell’ordine Africa, Canada e Australia, la rubrica completa l’opera dedicando il nuovo appuntamento mensile alla Lituania, 1ª testa di serie del gruppo in vista della FIBA World Cup al via in Cina il prossimo 31 agosto.

SULLA MAPPA

Tra le molte testimonianze raccolte da Jack McCallum nelle pagine introduttive del bestseller sportivo Dream Team, resoconto della tanto celebrata spedizione olimpica di Team USA a Barcellona 1992, ce n’è una che colpisce forse più di altre.

Il virgolettato in questione è di Donnie Nelson, figura centrale sulla quale torneremo più avanti nel nostro racconto, nonché figlio del leggendario allenatore che ora si gode la pensione alle Hawaii.

“Non riesco neanche a farmi venire in mente chi arrivò secondo ai Giochi.”

Esagerazione intenzionale a parte, il General Manager dei Dallas Mavericks ricordava senza dubbio e con giustificato orgoglio quantomeno la terza squadra salita sul podio alla prima storica partecipazione. Per cogliere l’importanza del dirigente in due momenti chiave per la pallacanestro lituana è necessario però riavvolgere un attimo il nastro.

La cavalcata in terra spagnola del collettivo guidato in panchina dal compianto Chuck Daly, come noto, affonda le sue radici nella disfatta irripetibile contro l’URSS nella rassegna a cinque cerchi di quattro anni prima, a Seul 1988. A tal proposito giova ricordare che la rappresentativa sovietica presentatasi ai blocchi di partenza della XXIV Olimpiade vantava tra le sue fila ben quattro giocatori lituani: al capitano Valdemaras Chomičius si affiancavano infatti Rimas Kurtinaitis, attuale allenatore del Khimki Mosca, e due futuri Hall of Famer come  Šarūnas Marčiulionis e Arvydas Sabonis.

Il quartetto citato ha tentato in tempi diversi e con alterne fortune l’approdo in NBA e le vicende professionali di ciascun atleta, condensato di sport e politica, sono legate a doppio filo all’evoluzione della pallacanestro nel paese. Tralasciando i primi due nomi della lista che, a onore del vero, non figurano nel tabellone principale del Draft in un paio di edizioni consecutive (1981, 1982), per offrire una visione complessiva è bene sottolineare in modo particolare le vicissitudini che hanno interessato le carriere degli Hall Of Famer di cui sopra. Un susseguirsi di eventi e coincidenze in sostanziale sequenza in grado di cambiare, nel giro di pochi anni, la geografia sportiva e non solo.

Nel 1989, fu proprio Donnie Nelson, in veste di part-time scout per conto dei Golden State  Warriors, a portare in via definitiva Šarūnas Marčiulionis negli USA, dopo svariati tentativi andati a vuoto, facendo leva su un sodalizio ormai consolidato negli anni. Nelson ricorda così il primo approccio in un pezzo commemorativo dall’archivio web di Sports Illustrated:

Giocavo per Athletes in Action, una squadra di pallacanestro cristiana […] che andava in giro per il mondo. Avevamo oltrepassato la Cortina di Ferro. Al tempo la Lituania era parte dell’Unione Sovietica.  […] Dopo la partita le due squadre andarono a cena insieme. Tra loro qualcuno parlava inglese e tramite questa terza persona io e Šarūnas abbiamo gettato le prime basi del rapporto.”

Il trasferimento di per sé non fu affatto privo di difficoltà e si rese necessaria una significativa dose di dipolomazia per concludere con successo la trattativa.

Gli Atlanta Hawks di Ted Turner, da tempo sulle tracce dell’atleta, rivendicarono infatti a lungo una sorta di prelazione in ragione dell’impegno del magnate delle telecomunicazioni nell’organizzazione dei Goodwill Games in quel di Mosca. In virtù di un patto tra gentiluomini, le altre franchigie, eccezion fatta per Golden State,  avevano accettato di non interferire e l’azione di disturbo orchestrata dai californiani mandò su tutte le furie gli Hawks, ormai tagliati fuori. A giochi fatti, Rimas Girskis, allenatore di Marčiulionis in patria, attaccò pesantemente la condotta di Atlanta e soprattutto del Sovintersport, mediatore tra le parti in causa, “un’organizzazione — disse — che non ha fatto o facilitato alcunché ma capace ancora di mandare telegrammi. […] Un tipico decreto del Centro volto a trarre profitto senza offrire alcun contributo.”

In seguito, al raggiungimento dell’indipendenza da parte della Lituania nel 1991, Marčiulionis e Nelson si adoperarono per inseguire un traguardo altrettanto ambizioso.

Costruire dalle fondamenta in pochi mesi una nazionale che potesse sostenere l’impegno olimpico non fu una passeggiata. La raccolta fondi coinvolse soggetti insospettabili, ma si rivelò un successo su tutta la linea. Chris Mullin, spalla del compagno sul palco di Springfield, racconta il suo coinvolgimento nell’iniziativa:

Ricordo che Šarūnas disse ‘Chris, sei libero stasera? Facciamo un piccolo ritrovo in questo bar della città.’ Ci andiamo assieme e i Grateful Dead stanno vendendo magliette. Fra me e me penso ‘Non può funzionare’. Ovviamente, eccoli sul podio con la loro maglietta dei Grateful Dead. Po**a t***a se ha funzionato.”

SKILLS CHALLENGE

Un campionato nazionale come quello lituano, capace di resistere in serie al braccio di ferro FIBA-Eurolega e all’uragano mediatico a nome LaVar Ball, non può che poggiare su basi solide.

A riprova di questa solidità  segnaliamo che, a partire dalla stagione corrente, la Lithuanian Basketball League (LBL) ha mosso i primi passi per espandere il proprio brand a livello globale attraverso un’inedita partnership strategica con la Chinese Basketball Association.

I fratelllini di Lonzo sono stati invece rimpiazzati da una coppia di gemelli piuttosto celebre.

La federazione lituana, come le altre organizzazioni analoghe del Vecchio Continente, partecipa al programma Youth Deveopment Fund (YDF) e, traendo risorse da questo fondo, ha lanciato in autunno il progetto Talentų karta. L’iniziativa itinerante, cofinanziata fino al 70% da FIBA Europe, si articola in cinque camp allestiti in diverse città della Lituania con cadenza bimestrale. Il culmine è previsto nel mese di giugno con il torneo internazionale Ramūnas Shishkauskas.

Da non sottovalutare anche il contributo trasversale offerto al movimento nel suo complesso dalla Kazcikas Family Foundation.

Ispirandosi al modello NBA Cares e a Hoops4Hope, l’istituzione filantropica ha dato vita nel 2015 a Youth Can. Sotto tale denominazione sono state armonizzate associazioni più o meno recenti —nello specifico Basketball Power e Girl Power.

Proprio la scorsa settimana si è conclusa inoltre una nuova edizione di One Team, parte del piano di sensibilizzazione di Euroleague Basketball in collaborazione con la suddetta fondazione. Soddisfazione da parte del coordinatore Arminas Vareika:

“In ogni attività abbiamo incontrato persone interessanti che hanno offerto validi consigli. Il fatto che il Rytas Vilnius dedichi grande attenzione a questo progetto mi rende molto felice.”

 

https://twitter.com/TheNBPA/status/851174417245892608

Citiamo infine l’impegno di ex giocatori che negli anni hanno messo la propria esperienza al servizio delle giovani leve. Alla tradizione ventennale della Šarūnas Marčiulionis Basketball School si accompagnano infatti camp estivi di successo, non ultimo quello di Donatas Motiejunas, tornato di recente in NBA ai San Antonio Spurs. Il progetto, in continua espansione grazie al supporto di Adidas  (main sponsor dal 2014) e con l’appoggio dello Zalgiris, punta a valorizzare i trenta e più talenti della nazione tra i 14-16 anni d’età. Sin dalla prima edizione, il camp di riferimento in Lituania può contare sulle strutture di primo livello del Sabonis Basketball Center di Kaunas e la federazione interviene nella selezione dei prospetti.

WHO’S NEXT?

Formatosi alla già citata Šarūnas Marčiulonis Basketball Academy, Deividas Syrvidis è uno dei prospetti di area FIBA da seguire con maggiore attenzione.

Il classe 2000 del Lietuvos Rytas, che solo pochi giorni fa ha confermato la propria eleggibilità al Draft NBA 2019, ha già avuto modo di mettersi in mostra con un ruolo da protagonista nel corso dell’Adidas Next Generation Tournament 2018. Per i lituani si è trattato della seconda affermazione dal 2012 a oggi e Syrvidis ha chiuso il torneo da MVP delle Final Four di Belgrado. Nel corso dell’estate ha preso parte al Global camp NBA svoltosi a Treviso e a livello di nazionale giovanile ha ben figurato nella rassegna di categoria andata in scena in Lettonia.

In questa stagione, a conferma dei progressi, ha compiuto il primo grande salto della carriera inanellando buone prestazioni nei minuti giocati in Eurocup – citofonare Torino per conferma. L’upside in prospettiva lo rende un prospetto intrigante e Toronto e Charlotte si sono mosse d’anticipo sulle sue tracce.

Mancino ma buon finalizzatore al ferro anche con la mano debole

 

Syrvidis ha nella propria faretra anche un più che discreto tiro dalla lunga distanza.

Ai microfoni ESPN ha confidato:

“Non vedo l’ora di dimostrare di essere più di un tiratore da tre punti. Se mi verrà data un’opportunità credo di poter rendere in maniera efficace in situazioni di pick n roll e da playmaker.”

La fiducia nei propri mezzi non gli manca di certo e altrettanto si può dire del suo coetaneo Rokas Jokubaitis. Il talentino di casa Zalgiris ha partecipato con Syrvidis  alla 16ª edizione del BWB Europe in Israele nel 2017, autentica rampa di lancio e da lì la sua crescita non si è più arrestata.

I 31 punti mandati a referto nel giorno dell’esordio lituano dei fratelli Ball hanno segnato senza dubbio una tappa importante nel suo percorso d’ascesa. Notare il sorriso con scrollata di spalle a 96″ nel video di sotto: disarmante.

Inserito nel miglior quintetto della scorsa edizione della Next Gen, Jokubaitis ha debuttato nella massima serie lituana ancora diciasettenne guadagandosi  col tempo la fiducia di coach Jasikevicius. La doppia licenza ottenuta all’inzio dell’annata sportiva corrente l’ha definitivamente consacrato ad altissimi livelli  sul prestigioso palcoscenico dell’Eurolega. In attesa di spiccare il volo.

 

 

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