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Risultati NBA, LeBron da record ma i Lakers dicono addio ai playoff, cade Philadelphia, Miami torna ottava

Seconda vittoria consecutiva per Boston. Trionfano anche Detroit, Washington, San Antonio, Brooklyn, Utah e Phoenix

(16-49) Cleveland Cavaliers 107 – 113 Brooklyn Nets (34-33)

Spencer Dinwiddie mette i panni del supereroe e guida i suoi Brooklyn Nets alla vittoria contro i Cleveland Cavaliers, in una partita molto più complicata di quanto la classifica delle due squadre possa raccontare. Gli uomini di Kenny Atkinson restano in scia ai Detroit Pistons, pienamente in zona playoff, al settimo posto della Eastern Conference.

Partono bene i padroni di casa, che nel primo quarto sembrano porre le basi per una roboante vittoria: alla prima sirena Brooklyn è già sul +11 (31-20) e arriva al +15 (37-22) all’inizio della seconda frazione. Ma il secondo e il terzo quarto sono tutti a marca Cavaliers. Guidata da un Kevin Love finalmente in salute, Cleveland oscura i Nets, li aggancia già nel secondo quarto a quota 44, poi li sorpassa nel terzo, e arriva anche al +8, prima di presentarsi all’inizio dell’ultimo periodo con un margine di 5 punti (85-80), e tanta voglia di vincere. Ma ci pensa Caris LeVert a rimettere la partita sui binari giusti: il prodotto di University of Michigan segna 9 punti nei primi 4 minuti e mezzo della frazione e riporta avanti i suoi. Cleveland riesce a tornare a -2 (96-94) e a quel punto il comando delle operazioni passa a Spencer Dinwiddie, che prima segna, poi si inventa un lob per la schiacciata di Rodionis Kurucs, e soprattutto, dopo la tripla di Joe Harris, sigla 7 punti consecutivi che coronano il parziale di 14-0 con il quale Brooklyn si porta sul 110-94 e archivia una partita più complicata del previsto.

Eroe di serata appunto Spencer Dinwiddie con i suoi 28 punti (12 nel quarto quarto), a cui D’Angelo Russell aggiunge i suoi 25. Per Cleveland Kevin Love segna 24 punti con 16 rimbalzi, e David Nwamba sigla il suo career-high da 22 punti.

(41-24) Philadelphia 76ers 107 – 108 Chicago Bulls (19-47)

Succede di tutto nei minuti finali della partita tra i Phialdelphia 76ers e i Chicago Bulls, con gli ospiti ancora privi di Joel Embiid che perdono in maniera come minimo rocambolesca.

Dopo l’assoluta parità del primo tempo, Philly riesce a prendere un po’ di margine nel terzo quarto, portandosi anche sul +10, ma Chicago, grazie soprattutto a Zach LaVine, cancella lo svantaggio nell’ultimo periodo di gioco. Quando mancano 4.8 secondi al termine, Jimmy Butler sigla due tiri liberi che portano i Sixers in vantaggio 107-106. Chicago chiama timeout, quindi LaVine va alla rimessa, passa il pallone a Robin Lopez, se lo fa restituire e va a siglare, subendo anche fallo, il layup del 108-107 Bulls, con 1.6 secondi sul cronometro. L’ex Timberwolves sbaglia il libero, Philadelphia chiama timeout, ma sulla rimessa di Ben Simmons destinata a Butler si interpone di nuovo LaVine. La sirena suona, le squadre si complimentano, i tifosi si avviano all’uscita, Otto Porter si toglie la maglia e va verso gli spogliatoi per il test antidoping. Ma gli arbitri si accorgono che qualcosa non va. Il pallone è uscito senza che nessuno lo toccasse. Bisogna tornare in campo e giocare l’ultimo mezzo secondo. I Bulls non riescono a richiamare Porter in tempo e sono costretti a far entrare Wayne Selden, ma la rimessa di Philadelphia scivola dalle mani di Butler e il risultato non cambia. Almeno sulla carta. Perché, come dichiara Tobias Harris appena dopo la vera sirena “Così è come se avessimo perso due volte”.

Impressionante la prova di Zach LaVine, con 39 punti, 5 rimbalzi e 4 assist, mentre Robin Lopez contribuisce con 19 punti. Per Philadelphia non bastano i 22 di Jimmy Butler e i 18 con 11 rimbalzi e 7 assist di Ben Simmons.

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