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Risultati NBA, Harden irrefrenabile trascina Houston. Bene Boston, Philly, Brooklyn e Clippers. Indiana: vittoria e paura

Vittorie anche per Atlanta, Charlotte, Utah e Detroit

(27-20) Houston Rockets 114 – 110 New York Knicks (10-36)

James Harden mette in scena un’altra prestazione mostruosa e con i suoi 61 punti non solo supera Wilt Chamberlain al quarto posto per la più lunga striscia di partite da 30 o più punti segnati (sono 21 per lui), ma propizia anche la vittoria dei suoi Rockets su dei giovani e battaglieri New York Knicks.

Harden approccia l’incontro con cattiveria, e da solo sottomette i Knicks nel primo quarto, fino a quando si accomoda in panchina con 19 punti segnati. Approfittando della sua assenza New York si porta avanti per chiudere in vantaggio, e poi estenderlo nel secondo quarto, arrivando addirittura sul +13  prima che Houston riesca a recuperare un po’, e ad arrivare all’intervallo lungo sotto solo di 5 (63-58). Harden è già a 36 punti e 9 rimbalzi. Inumano. Nel terzo quarto i Rockets doppiano i Knicks (30-15) portandosi sul +10, ma non appena Harden si siede in panchina, all’inizio dell’ultima frazione, New York riesce ad accorciare di nuovo e anche a portarsi avanti nel finale di partita, nonostante l’espulsione di coach David Fizdale per doppio fallo tecnico quando c’è ancora poco più di un minuto da giocare. I Rockets riescono alla fine a portarla a casa con la tripla di Eric Gordon a poco meno di 10 secondi dal termine.

Oltre alla prestazione spaziale di Harden, 61 punti, 15 rimbalzi e 4 assist, Houston registra anche i 20 punti di Eric Gordon. Per i Knicks chiude in doppia doppia Allonzo Trier, con 31 punti e 10 rimbalzi, e a quota 21 Tim Hardaway jr.

(27-22) San Antonio Spurs 120 – 122 Philadelphia 76ers (32-17)

Una partita appassionante quella tra la banda di Gregg Popovich e i Sixers guidati da un monolitico Joel Embiid, che ha sicuramente divertito i tanti spettatori del Wells Fargo Center.

Dopo un primo quarto giocato in sostanziale equilibrio, nel secondo sono cominciati subito i fuochi d’artificio: quando Corey Brewer insacca la tripla del 51-48, Philadelphia si accende e prova a piazzare un parziale decisivo, grazie innanzitutto alle due stoppate consecutive di Jonah Bolden su LaMarcus Aldridge, che portano al rimbalzo di Simmons e, sul ribaltamento di fronte, alla paurosa schiacciata dello stesso Bolden. Un’altra tripla di Redick porta poi il risultato sul 56-48. Ma è solo un fuoco di paglia. San Antonio rientra e il vantaggio di una delle due squadre non si fa mai decisivo. Sul finire del terzo quarto Embiid deve ricucire un piccolo strappo di San Antonio, con una tripla dalla punta dell’arco e un paio di liberi, per chiudere a quota 96 pari. Nell’ultima frazione la fuga la tentano ancora gli Spurs, ma Embiid non ci sta e segna 16 punti consecutivi, strapazzando la difesa (e soprattutto Aldridge), prima che Landry Shamet realizzi il gioco da 4 che riporta i Sixers a -3. A un minuto dal termine è poi JJ Redick a ottenere un altro gioco da 4, e a portare i suoi sul 121-120. San Antonio ha ancora la possibilità di vincerla: Philadelphia commette una shot clock violation e il pallone del sorpasso è tra le mani di DeMar DeRozan che viene però stoppato da Wilson Chandler. Per suggellare la vittoria Corey Brewer infila 1 degli ultimi 2 liberi, e Simmons ruba la rimessa della disperazione destinata a Marco Belinelli. Philadelphia porta a casa una partita soffertissima.

Il fattore principale è un Embiid versione All-Star, ormai completamente padrone e leader di questa squadra, che segna 33 punti e raccoglie 19 rimbalzi. Ben Simmons registra una tripla doppia da 21 punti, 15 rimbalzi e 10 assist, Redick ne mette 19. Per San Antonio il migliore è DeRozan, con 26 punti segnati, ma in panchina nel momento decisivo.

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