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High School Hype #3 – James Wiseman: saggezza da Memphis

Il prospetto liceale numero uno viene dal Tennessee, giocherà a Memphis ed è un potenziale “unicorno”.

Gli uomini saggi dicono che solo gli stupidi fanno le cose in fretta, ma non riesco a non innamorarmi di te”. Così cantava Elvis Presley nell’incipit della sua ballata più famosa, Can’t help falling in love. James Wiseman, indicato dai principali ranking come prospetto liceale numero uno della nazione, la saggezza ce l’ha nel cognome, letteralmente “uomo saggio”, mentre l’oggetto del suo amore non può che essere il basket, dato che è alto 2,13 ed è un centro pieno di spunti interessanti per come viene interpretata la pallacanestro al giorno d’oggi.

C’è poi un particolare non meno rilevante: gioca a Memphis, la città, sì, dove The King – in questo caso Elvis, non LeBron – viveva e giace tuttora sepolto in quella specie di meta di pellegrinaggio che si chiama Graceland, ma soprattutto, visto che per questo figlio afroamericano del Tennessee è molto più agevole trovare un collegamento cestistico che musicale con una delle culle di blues e rock’n’roll, la città di Penny Hardaway, laggiù nel Sud. È quest’ultimo, infatti, il dettaglio determinante per il recente passato, il presente e l’immediato futuro del ragazzo nato a Nashville nel 2001.

James Wiseman non è certo uno di quegli stupidi della canzone di cui sopra e a un certo punto ha capito che, per fare il salto di qualità e darsi una chance nel basket, era necessario affrettare i tempi. Perché a volte bisogna muoversi d’anticipo e con decisione prima che siano i tempi stessi ad affrettare il passo e a scappare via inesorabilmente.

 

Così nell’estate 2017, a sedici anni e dopo due stagioni trascorse alla The Ensworth School, piccolo liceo privato di Nashville (20 punti, 6,8 rimbalzi e 2,3 stoppate di media nell’anno da sophomore), si trasferisce con la famiglia a Memphis per giocare nei Mustangs della Memphis East High School. Una scuola pubblica magari meno esclusiva e più affollata, ma nettamente superiore dal punto di vista del programma di basket. E, quel che più conta, allenata da coach Anfernee Hardaway detto Penny. Wiseman commenta così il suo cambio:

“Trasferirsi alla Memphis East provenendo da una realtà come la The Ensworth di Nashville è stata una decisione difficile da prendere, perché dal punto di vista accademico sarei voluto rimanere nella scuola che frequentavo. Sicuramente sarebbe stata una strada migliore e più sicura, rispetto alla East, che però nel basket è molto più competitiva. A Memphis l’ambiente è differente. Alla scuola privata era tutto più costruttivo e disciplinato. Devo abituarmi, certo, ma sono qui per giocare e per migliorare giorno dopo giorno”.

Il legame costruito con l’ex gloria degli Orlando Magic, e in misura minore dei Phoenix Suns, gioca un ruolo chiave in questa faccenda. Dopo la mesta conclusione di una carriera dilaniata dagli infortuni, Hardaway, cresciuto nel problematico quartiere di Binghampton e diventato il miglior prodotto che Memphis abbia mai dato alla pallacanestro, è diventato un punto di riferimento in città per i giovani.

 
Un mini-doc su Penny Hardaway e la sua esperienza di coach liceale.

Dopo aver aiutato l’amico d’infanzia Desmond Merriweather, sofferente di cancro (morirà nel 2015), ad allenare la squadra di una scuola media “difficile” con l’obiettivo di tenere i ragazzi lontano dalle strade e dai guai, compito espletato con notevole successo, Penny approda prima come assistente alla Memphis East e nel 2017 viene nominato capo allenatore. L’ascendente sui giovani talenti, soprattutto su quelli provenienti da Memphis e dal Tennessee, è fortissimo ed è questo che spinge un prospetto quale James Wiseman nella direzione intrapresa, come egli stesso ricorda:

“Quando ho incontrato Penny per la prima volta, mi ha detto un sacco di cose su di me come giocatore. Mi ha assicurato che, se fossi andato a giocare per lui, mi avrebbe preparato a un basket differente e avrebbe sistemato i miei punti deboli. Anche se non ero ancora nato, lui e Shaquille O’Neal sono stati i miei giocatori preferiti”.

Coach Hardaway allena Wiseman già nel suo Team Penny del circuito estivo AAU e quindi nei Bluff City Legends della EYBL (Elite Youth Basketball League) targata Nike, dove nel maggio 2017 non viene fatto giocare perché, a detta degli organizzatori, aveva cambiato squadra troppo in fretta, piombando lì praticamente da un giorno all’altro dalla Bradley Beal Elite con base a St. Louis, sempre in EYBL, mosso da un’irresistibile volontà di giocare per Penny. Rimane così a bordo campo, seguendo istante dopo istante ogni parola e gesto del suo allenatore, e non smette di allenarsi.

Questa è ovvia.

Problemi di eleggibilità accompagnano James Wiseman anche all’inizio della sua stagione da junior, la prima alla Memphis East High School. Secondo la TSSAA (Tennessee Secondary School Athletic Association), lui e il compagno di squadra Ryan Boyce avrebbero violato una regola secondo cui uno studente che si trasferisce da una scuola all’altra e ha avuto negli ultimi dodici mesi un legame di qualche tipo con l’allenatore della scuola in cui si è trasferito, allora deve stare fermo altrettanti mesi prima di poter scendere sul parquet.

Wiseman e Boyce, avendo giocato in estate per i team estivi di Penny, sono così dichiarati ineleggibili per le partite di high school nello stato del Tennessee. La questione diventa una vertenza legale che li tiene fermi ai box per le prime sei partite, con tutto lo sconforto immaginabile per ragazzi di quell’età costretti a star fuori dal loro sport preferito.

Questa un po’ meno.

Gli avvocati riescono ad aggirare il problema dimostrando in qualche modo che Penny non figurava in realtà come coach ufficiale di quella squadra (che in effetti era Todd Day, qualcuno se lo ricorda a Pesaro nel 1998?). Non ci è dato di sapere se tutto ciò corrisponda a incontrovertibile verità, ma questi fatti offrono la misura della miriade di commi e cavilli che regolano, con buona dose di ipocrisia e situazioni paradossali, il reclutamento delle giovani promesse del basket e dello sport negli Stati Uniti.

Sta di fatto che James Wiseman e il suo compagno di squadra a dicembre possono riprendere a giocare. La stagione 2017-18, in cui James registra una media di 17 punti e 9 rimbalzi, è un crescendo che finisce nel migliore dei modi: Memphis East batte 72-50 la rivale Whitehaven nella finale statale della categoria AAA (i licei, in quasi tutti gli stati, sono ripartiti in base al numero di studenti). Wiseman è autore di 19 punti, 14 dei quali nel solo primo quarto in cui i Mustangs scavano un solco incolmabile, conquistando il loro terzo titolo consecutivo del Tennessee, il primo di Wiseman agli ordini di Hardaway.

 
James Wiseman sa fare tutto.

Al termine della stagione, con Wiseman che ha davanti a sé ancora l’anno da senior, Penny Hardaway viene assunto dalla University of Memphis, la sua alma mater dove approda anche il figlio Jayden, anche lui ex Memphis East. Penny prende il posto di Tubby Smith, che ha guidato i Tigers attraverso due stagioni deludenti, restando fuori in entrambe dal torneo NCAA. Wiseman, intanto, in estate si laurea MVP dello Slam Summer Classic a New York insieme a Jalen Green e si avvia alla sua ultima annata alla Memphis East, ora agli ordini di coach Jevonte Holmes.

A questo punto c’è solo da attendere il commitment: sulle sue tracce c’è Kentucky, e la famiglia stessa fa intendere che vorrebbe il ragazzo alla corte di John Calipari, ma James si tiene nascosta la decisione, non la comunica nemmeno a sua madre. Alla fine, il 20 novembre 2018, sceglie Memphis, scatenando l’entusiasmo della comunità locale, legatissima ai Tigers ancor più che ai Grizzlies della NBA, perché va sempre ricordato che negli USA la passione popolare, quella che dura tutta la vita ed esprime fedeltà assoluta, è di solito quella per la squadra universitaria o liceale del posto in cui si vive, più che per le franchigie professionistiche le quali possono essere soggette a trasferimento.

james wiseman memphis

James Wiseman sceglie Memphis: sarà lui il prossimo unicorno? / Credits to: BustingBrackets.com

La University of Memphis, proprio per il legame instaurato con Hardaway, è comunque per Wiseman la scelta più naturale e gettonata. Per “reclutare” James si muovono persino Zach Randolph, uno che dalle parti del FedEx Forum qualche ricordo lo ha lasciato, e il rapper locale Moneybagg Yo. La decisione, trasmessa da ESPN sul popolare format SportsCenter (sì, questo è lo sport giovanile in America), non sorprende quindi più di tanto. James è tranquillissimo, come se non avesse mai avuto dubbi:

“Ho seguito il mio cuore. Voglio far crescere il programma dei Tigers ed essere un game changer. Penny Hardaway è da un anno il mio mentore e in una sola stagione ha sviluppato molto il mio gioco, così andrò con lui per continuare ad avere successo”.

Per Memphis è un momento storico: il college non ha mai reclutato prima d’ora un All-American numero uno nei ranking. Gli stessi alumni illustri Derrick Rose, Tyreke Evans e Will Barton non lo erano.

Sul tavolo della conferenza stampa allestita nell’auditorium della East High School, anziché mostrare il consueto cappellino da baseball con il logo dell’università scelta, Wiseman – che sarà raggiunto alla Memphis dal compagno di squadra e di ruolo Malcolm Dandridge, altro top 50 nazionale – ha invece tirato fuori il pupazzo di un unicorno con il logo dei Tigers. Perché lui è considerato un potenziale “unicorno”, termine che nella NBA di oggi indica quei lunghi capaci di fare tutto in campo, in un basket sempre più positionless.

I tratti di James Wiseman, infatti, conducono dritti dritti verso l’identikit di un centro NBA del terzo millennio, capace di correre il campo da canestro a canestro, finalizzando in attacco, anche come rollante, e proteggendo il ferro in difesa. È merce piuttosto rara trovare già in un diciassettenne una simile produttività su entrambi i lati del rettangolo di gioco.

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Il futuro di James Wiseman dipenderà dal suo gioco lontano da canestro.

La sua altezza, un atletismo eccelso e una splendida esplosività al salto gli consentono di spiccar voli laddove l’aria è rarefatta per convertire in devastanti schiacciate ogni lob lanciato verso l’alto da un compagno, mentre quando la palla è in mano all’altra squadra, non è così scontato che si riesca a recapitarla a canestro senza far prima i conti con i 2,25 di apertura alare di Wiseman. In rapporto a una tale struttura fisica, Wiseman è dotato inoltre di ottime mobilità laterale e rapidità di piedi, aspetti essenziali soprattutto per reggere in difesa anche lontano dal canestro negli inevitabili accoppiamenti sul perimetro con giocatori più piccoli. Una situazione a cui il basket di oggi sottopone i lunghi alla stregua di una prova del fuoco.

Pur contraddistinguendosi per una forte presenza in area pitturata, dove sfrutta al meglio il fisico e l’ampio ventaglio di movimenti per dominare l’avversario, sia come stoppatore sia come attaccante al ferro, il prospetto che viene dal Tennessee vanta un trattamento di palla e fondamentali grazie a cui sa giocare lontano da canestro, uscendo a tirare dal midrange o da tre, abilità che gli saranno sempre più richieste man mano che il livello di basket si farà più alto.

Tale molteplicità di frecce offensive contenute nella sua faretra, in un giocatore che (sia ben chiaro) ha enormi margini di miglioramento e sviluppo, gli potranno far avere un grande impatto a livello universitario. I paragoni lasciano il tempo che trovano, ma per lui sono stati scomodati Chris Bosh, Karl-Anthony Towns, Anthony Davis e addirittura è stato definito un potenziale “Kevin Durant mancino”, per non parlare del soprannome di “Big Ticket” che sfoggia su Twitter.

 
James Wiseman allo Slam Summer Classic a NYC.

La realtà è che James Wiseman, se riuscirà a non montarsi la testa e a ragionare nel migliore dei modi come i saggi del brano di Elvis, dovrà continuare a migliorare nei suoi già fluidi e variegati movimenti sotto canestro, che includono tra l’altro un bel gancio e un incoraggiante fade away, e non smettere mai di tirare fuori quell’energia in difesa e a rimbalzo, aspetti in cui è migliorato anno dopo anno.

Se via via prenderà sempre più coscienza delle sue potenzialità e mostrerà infine una crescita nel posizionamento in campo e nella visione di gioco, perché oggi non basta più essere alti e basta, allora il suo futuro tra le stelle, o meglio nel pianeta degli unicorni, è garantito.

 

Throwback

Suona un po’ strano che un afroamericano nato in Australia e con sangue Sioux nelle vene da parte di madre – persa per malattia quando aveva solo quattro anni – possa avere nel suo destino qualcosa di celtico. Invece è proprio così: prima ancora di vestire il verde di Boston, Kyrie Irving ha trascorso i suoi ultimi due anni di liceo alla St. Patrick High School di Elizabeth, New Jersey. Oltre al colore e alla tradizione d’Irlanda, le due squadre hanno in comune persino il nickname: Celtics.

Il New Jersey è dove Kyrie è cresciuto, dal padre Drederick – ex giocatore della Boston University, suvvia, qualche legame doveva pur esserci – e con l’aiuto di alcuni parenti. Dopo aver fatto sfracelli nei campionati minori di high school con la Montclair Kimberley Academy, il giovane Irving si trasferisce alla St. Patrick per mettersi alla prova a un livello più alto. Da questa scuola sono usciti, tra gli altri, Al Harrington, Samuel Dalembert e più recentemente DeAndre’ Bembry.

Qui, al fianco di Michael Kidd-Gilchrist, Irving vince nella stagione da junior il titolo statale tenendo una media di 17 punti, 5 rimbalzi e 6 assist, mentre nell’annata da senior guida St. Patrick a una stagione dal record di 24-3 e registrando 24 punti, 5 rimbalzi e 7 assist, pur non potendo disputare i playoff in quanto la scuola è stata squalificata dai playoff fin da inizio campionato per aver svolto allenamenti ufficiali prima della data consentita. Poco importa: a suon di crossover e azioni fulminee si guadagna la borsa di studio di Duke, preludio alla prima scelta assoluta NBA al Draft 2011.

 

 

High School Stuff

Un altro Swanigan all’orizzonte
Caleb Swanigan è il giovane centro in forza ai Portland Trail Blazers (scelta numero 26 al Draft 2017) con alle spalle un passato di forte instabilità familiare, povertà e cattive abitudini alimentari che accentuavano un’evidente tendenza all’obesità. Ora un altro Swanigan, Trayvaughn, cerca di farsi strada nel basket. È il nipote di Caleb, figlio di sua sorella Valerie, e vive a Salt Lake City. Ha quattordici anni e ha iniziato il suo anno da freshman alla Highland High School. “Tray” è alto già 1,95, supererà sicuramente i due metri e gioca da centro o ala grande. Il suo fisico, forse per questioni genetiche, non è esattamente atletico in relazione all’altezza (pesa 105 chili) ma ha una mano educatissima che gli tornerà di certo utile nello sviluppo del suo gioco. Dovrebbe finire il liceo nel 2022 e già viene indicato come il prospetto più interessante dello Utah. Sembra avere la testa a posto e la volontà di lavorare duro per far fruttare il suo talento.

Bronny to Duke?
Il sogno di LeBron James è riuscire a giocare nella NBA con suo figlio LeBron Jr., noto come Bronny. Il primogenito del Re, nato nel 2004, è alla sua prima stagione alla Crossroads School di Santa Monica, California. Suo padre a fine dicembre compie 34 anni: quindi, se riuscisse a prolungare la sua carriera almeno fino ai 39-40, potrebbe esaudire il suo desiderio, con tutti i “se” e i “ma” del caso. Intanto papà LeBron non ha mancato di esternare, tramite i suoi amati social, calorosi apprezzamenti per Mike Krzyzewski, il leggendario “Coach K” di Duke già avuto come allenatore nella nazionale USA e al quale affiderebbe a occhi chiusi suo figlio Bronny, una volta finito il liceo. Cioè nel 2022 o nel 2021 in caso di riclassificazione. Bronny, inoltre, si è già fatto vedere pubblicamente con una felpa dei Blue Devils. Ma se nel frattempo cadesse la regola dell’one-and-done, il ragazzo potrebbe tentare il salto diretto in NBA, come fece proprio The Chosen One nell’ormai lontano 2003.

Dieci dita sono sopravvalutate
Adam Kramer di Bleacher Report ha raccontato la storia di Trashaun Willis, il quindicenne dell’Iowa che, pur essendo fin dalla nascita privo dell’avambraccio sinistro, riesce a giocare con ottimi risultati a basket e a football insieme ai coetanei normodotati. Una grande forza di gambe gli consente di schiacciare con agilità. Grazie ai video postati sui social, Trashaun, in forza ai Demons della Washington High School di Washington, cittadina sperduta tra i campi di granturco, è diventato famoso in tutti gli USA nonché ispiratore di moltissime persone nella sua condizione. Con tanto di t-shirt con lo slogan Ten fingers are overrated. Recentemente ha ricevuto un’inaspettata visita da Chris Paul, che ne aveva sentito parlare ma ha voluto conoscerlo di persona. Alto già 1,95 per circa 100 chili di peso, Trashaun è un ragazzo con la testa sulle spalle che lavora duro per inseguire un sogno: giocare al college e, chissà, un giorno nella NBA.

 

 

The Gym

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New Castle Fieldhouse
New Castle, Indiana
Home of the Trojans
Notable alumni: Kent Benson, Steve Alford

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