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Risultati NBA: notte di verdetti. Timberwolves ai Playoff dopo 14 anni. Blazers e Thunder centrano il fattore campo

Minnie batte Denver in un elimination game spettacolare; Philly alla 16esima vittoria in fila e terza a Est. Warriors-Spurs al primo turno Playoff

(52-30) Philadelphia 76ers 130-95 Milwaukee Bucks (44-38)

Notizia non più notizia: i Sixers di Ben Simmons e soci – anche senza Joel Embiid – fanno paura. Philly, con la vittoria contro i Milwaukee Bucks, centra il 16esimo successo in fila (record di franchigia aggiornato). I Sixers si assicurano il terzo posto a Est e l’accoppiamento al primo turno di Playoff, sulla carta non impossibile, coi pur rocciosi Miami Heat giunti sesti. I Bucks, sembrati particolarmente scarichi, con ogni probabilità hanno provato a scegliersi l’avversario in postseason regalando la vittoria a Philadelphia. Ad Antetokounmpo e compagni parrebbe, almeno in linea teorica, essere andata bene: la sconfitta permette di evitare sia i dominatori dell’Est Toronto Raptors, sia proprio i rampanti Sixers, sia i sempre pericolosi Cavs di LeBron e consegna invece la versione “soft” dei Boston Celtics priva di Kyrie Irving e Gordon Hayward. Comunque un avversario da non sottovalutare, ma con ogni probabilità il meno duro tra i quattro top seed a Est.

La partita segna, per i Sixers, il coronamento simbolico di un ulteriore step del Process. 16 vittorie in fila a parte, va rimarcata la tripla doppia realizzata da Markelle Fultz (13 punti, 10 rimbalzi e 10 assist), che diventa così il più giovane di sempre a centrare questo traguardo statistico in NBA (record tolto a Lonzo Ball, che lo aveva fatto registrare sempre in questa regular season). Con Embiid che potrebbe rientrare nel corso della serie contro gli Heat, Ben Simmons che ha chiuso una delle più incredibili stagioni da rookie della storia NBA (15.8 punti, 8.1 rimbalzi, 8.2 assist; 12 triple doppie stagionali, che fanno di lui la seconda miglior matricola nell’apposita classifica, dietro al solo Oscar Robertson) e i “comprimari” che hanno disputato un’annata eccellente (JJ Redick, Dario Saric, Robert Covington e il nostro Marco Belinelli su tutti) ora potrebbe essere giunto il momento pure per Fultz di dimostrare di poter essere un tassello decisivo del Processo. Questo il commento della prima scelta assoluta allo scorso Draft sulla tripla doppia di stanotte:

“Il punto è avere fiducia nei miei mezzi e divertirmi mentre gioco. Il resto, come la prestazione di questa notte, poi viene da sé.”

Ai Playoff l’ardua sentenza: fino a che punto si spingerà la “primavera” del Process sixersiano?

(27-55) Chicago Bulls 87-119 Detroit Pistons (39-43)

Partita priva di qualsivoglia competitività, tra due squadre già tagliate fuori dalla postseason. I due allenatori lasciano a riposo buona parte dei titolari e danno spazio a comprimari e carneadi assortiti. L’occasione è ghiotta, per il duo-Pistons composto da Luke Kennard ed Eric Moreland, per infilare un doppio career-high. La guardia chiude con 23 punti, Moreland piazza ben quattro massimi in carriera in un colpo solo (16 punti, 17 rimbalzi, 4 rubate e 4 stoppate).

Da segnalare anche, in casa Bulls, l’ennesima buona prestazione di Lauri Markkanen. Il rookie finlandese chiude un’ottima prima stagione NBA mettendo a referto 20 punti, che gli permettono di scollinare i 15 di media (15.2 in 68 partite disputate; top-5 tra le matricole) e con 3 triple a bersaglio che lo rendono il miglior Bulls al primo anno di sempre per tiri da tre segnati (145, superato Kirk Hinrich fermo a 144). Questo il commento dell’ala grande europea sulla prima annata Oltreoceano:

“Ho imparato tanto quest’anno e anche la squadra, che è giovane, ha imparato tanto. So molto di più sul basket; è stata una stagione intensissima. Sono un giocatore molto più forte di quello che ero un anno fa, ma non devo smettere di lavorare. Voglio migliorare ancora e ancora.” 

I Bulls, nonostante un Markkanen per certi versi sorprendente e la crescita dei vari Kris Dunn, Bobby Portis e Denzel Valentine, chiudono sotto il 50% di vittorie (abbondantemente) per la prima volta dal 2007-2008. I Pistons, invece, sono andati sopra il 50% solo una volta nelle ultime 10 stagioni. Chicago si piazza terzultima a Est e ha il settimo peggior record della NBA, con uno dei Draft più ricchi degli ultimi anni all’orizzonte. Detroit, ancora una volta, chiude nella zona di mediocrità che come noto è la peggiore in assoluto per una squadra NBA: nona a Est; né abbastanza forte da fare i Playoff, né abbastanza scarsa da assicurarsi uno spot favorevole in ottica Draft.

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